Cassa Depositi, il pellegrinaggio da Casaleggio
Da Bisignani a Renzi: Valeri sa come procurarsi la benevolenza del potente di turno. Ora cerca la sponda di Casaleggio per prendere la poltrona di Costamagna
La candidatura di Flavio Valeri al vertice della Cassa Depositi e Prestiti è un caso esemplare dei rischi che corre il “governo del cambiamento” s ul la scottante materia delle nomine pubbliche. L’amministratore delegato della filiale italiana di Deutsche Bank è considerato in pole position, ei suoi sponsor fanno circolare la notizia che si è già recato a chiedere la benedizione di Davide Casaleggio, dominus informale del Movimento 5 Stelle. Casaleggio non conferma e non smentisce, dice che non ama commentare incontri privati, veri o presunti. Nei cambi di regime però non conta che la notizia sia vera ma la precisa indicazione del santuario a cui si pensa debbano essere rivolte le suppliche. L’ufficio milanese di Casaleggio è considerato il passaggio inevitabile per essere ammessi alla considerazione pentastellata e ottenere il certificato di riverniciatura.
Uomini navigati come Valeri sanno invece benissimo dove procurarsi la benevolenza leghista, nell’ufficio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, storico delegato del Carroccio ai tavoli di spartizione quando regnava l’alleato Silvio Berlusconi.
CHISSÀ SE LO STAT-Omaggiore grillino conosce il curriculum di eterno candidato di Valeri. Da dieci anni è al vertice di Deutsche Bank Italia e almeno da otto cerca un posto migliore, almeno stando a Luigi Bisignani, l’ex giornalista già legatissimo a Giulio Andreotti e Gianni Letta, condannato per la tangentona Enimont e oggi imputato con l’ex numero uno dell’Eni Paolo Scaroni per corruzione internazionale nel caso delle presunte tangenti in Nigeria. Nel marzo 2011, indagato per la cosiddetta vicenda P4, Bisignani raccontò ai pm di Napoli che sei mesi prima, quando c’era da far fuori da Unicredit Alessandro Profumo, Valeri “voleva vedere che spazi c’erano per lui in Poste Italiane o in Unicredit in quanto non vedeva ulteriori sviluppi di carriera per lui nella banca tedesca di cui sopra. Era il periodo in cui si parlava molto di nomine ed il nome di Valeri era già uscito sui giornali quale successore di Profumo”.
Bisignani entra nei dettagli: “Io effettivamente incontrai il Valeri che mi rappresentò la sua storia professionale e quando mi disse che come manager di Deutsche Bank aveva seguito i rapporti che tale banca aveva instaurato con Poste Italiane, io effettivamente gli dissi che una sua nomina ai vertici di Poste Italiane sarebbe stata perfetta e adeguata alle sue capacità, anche perché già allora si parlava della possibilità che Sarmi, ad di Poste, passasse a Telecom. Mi chiedete se in qualche modo ebbi a rassicurare il Valeri di un mio interessamento in suo favore in tal senso: certamente ebbi a rassicurarlo garantendogli un mio appoggio”.
Sarmi in realtà ha resistito al vertice delle Poste fino al 2014, forte di appoggi politici talmente radicati da farlo rientrare anche oggi nei totonomine. Pochi mesi dopo l’interrogatorio di Bisignani cadeva il governo Berlusconi, sul quale l’ex piduista esercitava un’influenza notevole. Ma anche sotto il regno di B. la via delle nomine era lastricata di buone intenzioni. Conoscitore impareggiabile delle trame di palazzo, il grande patrocinatore impartì ai pm una lezione che oggi val la pena di ricordare ai neofiti dell’intrigo, gli aspiran- ti nuovi Bisignani che germogliano in qualsiasi partito o movimento quando si avvicina non al potere ma al suo solo profumo: “Queste nomine sono una sorta di gioco a incastro in cui tutta una serie di caselle devono andare al posto giusto affinché possa realizzarsi la nomina che si intende patrocinare. Voglio dire che io potevo darmi da fare quanto volevo ma che la nomina di Valeri sarebbe dipesa da molte altre circostanze”.
C’È UN ALTRO DETTAGLIO da notare. Cdp è il primo azionista di Poste Italiane. Singolare che un banchiere in affari con il colosso pubblico come fornitore di servizi finanziari sia considerato l’uomo giusto per andare a dirigere dall’a lt ra parte. Questo però non ha mai ostacolato le ambizioni di Valeri che ha continuato a coltivare amicizie utili e il cui nome non manca mai quando c’è una poltrona in palio. Già nel 2010 ha ingaggiato Giuliano Amato, incaricandolo come senior advisor di “monitorare le politiche governative e dare supporto ai clienti effettivi e potenziali”. Nel 2012 è passato da ll ’ ombrello bisignaneo al mondo renziano, facendo a gomitate con gli altri big della finanza milanese per la celebre cena di finanziamento dell’ascesa dello statista di Rignano. Nel 2015 è stato in corsa per sostituire Fabio Gallia che lasciava Bnl per diventare ad di Cassa Depositi e Prestiti, proprio il posto in cui Valeri tenta nuovamente di subentrargli. Nel 2016 ha puntato nuovamente al vertice Unicredit, ma per la sostituzione di Federico Ghizzoni lo ha superato Jean Pierre Mustier. Poi ha scommesso le sue ultime fichesschierandosi pubblicamente per il Sì sul referendum istituzionale di Renzi. Dopo il crollo del conferenziere fiorentino è tornato alle vecchie amicizie. L’ispiratore della sua candidatura per la Cdp è il presidente uscente Claudio Costamagna, altro sodale di Bisignani. L’ok pentastellato sembra già al sicuro. Restano da convincere uomini più navigati come (in ordine d’importanza) Giorgetti, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Chi sa bussare alle porte giuste Da 10 anni Ad della filiale italiana di Deutsche Bank. Il faccendiere indagato ai pm: “Lo rassicurai garantendogli un mio appoggio”