Un indagato per l’omicidio del bracciante sindacalista
CALABRIA L’uomo accusato di aver ucciso il giovane maliano è nipote del proprietario della discarica abusiva in cui la vittima cercava lamiere. Già fermato tempo fa con un rampollo del clan Mancuso
Il movente più o meno razzista, se davvero è stato lui, lo spiegherà quando i magistrati e i carabinieri di Vibo Valentia lo interrogheranno. Al momento, per l’omicidio del bracciante del Mali Soumaila Sacko, consumato il 2 giugno nelle campagne di San Calogero, il procuratore Bruno Giordano e il sostituto Luca Ciro Lotoro hanno notificato un avviso di garanzia ad Antonio Pontoriero, un agricoltore di 43 anni.
SAREBBE STATO LUI, secondo i pm, a sparare in testa all’attivista maliano del sindacato Usb e ferire altri due migranti che con lui vivevano nella ghetto di San Ferdinando (Reggio Calabria), a ridosso del porto di Gioia Tauro. I tre braccianti si erano recati in quel terreno abbondonato per prendere delle lamiere d’acciaio che servivano a costruire una baracca. Non sapevano che l’ex Fornace era sotto sequestro. Sotto la fabbrica di mattoni, infatti, secondo la Guardia di finanza, sono interrate 135 mila tonnellate di rifiuti tossici provenienti pure dalla centrale Enel di Brindisi. Una discarica abusiva finita al centro dell’inchiesta “Poison” in cui, tra gli indagati, era finito proprio uno zio di Antonio Pontoriero.
Per ora il presunto killer non è stato interrogato. I ma- gistrati, infatti, attendono che il Ris di Messina completi l’esame dello stub e sui vestiti indossati dall’uomo quando è stato portato in caserma (poche ore dopo il fatto di sangue) e riconosciuti durante un confronto all’americana dai due migranti feriti. I testimoni dell’omicidio hanno indicato anche le prime lettere della targa della Fiat Panda bianca con cui il killer si è dileguato dopo l’attentato. Targa e modello corrispondono con quella sequestrata dai carabinieri a Pontoriero.
Se sulle sue mani e su quei vestiti dovessero esserci particelle di polvere da sparo potrebbe scattare l’arresto. Nelle prossime ore, inoltre, gli in- quirenti potrebbero risalire, se ci sono, ad eventuali complici o soggetti che avrebbero aiutato Pontoriero. Resta da capire se il movente legato alla storia dell’ex Fornace in cui è stato coinvolto lo zio dell’indagato. Quest’ultimo sembra non avere contatti recenti con la ’ndrangheta che, nel Vibonese, è sinonimo di cosca Mancuso. Piuttosto viene definito una “testa calda”. Nel 1995 un suo cugino omonimo è stato ucciso a 16 anni per il furto di un autoradio. Il nome dell’agricoltore, però, compare nelle carte dell’inchiesta “Di nasty”: nel 2001 è stato controllato a un posto di blocco in compagnia di Giuseppe Mancuso, esponente di primo piano della famiglia di ’ndrangheta di Limbadi (Vibo Valentia) e, soprattutto, figlio del boss Pantaleone Mancuso, detto “zio Luni”.
AL NETTO dell’inchiesta, che potrebbe riservare sviluppi, l’omicidio di Saumaila Sacko ha riportato al centro del dibattito politico il ghetto di San Ferdinando che, nei mesi invernali interessati dalla raccolta delle arance, ospita oltre 2mila migranti. Un problema che nessun governo nazionale o regionale ha mai risolto. La baraccopoli è sempre lì così come i braccianti africani costretti a lavorare per 15 euro al giorno e a rispettare le regole dei caporali, dei proprietari degli aranceti, delle multinazionali e della ‘ndrangheta.
Il ghetto di Rosarno e San Ferdinando è stato analizzato nel rapporto “Filiera sporca” redatto dall’as so c ia zi on e “Terra”: “Quella che a prima vista – scrive il presidente Fabio Ciconte – appare come un’emergenza umanitaria è in realtà il frutto di un vero e proprio sistema di produzione”.
Il ghetto
Fabio Ciconte (Terra): “Non solo emergenza umanitaria, è un sistema di produzione”
Un sistema che sta bene a tutti. “Gli interventi istituzionali restano frammentari, parziali e inefficaci”. Anche Medici per i diritti umani accusa lo Stato: “Quello che si è registrato finora – scrive Medu - è un impegno sulla carta e a parole che non si è ancora tradotto in azioni concrete”.