“L’isolamento di Rigopiano fu causato dalla Regione”
Abruzzo, dure accuse dei pm a D’Alfonso e ai predecessori. La valanga fece 29 morti
Èsufficiente leggere le 18 pagine dell’avviso di garanzia firmate dalla Procura di Pescara, nell’inchiesta sulla tragedia di Rigopiano, per comprendere fino in fondo a cosa serva lo Stato e quanto sia vitale il ruolo di istituzioni e burocrati. È il 18 gennaio 2017 quando una valanga si abbatte sull’hotel abruzzese provocando la morte di 29 persone. Nonostante una serie di allarmi nei giorni precedenti, però, secondo l’accusa la macchina regionale dell’em erge nza parte in ritardo.
“LA REGIONE – si legge nell’atto – nelle persone del Presidente della Giunta Regionale, dell’Assessore con delega alla Protezione civile e dei funzionari... attivava tardivamente... il Comitato Operativo Regionale per le Emergenze, peraltro in assenza di piani di emergenza regionali, in località diversa da quella della Sala Operativa e così anche in assenza delle schede di evento predisposte da quest'ultima e senza sollecitarne l’immediata trasmissione. E così ometteva di svolgere tempestivamente il ruolo assegnato dalla legge di coordinamento delle attività di soccorso...”.
In sostanza, il presidente e neo senatore Luciano D’Alfonso, il suo assessore e alcuni funzionari, sono accusati di aver determinato le condizioni per il totale isolamento dell'Hotel Rigopiano e/o, comunque, tali da determinare e/o non impedire che la strada provinciale... fosse impercor- ribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti in detto albergo (ospiti e personale) di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto della giornata”. “Pertanto – continua l’accusa – ciascuno degli imputati, con siffatte condotte colpose, connotate da negligenza, imperizia, imprudenza e violazione di norme di legge, regolamenti, ordini o discipline, concorreva nel cagionare la morte di 29 persone e le lesioni personali, anche gravissime, ad altre 9 persone presenti”.
E spezza il cuore, in queste pagine, leggere l’elenco delle 29 vittime: accanto al nome, la causa della morte, dalla “asfissia”, alla “violenta compres- sione e schiacciamento del corpo”, all’“emorragia”. Spezza il cuore leggere la Spoon River dell’hotel Rigopiano di Farindola affiancata alle negligenze, imperizie e imprudenze che il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia attribuiscono a ben tre presidenti di Regione – Ottaviano Del Turco, Gianni Chiodi e Luciano D’Alfonso – e una pletora di funzionari, in- clusa l’ex direttore generale della Regione, Cristina Gerardis, chiamata in causa proprio dall’attuale governatore. La responsabilità penale andrà ovviamente verificata. L’accusa di cooperazione in omicidio e disastro colposo andrà provata in ogni grado di giudizio. Ma la responsabilità politica è già verificata negli atti d’accusa: sono stati necessari 25 anni, 29 morti e 9 feriti, perché l’Abruzzo si dotasse della Carta di localizzazione del pericolo da valanga, prevista sin dal 1992. Nel gennaio 2017, quando la valanga devasta l’albergo, ancora non esiste.
SE FOSSE stata emanata, sostiene l’accusa, avrebbe “di necessità individuato, nella località di Rigopiano, un sito esposto a tale pericolo”. La conseguenza? “Tali informazioni – continua l’accusa – avrebbero determinato... l’immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, del suddetto albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghiva”.
Sotto accusa politica e burocrazia. I funzionari “omettevano di attivarsi” persino nella predisposizione delle “doverose richieste dei fondi da stanziare nel bilancio regionale”. Il “preventivo finanziario gestionale relativo all'intero Dipartimento della Protezione Civile”, per il triennio 2015-2017, era tra 1,3 e 1,4 milioni l’anno. Quando la Regione si attiva, dopo la tragedia, si scopre che 1,3 milioni sono sufficienti per la sola predisposizione della Carta valanghe. E la Regione deve variare il bilancio regionale.
No carta valanghe “Informazioni corrette avrebbero impedito l’utilizzo invernale dell’albergo”