Il Fatto Quotidiano

“Repubblica”, tutti gli attacchi al “Fatto” che Calabresi scorda

- » MARCO FRANCHI

u hai mai letto un attacco di Repubblica al Fatto Quotidiano?”. Mario Calabresi – direttore del giornale fondato da Eugenio Scalfari– lo chiede ad Antonio Padellaro, lunedì sera. I due sono ospiti di Lilli Gruber a Otto e Mezzo su La7 e la domanda vuole essere retorica: “Non c’è mai stato in nessun giorno e in nessun momento. Non ci occupiamo di attaccare gli altri giornali”.

Ma è proprio così? Vero è, e non si può nascondere, che sul Fatto non sono mancate le critiche a Repubblica. Ma è successo anche il contrario. Ecco un florilegio di citazioni che riguardano il Fatto e/o il suo direttore, Marco Travaglio. E che sono state pubblicate da Re pu bbl ic a, sotto la direzione di Calabresi.

“DI MAIO AVANZA dentro il Quirinale come il modello antropolog­ico del populismo addomestic­ato di governo, il sobrio cappellano della rabbia italiana, con il cantore ed esegeta Travaglio, un duro ma facile alle cotte di potere, ‘un surrogato’ che si traveste da Benedetto Croce e re-incarna la vecchia maschera italiana del giornalist­a picchiator­e di regime ma… rivoluzion­ario” (Francesco Merlo, 6 a- prile 2018). Lo stesso Merlo aveva già scritto, con doti di veggenza, di Travaglio (quando, è vero, Calabresi non era ancora direttore): “Travaglio è il capolavoro di Santoro, televisiva­mente inventato da lui come Sgarbi fu inventato da Maurizio Costanzo, come Lorella Cuccarini da Pippo Baudo. (…) La sua crisi è quella del populismo grillino di cui è un surrogato culturale” (Francesco Merlo, 18 ottobre 2014).

Luca Bottura ricostruis­ce con sarcasmo le 24 ore di riflession­e, chieste da Di Maio e Salvini a Mattarella, durante le consultazi­oni: “(...) Ore 07:00 Salvini va a comprare i giornali per capire che aria tira, ma inciampa sulla soglia: c’era un direttore disposto a zerbino. Di to giornalist­a polemista che si è rivolto al presidente del Consiglio con modi ed epiteti irrispetto­si” –, sotto il titolo L’epoca dell’i ng i ur ia , si legge: “Il noto giornalist­a, diciamolo, è Marco Travaglio che è in effetti uno dei più abili e ostinati polemisti, dotato di un formidabil­e archivio e di una memoria prodigiosa. Non piace nemmeno a me il tono irridente che spesso assume, tanto più che, forte dei suoi argomenti, potrebbe avere risultati più convincent­i se moderasse i frequenti sorrisetti che piaceranno forse ai già convinti ma possono avere effetti controprod­ucenti sugli indecisi” (Corrado Augias, 5 ottobre 2016).

E POI C’È LA VICENDAdel­l’inchiesta Consip, con Repubblica che dedica una serie di articoli che sembrano voler solo rispondere a una domanda: quale è stata la fonte del Fatto Quotidiano?

E così viene presa èper una sentenza definitiva l’ennesimo filone dell’inchiesta romana sulla fonte del vicedirett­ore del Fa tt o Marco Lillo: “È dunque Scafarto la mano che dà da mangiare al Fatto”, scrive il giornale diretto da Calabresi (Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi, 21 febbraio 2018). Senza nessun dubbio, come se il verdetto fosse già stato emesso. Anche se un’altra teoria – quella che ipotizzava che Lillo avesse saputo dell’inchiesta dal pm Woodcock e dalla giornalist­a Federica Sciarelli – era già stata ampiamente riportata dai giornali e poi smentita con l’a sso lu zio ne completa dei due.

Ma Bonini cita (o meglio, “attacca”) più volte Il Fatto Quotidiano nei suoi articoli, anche quando scrive di Raffaele Marra, “benedetto da una narrazione, allora, come oggi, identica a se stessa, per la quale arriva in soccorso Marco Travaglio, direttore del Fatto” (Carlo Bonini, 15 febbraio 2017).

FRANCESCO MERLO

“Travaglio, un duro ma facile alle cotte di potere, re-incarna la vecchia maschera italiana del giornalist­a picchiator­e”

EUGENIO SCALFARI

“Sono stato ricoperto di insulti dai grillini rappresent­ati nel Fatto, ma è una sorta di Legion d’onore”

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