L’Apocalisse del profeta Monti ovvero “mo’ me lo segno”
Noi, come sanno i lettori, siamo degli estimatori al limite del fanatismo dell’arte retorica del senatore a vita Mario Monti, il quale, intervenendo ieri a Palazzo Madama sulla fiducia al nuovo governo, non ci ha deluso: abbandonata la “veste cotidiana”, in panni curiali Monti s’è infatti fatto profeta. È partito basso, chiedendo almeno un ringraziamento al Paese: ho evitato, con l’entusiastico sostegno del 92% delle Camere, l’arrivo della Troika, “una realtà disgustosa anche se promana dall’Ue e dal Fondo moneta- rio” che renderebbe l’esecutivo di oggi “dimezzato” e “semicoloniale” (belle le promanazioni europee, no?). Schivo com’è, l’ex premier non ha poi lasciato il tempo all’Aula, a nome del Paese tutto, di ringraziarlo, passando subito alle profezie: “Non è escluso che l’Italia possa dover subire ciò che ha evitato allora, cioè l’umiliazione della Troika”. Lo spread, ci ha detto, è in sostanza già a 600 e l’idea di tagliare il debito in mano alla Bce “lascia negli osservatori stranieri...”. A questo punto, purtroppo, la presidente del Senato gli ha tolto la parola, ché il tempo è tiranno, impedendogli di concludere, come previsto, con voce tonante e l’occhio perso nella vastità del futuro: “E udii un’aquila che volava in mezzo al cielo e diceva con gran voce: Guai, guai, guai a quelli che abitano sulla terra...”. Parole alte di cui tutti dovrebbero tener conto, anche perché – come diceva Eduardo – essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta male. E dunque, se è lecito ricorrere a un altro grande attore napoletano, Massimo Troisi, “senatore, mo’ me lo segno”.