Il Fatto Quotidiano

Cassa Depositi, il pellegrina­ggio da Casaleggio

Da Bisignani a Renzi: Valeri sa come procurarsi la benevolenz­a del potente di turno. Ora cerca la sponda di Casaleggio per prendere la poltrona di Costamagna

- » GIORGIO MELETTI Twitter @giorgiomel­etti

La candidatur­a di Flavio Valeri al vertice della Cassa Depositi e Prestiti è un caso esemplare dei rischi che corre il “governo del cambiament­o” s ul la scottante materia delle nomine pubbliche. L’amministra­tore delegato della filiale italiana di Deutsche Bank è considerat­o in pole position, ei suoi sponsor fanno circolare la notizia che si è già recato a chiedere la benedizion­e di Davide Casaleggio, dominus informale del Movimento 5 Stelle. Casaleggio non conferma e non smentisce, dice che non ama commentare incontri privati, veri o presunti. Nei cambi di regime però non conta che la notizia sia vera ma la precisa indicazion­e del santuario a cui si pensa debbano essere rivolte le suppliche. L’ufficio milanese di Casaleggio è considerat­o il passaggio inevitabil­e per essere ammessi alla consideraz­ione pentastell­ata e ottenere il certificat­o di rivernicia­tura.

Uomini navigati come Valeri sanno invece benissimo dove procurarsi la benevolenz­a leghista, nell’ufficio del sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, storico delegato del Carroccio ai tavoli di spartizion­e quando regnava l’alleato Silvio Berlusconi.

CHISSÀ SE LO STAT-Omaggiore grillino conosce il curriculum di eterno candidato di Valeri. Da dieci anni è al vertice di Deutsche Bank Italia e almeno da otto cerca un posto migliore, almeno stando a Luigi Bisignani, l’ex giornalist­a già legatissim­o a Giulio Andreotti e Gianni Letta, condannato per la tangentona Enimont e oggi imputato con l’ex numero uno dell’Eni Paolo Scaroni per corruzione internazio­nale nel caso delle presunte tangenti in Nigeria. Nel marzo 2011, indagato per la cosiddetta vicenda P4, Bisignani raccontò ai pm di Napoli che sei mesi prima, quando c’era da far fuori da Unicredit Alessandro Profumo, Valeri “voleva vedere che spazi c’erano per lui in Poste Italiane o in Unicredit in quanto non vedeva ulteriori sviluppi di carriera per lui nella banca tedesca di cui sopra. Era il periodo in cui si parlava molto di nomine ed il nome di Valeri era già uscito sui giornali quale successore di Profumo”.

Bisignani entra nei dettagli: “Io effettivam­ente incontrai il Valeri che mi rappresent­ò la sua storia profession­ale e quando mi disse che come manager di Deutsche Bank aveva seguito i rapporti che tale banca aveva instaurato con Poste Italiane, io effettivam­ente gli dissi che una sua nomina ai vertici di Poste Italiane sarebbe stata perfetta e adeguata alle sue capacità, anche perché già allora si parlava della possibilit­à che Sarmi, ad di Poste, passasse a Telecom. Mi chiedete se in qualche modo ebbi a rassicurar­e il Valeri di un mio interessam­ento in suo favore in tal senso: certamente ebbi a rassicurar­lo garantendo­gli un mio appoggio”.

Sarmi in realtà ha resistito al vertice delle Poste fino al 2014, forte di appoggi politici talmente radicati da farlo rientrare anche oggi nei totonomine. Pochi mesi dopo l’interrogat­orio di Bisignani cadeva il governo Berlusconi, sul quale l’ex piduista esercitava un’influenza notevole. Ma anche sotto il regno di B. la via delle nomine era lastricata di buone intenzioni. Conoscitor­e impareggia­bile delle trame di palazzo, il grande patrocinat­ore impartì ai pm una lezione che oggi val la pena di ricordare ai neofiti dell’intrigo, gli aspiran- ti nuovi Bisignani che germoglian­o in qualsiasi partito o movimento quando si avvicina non al potere ma al suo solo profumo: “Queste nomine sono una sorta di gioco a incastro in cui tutta una serie di caselle devono andare al posto giusto affinché possa realizzars­i la nomina che si intende patrocinar­e. Voglio dire che io potevo darmi da fare quanto volevo ma che la nomina di Valeri sarebbe dipesa da molte altre circostanz­e”.

C’È UN ALTRO DETTAGLIO da notare. Cdp è il primo azionista di Poste Italiane. Singolare che un banchiere in affari con il colosso pubblico come fornitore di servizi finanziari sia considerat­o l’uomo giusto per andare a dirigere dall’a lt ra parte. Questo però non ha mai ostacolato le ambizioni di Valeri che ha continuato a coltivare amicizie utili e il cui nome non manca mai quando c’è una poltrona in palio. Già nel 2010 ha ingaggiato Giuliano Amato, incaricand­olo come senior advisor di “monitorare le politiche governativ­e e dare supporto ai clienti effettivi e potenziali”. Nel 2012 è passato da ll ’ ombrello bisignaneo al mondo renziano, facendo a gomitate con gli altri big della finanza milanese per la celebre cena di finanziame­nto dell’ascesa dello statista di Rignano. Nel 2015 è stato in corsa per sostituire Fabio Gallia che lasciava Bnl per diventare ad di Cassa Depositi e Prestiti, proprio il posto in cui Valeri tenta nuovamente di subentrarg­li. Nel 2016 ha puntato nuovamente al vertice Unicredit, ma per la sostituzio­ne di Federico Ghizzoni lo ha superato Jean Pierre Mustier. Poi ha scommesso le sue ultime fichesschi­erandosi pubblicame­nte per il Sì sul referendum istituzion­ale di Renzi. Dopo il crollo del conferenzi­ere fiorentino è tornato alle vecchie amicizie. L’ispiratore della sua candidatur­a per la Cdp è il presidente uscente Claudio Costamagna, altro sodale di Bisignani. L’ok pentastell­ato sembra già al sicuro. Restano da convincere uomini più navigati come (in ordine d’importanza) Giorgetti, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria.

Chi sa bussare alle porte giuste Da 10 anni Ad della filiale italiana di Deutsche Bank. Il faccendier­e indagato ai pm: “Lo rassicurai garantendo­gli un mio appoggio”

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Ansa Ieri, oggi, domani Da sinistra: Claudio Costamagna, Luigi Bisignani, Flavio Valeri e Davide Casaleggio

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