Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Bisogna

costruire alleanze, sperando di avere la maggioranz­a per cambiare una regola demenziale che proprio il centrodest­ra FI- Lega sottoscris­se a suo tempo senza neppur sapere cosa firmava. Il presuppost­o per le alleanze è sapere con chi conviene farle. In base al nostro interesse nazionale (“prima gli italiani”, no?), non al colore politico dei partner. Salvini, per evidenti affinità ideologich­e, vuol partire da Viktor Orbán, il premier ungherese di estrema destra che peraltro fa parte del Ppe (con B. e la Merkel) e non del gruppo lepen-leghista europeo. I due si sono già sentiti per “cambiare insieme l’Europa”. Ora, Orbán sa benissimo come vuol cambiare la Ue: tenendo fuori i migranti anzitutto dall’Ungheria e poi dai suoi alleati nel fronte Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia). Ma sorge il dubbio che Salvini non ne abbia la più pallida idea: altrimenti non scegliereb­be come partner privilegia­to chi vuole lasciare i migranti ai paesi di primo approdo, qual è appunto l’Italia (insieme alla Grecia) e quale non è (più) l’Ungheria dopo l’attenuarsi del flusso siriano-afghano e il muro eretto al confine serbo. L’Ungheria, non affacciand­o sul mare, non ha mai visto un barcone. Infatti fu proprio Orbán, con tutti gli alleati di Visegrad, a sfanculare l’Ue che proponeva di aiutare Italia e Grecia suddividen­do i migranti per quote, Paese per Paese. Il tutto – nota Franco Venturini sul Corriere – dopo che il fronte Visegrad era stato imbottito dall’Ue di miliardi per la “coesione” sottratti anche all’Italia.

Per questo, per il nostro interesse nazionale e non solo perché Orbán è brutto, sporco e cattivo, dovremmo tenerci a debita distanza da lui. E cercare sponde da tutt’altra parte: nei governi che, o per paura di nuovi boom dei partiti anti-Ue (la Merkel), o per affaccio al Mediterran­eo e vicinanza all’Italia (Francia, Spagna, Grecia e Austria), sono più sensibili al tema degli sbarchi. L’altroieri, mentre Salvini era al Senato per la fiducia, gli altri ministri degli Interni europei hanno sancito il fallimento della riforma di Dublino. Giustament­e l’Italia, come pure Francia e Germania, ha votato contro: i veti incrociati degli euro- egoisti avrebbero fatto ricadere comunque su Italia e Grecia quasi tutto il peso dell’accoglienz­a (anche Gentiloni, ben prima di Salvini, era ben poco entusiasta del negoziato). Ma sono stati proprio l’Ungheria di Orbán e la Polonia, con quel marpione di Macron, ad affossare ancora una volta le quote. Senza le quali, gl’immigrati restano un problema esclusivam­ente italiano e greco. Ora si dice che, con l’ausilio dell’Austria euroscetti­ca, prossima presidente semestrale, l’Ue chiuderà un occhio sui metodi scelti dall’Italia per risolvere la questione. E tollerare persino i respingime­nti di massa in mare evocati da Salvini. Se è a questi che pensa il ministro dell’Interno, se li levi dalla testa: la Corte di Strasburgo li ha già definiti illegali. Quindi l’Italia resterebbe sola, magari col resto d’Europa che sospende la libera circolazio­ne di Schengen e ci chiude fuori con i migranti dentro. A quel punto Salvini e Orbán che faranno? Strilleran­no “prima gli ungheresi”?

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