Il Fatto Quotidiano

La “damnatio” della destra: continua a ritrovarsi i più feroci nemici in seno

ILMARMIDON­E Tenuti alla larga dalla casa dei conservato­ri ci sono anche irregolari innocenti come Dino Campana e Indro Montanelli

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Èuna destra “che non piace neanche a destra”, quella di Matteo Salvini. Così scrive Mattia Feltri in un suo Buongiorno– la rubrica quotidiana de La Stampa – a proposito di “Un’idea insana di destra”. Nella staffilata di un corsivo, Mattia Feltri, elenca il pantheon dei bastian contrari – da Leo Longanesi passando per Giuseppe Prezzolini fino ad arrivare a Indro Montanelli – e si chiede da quale destra discende il capo della Lega: “Anche perché non si è mai capito bene che cosa fosse la destra, dal secondo dopoguerra in poi, quando tutto ciò che risiedeva a destra del Partito comunista, compreso Bettino Craxi, veniva dichiarato tale e in un’accezione mai benevola”. Mai benevola, appunto, l’accezione.

IL DENTE BATTE dove il riflesso condiziona­to vuole e Feltri, con abilità, pesta il nervo scoperto. L’idea insana non è precisamen­te quella confeziona­ta apposta per liquidare Salvini e scarabocch­iargli addosso le peggiori corna – la destra! – ma quel che questa stessa diventa nella consapevol­ezza di sé. Fuori dai circuiti d’influenza, la destra – intesa come casa dei conservato­ri – i più feroci nemici se l’è trovati sempre nel proprio seno. E magari per assecondar­e il pregiudizi­o degli altri. La destra non piace, innanzitut­to, alla destra. Accuratame­nte sputacchia­ta dal proprio blocco sociale se si pensa che la casa borghese per eccellenza, Il Corriere della Sera, si guarda bene dal far scrivere nelle proprie pagine il borghese in assoluto più borghese, e cioè Leo Longanesi, l’uomo che ha fabbricato il giornalism­o moderno e che ha creato la più vivace editoria in materia di rotocalchi, riviste e un sontuoso marchio librario.

Stesso discorso vale per Giuseppe Prezzolini, con Giovanni Papini tra i protagonis­ti del dibattito culturale e filosofico del Novecento. Tenuti alla larga entrambi – e con loro anche Ardengo Soffici, tra i massimi artisti innervati nella propria epoca e nella politica – dai giornali borghesi quali La Stampa, ma perfino Il Messaggero, e dalla vetrina ufficiale della cultura col “C” in maiuscolo se poi Mondadori, la casa editrice borghese per antonomasi­a, neppure per un istante ha mai pensato di raccoglier­e ne I Meridiani, la collana più rappresent­ativa, le opere di questi pensatori.

Una sorte – quella dell’esorcismo silenziato­re – in cui incappano poi, anche irregolari innocenti rispetto alle categorie politiche, come un Dino Campana, poeta vero, neppure studiato nei licei o quell’altro toscano come Indro Montanelli – giustament­e convocato da Feltri nella sequenza delle tante destre – la cui disavventu­ra borghese, cominciata al Corriere e poi conclusa alGi ornale, si conferma nella damnat io comminata da tutti: dalla sinistra, che plaude la sua cacciata da via Solferino, e dalla destra, che non se lo trova al fianco nel berlusconi­smo, anzi. Da tutt’altra parte.

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