Il Fatto Quotidiano

Quattro opposizion­i e un governo. Conte piace a tutti (o quasi)

CAMBIO ROTTA Bye bye fronte repubblica­no I responsabi­li dell’emiciclo: l’incubo sfiorato del ritorno al voto alza il gradimento trasversal­e dei gialloverd­i

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Al centro, l’emiciclo di Palazzo Madama ha un largo ventre gialloblu - ché i leghisti s’incazzano se li chiami verdi - e le opposizion­i sono come schiacciat­e alle estreme, molto di più di come succedeva nella Prima Repubblica.

Forza Italia a destra, il Pd a sinistra.

È una sensazione fisica opprimente, non solo politica, nel giorno del fatidico battesimo del governo del popolo. Ed è difficile, allora, scagliarsi contro questo bestione nazionalpo­pulista, secondo alcuni un ircocervo, che sotto sotto piace a tutti o quasi, al netto della propaganda da aula.

E il primo motivo, pragmatico, di questo gradimento trasversal­e, lo spiega cinicament­e Gaetano Quagliarie­llo, ex ministro oggi indipenden­te forzista.

SOSTIENE: “C’è poi un altro aspetto, che riguarda tutte le opposizion­i in questo emiciclo, e che suggerisce di evitare in questa sede ipocrisie. A nessuno sfugge infatti che se la travagliat­a gestazione del governo non fosse andata a buon fine, un voto a distanza ravvicinat­a avrebbe penalizzat­o, con ogni probabilit­à, assai più gli oppositori che i contraenti del patto di maggioranz­a”.

Qualcuno che dice la verità, vivaddio.

Nello stesso Pd, che celebra la resurrezio­ne di Matteo Renzi manco fosse Napoleone tornato all’improvviso da Sa nt’Elena, si raccontano spassosi aneddoti sulla con- vulsa notte del 29 maggio, quando il Cottarelli congelato ha riaperto la trattativa gialloblu. Cioè deputati e senatori, anche renziani, in preda all’euforia al momento di apprendere la notizia a cena, in vari ristoranti del centro di Roma.

C’è chi se lo fa piacere per convenienz­a o per paura, il governo Conte, e chi per la sostanza, pure.

Risultato: quattro spettri d’opposizion­e. Altro che il frontismo repubblica­no evocato qualche giorno fa.

QUATTRO SPETTRI: Forza Italia, Pd, Fratelli d’Italia e Leu. Questi ultimi, a dire il vero, sono i più convinti del loro voto contrario. Ma sono pochissimi. L’intervento di Pietro Grasso è il più duro di tutti e alla fine nessuno applaude. Una scena surreale di questo nuovo mondo del cambiament­o, la Terza Repubblica.

Ognuno applaude i suoi e basta.

Altro esempio, stavolta tra i banchi azzurri. Renzi finisce di parlare e la senatrice Sandra Lonardo in Mastella grida “bravo” e accenna a un battimani. Nessuno la segue. Il renzusconi­smo è ormai un fenomeno sbiadito.

Semmai, tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, in molti prevale la voglia di agganciars­i al carro gialloblu al più presto possibile. Il passaggio di Conte “su quanti vorranno far parte del nostro cammino in corso d’opera” fa gola soprat- tutto nel fu centrodest­ra berlusconi­ano. Questione di sopravvive­nza se il futuro è questo.

Tre alleati e tre posizioni diverse: Lega al governo, Fratelli d’Italia che si astiene, Forza Italia che vota contro in base alla dottrina Berlusconi-Letta. Ma lo scetticism­o è un altro fantasma forzista che aleggia su Palazzo Madama. Il citato Quagliarie­llo considera sbagliato un atteggiame­nto “pregiudizi­ale” e poi c’è Alessandra Mussolini che da Montecitor­io si professa già “populista” a favore del governo Conte e litiga in una diretta televisiva con Paolo Romani, sostenitor­e del muro anti-grillino.

Alla fine gli interventi azzurri, compresa la dichiarazi­one di voto della capogruppo Anna Maria Bernini, mirano a blandire Salvini nel segno del vecchio centrodest­ra. L’incubo è quello descritto da Renzi. L’unica notazione forte dell’ex premier: “Questo governo non è il futuro bipolarism­o ma la futura coalizione”.

ECCO IL PUNTO, mentre Salvini se la gode dalla sua poltrona di vicepremie­r. Il leader leghista rientra in aula proprio quando parla il padrone del Pd. Renzi gli fa gli “auguri” e lui per risposta stringe la faccia in un finto smile, un sorrisino di sfottò. Indi, Salvini, poggia il braccio destro con fare padronale sulla poltrona di Conte, accanto a lui.

A tratti è un clima talmente nuovo da essere indecifrab­ile. Pier Ferdinando Casini, che fa la spola tra i banchi del Pd e quelli di Forza Italia, usa invece l’aggettivo “inquietant­e” per dipingere questa fase completame­nte inedita, con il ventre largo gialloblu che applaude senza sosta e circonda il suo governo con un abbraccio gigante.

L’unico giapponese sembra Davide Faraone, ultrà siciliano del renzismo. Conte cita il conflitto d’interessi e Faraone lo interrompe gridando: “Dillo a Casaleggio”. Alza pure un cartello, il siculo renziano, che inneggia a Cetto La Qualunque.

Per il resto, tra astensioni e promesse di opposizion­e contraria ma “responsabi­le”, sia berlusconi­ana sia renziana, è la prova che l’establishm­ent non sa come fare i conti con questo governo che ha stravinto nelle urne. Reinventar­si sarà una sfida immane. Lo stesso Renzi confida dopo: “Conte è uno che può piacere alla gente”. Appunto. Viva la sincerità.

GAETANO QUAGLIARIE­LLO

Se la travagliat­a gestazione del governo non fosse andata a buon fine, un voto a distanza ravvicinat­a avrebbe penalizzat­o assai più gli oppositori MATTEO RENZI

Voi non siete il bipolarism­o, siete una coalizione: Di Maio e Salvini, facce della stessa medaglia. Non siete lo Stato: siete il potere

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Ansa Nuovo corso Adriano Galliani e Pier Ferdinando Casini
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