Il Fatto Quotidiano

La coppia dei sogni: Mbappé e Dembélé

- » PAOLO ZILIANI

Uno, Dembélé, quello del fantastico gol del 3-1 finale, ha compiuto 21 anni tre settimane fa; l’altro, Mbappé, di anni ne ha invece 19 e soffierà sulla ventesima candelina soltanto sotto Natale, il 20 dicembre. Parliamo, l’avrete capito, dei due attaccanti della Francia, originario della Mauritania Dembélé, del Camerun e dell’Algeria Mbappé, che nell’amichevole contro gli azzurri di Mancini, venerdì scorso, hanno fatto il bello e il cattivo tempo infierendo sulla povera Italia manco fossero Didi&Vava, Garrincha& Pelè, Gullit& Van Basten. Sono, Mbappé e Dembélé, due fortissimi giocatori: non per niente il Psg ha acquistato il primo, l’estate scorsa, pagando al Monaco 145 milioni di euro più 35 di bonus (totale 180 milioni), secondo acquisto più costoso della storia del calcio dopo Neymar (222), mentre il Barcellona pochi giorni prima aveva acquistato Dembélé dal Borussia Dortmund pagando ai tedeschi 105 milioni più 40 di bonus (totale 145).

PARLIAMO di due talenti naturali, quelli che in Italia sembrano non nascere più dopo l’infornata di fine Anni 60, inizio Anni 70, che ci regalò Baggio, Maldini, Totti e Del Piero, solo per limitarci a qualche nome. Beata la Francia, dunque. Che qualche merito comunque ce l’ha: a cominciare dal coraggio di lanciare in prima squadra i suoi giovani, coraggio che sembra invece totalmente mancare ai nostri club di serie A, grandi o piccoli che siano. Quando il Monaco lo fece debuttare in Ligue 1, contro il Caen, Mbappé aveva 16 anni; e ne aveva 18 quando mise a segno i suoi primi gol in Champions League, negli ottavi di finale, portando il Monaco a eliminare il City di Guardiola e a qualificar­si ai quarti. E ne aveva 18 Dembélé quando il Rennes decise di lanciarlo in prima squadra: segnò 12 gol, a fine campionato andò a Dortmund per 15 milioni, un anno dopo al Barcellona per 145. In Italia, fatta eccezione per l’Atalanta, club modello nel campo della valorizzaz­ione dei giovani, e per il Milan, che a dispetto (o forse: a causa) dei guai societari sta attingendo al suo settore giovanile come dimostrano il lancio di Donnarumma, diventato portiere titolare a 16 anni, e di Cutrone, titolare a 19 e debuttante in nazionale a 20, la politica giovanile è completame­nte assente: e non si capisce il perché, visto che il valore dell ’investimen­to su un giovane può rivelarsi inestimabi­le. Lo è stato per il Monaco con Mbappé, potrebbe esserlo molto presto anche per il Milan: per far fronte alle imminenti sanzioni dell’Uefa, sportive e amministra­tive, potrebbe mettere sul mercato proprio Donnarumma, il portiere oggi 19enne allevato a costo zero e a km zero, e incassare una cifra salva-bilancio non inferiore a 60-70 milioni.

Ha lasciato di stucco, giorni fa, la notizia che gli spagnoli di Mediapro, quelli messi alla porta dai club italiani nonostante un’offerta di 1.050 milioni per i diritti tv, hanno acquistato i diritti del campionato francese per il quadrienni­o 2020-2024 alla bella cifra di 1.153 milioni a stagione. Tutti a dire che la Ligue 1 non vale un’unghia della nostra serie A: e magari sarà anche vero. Di certo, vedendo Francia-Italia 3-1 con Mbappé e Dembélé da una parte e De Sciglio e D’Ambrosio dall’altra, più che Francia contro Italia sembrava di assistere a Gulliver contro Lilliput. Diciamolo: facevamo tenerezza.

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Ansa Attaccanti Mbappé e Dembélé
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