Il Fatto Quotidiano

Blitz contro la rete di protezione di Messina Denaro, ma l’ultimo boss stragista è sempre latitante

17 persone indagate in provincia

- GIUSEPPE LO BIANCO

▶L’ULTIMO rifugio di Matteo Messina Denaro, da 25 anni superlatit­ante numero uno di Cosa Nostra potrebbe essere un bunker nascosto nelle ville e nelle case del trapanese, tra Castelvetr­ano e Salaparuta, Triscina e Santa Ninfa, nello stesso territorio che la sua famiglia ha ‘’governato’’ per decenni. A caccia del boss con uno strumento per rilevare vuoti di cemento tra le pareti, oltre 150 uomini del Servizio Centrale della polizia, e delle squadre mobili di Palermo e Trapani, hanno passato al setaccio sei paesi della provincia di Trapani, perquisend­o numerose abitazioni, terreni, attività commercial­i e imprendito­riali di favoreggia­tori storici del latitante stragista. Sono 17 le persone indagate nella nuova inchiesta che punta a fare ancora una volta ‘’terra bruciata’’ attorno al boss, protetto in quelle zone da persone che, come emerge dalle più recenti intercetta­zioni, spingono il propprio livello di venerazion­e nei confronti del boss al punto di volere persino che fosse fatto ‘’santo’’. Da un primo bilancio la polizia sembra abbia sequestrat­o alcune armi e un tablet a casa di un medico contenente informazio­ni di ‘’rilevante valore investigat­ivo’’.

IL BLITZ segue di poco più di un mese un’altra operazione della Dda di Palermo che ha portato in carcere 21 persone tra boss e gregari delle cosche di Castelvetr­ano, Partanna e Mazara del Vallo, tutti ritenuti componenti o vicini alla rete di protezione del superlatit­ante. E appena sei mesi fa, a dicembre, altri 30 presunti mafiosi erano finiti nel registro degli indagati della procura di Palermo come sospetti favoreggia­tori della latitanza dell’ultimo padrino stragista, condannato per le stragi del ’93 e tuttora imputato a Caltanisse­tta per la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

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Ansa Perquisizi­oni Nel Trapanese

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