Mafie Pd: “Non siamo rimasti in silenzio” “Ma nessun applauso e pochi atti concreti”
Gentile Marco, le scrivo da estimatrice che la considera “Il giornalista” in Italia e che apprezza lo sforzo costante (divenuto, credo, un modus cogitandi) di analizzare sempre i fatti con assoluta onestà intellettuale. Premessa questa necessaria per comprendere la domanda che le farò, che non parte da una critica acerba ma dal disorientamento che mi provocano i suoi continui apprezzamenti all’operato di Minniti sui migranti. Parliamo di movimenti umani, di persone che hanno anima, cuore, desideri e che, nel contenere, bisognerebbe assicurarsi che vengano trattate con rispetto umano.
C’ero alla festa del Fatto in Versilia quando Minniti rifiutò le soluzioni della bravissima Milena Gabanelli (che parlava di riformare i centri di accoglienza, assumendo chi insegnasse la lingua ai migranti, risistemando vecchie carceri in disuso...), ma promise al pubblico (attento ma sempre criticamente vigile com’è il lettore del Fatto ) che nel pattuire con la Libia uno stop alla partenza dei barconi, avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti umani. Invece, arrivarono le immagini di Report (e non solo) di persone (con un’anima e della passioni, ripeto) stipate in galere, vendute come schiave al miglior offerente, stuprate, torturate.
Non mi pare che nel patto stipulato con la Libia, Minniti abbia mantenuto la promessa fatta all’uditorio della Versilia; non mi pare abbia fatto un “buon” lavoro in termini di umanità, rispetto delle donne, interventi di non violazione dei diritti umani.
Per questo rimango basita: il giornalista che apprezzo, stima il lavoro di Minniti guardando ai numeri (gli sbarchi ridotti) e fregandosene della indicibile sofferenza umana di chi subisce torture fisiche e psicologiche (e se fossimo noi al loro posto?) e per le quali Minniti è rimasto inerte, evitando anche, accuratamente, le soluzioni della Gabanelli? SCRIVO IN MERITO all’editoriale del 6 giugno scorso in cui Peter Gomez accusa il Pd di un “silenzio infastidito di fronte alla parola mafia” pronunciata nell’Aula del Senato dal neo premier Giuseppe Conte. Forse Gomez non ha ascoltato il dibattito nell'aula di Palazzo Madama. E per questo inviterei Il Fatto, per una volta, ad evitare strumentalizzazioni politiche, almeno su un tema delicato come la battaglia contro le mafie.
Come vicepresidente del gruppo dei senatori del Pd sono intervenuto nel corso del dibattito sulla fiducia e ho incentrato tutto il mio discorso proprio sul fatto che non basta la frase striminzita letta da Conte – “combatteremo con ogni mezzo le mafie aggredendo le loro finanze e la loro economia”– per indicare un percorso per noi irrinunciabile, quando invece i primi fatti del governo vanno esattamente nella direzione opposta. Il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, quindi non uno qualunque nell’esecutivo giallo-verde- nero, nella sua visita in Sicilia non ha neanche pronunciato la parola “mafia”, come se la criminalità organizzata non esistesse. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché altro vicepremier, Luigi Di Maio, non ha pronunciato verbo per giorni sull’uccisione del sindacalista Soumayla, avvenuta in un’altra regione segnata dalla presenza mafiosa e dal caporalato. Ci fa piacere che il Governo voglia applicare le leggi varate nella scorsa legislatura, a partire dal nuovo codice antimafia, utilizzando tutte le possibilità che esso prevede per colpire nei suoi interessi economici e finanziari le mafie. Ma da un Governo che si presenta alle Camere per ottenere la fiducia tutti si aspettano indicazioni più chiare ed esplicite da rivolgere al Paese di una semplice dichiarazione di principio. E, aggiungo, non si aspettano certo le brutte figure come quella fatta a Montecitorio nei confronti della memoria di Piersanti Mattarella! Bisogna dare segnali concreti che la lotta alla mafia è una Cara Barbara, grazie a Minniti l’Onu e l’Unhcr hanno avuto per la prima volta accesso in Libia, anche se molte cose ancora non vanno.
Ciò premesso, ridurre gli sbarchi e dunque i morti in mare, è un merito e non un demerito.
Sulla proposta di Milena Gabanelli (in parte raccolta dal “contratto” del nuovo Governo) concordo in pieno con lei. priorità. Prima di tutto con comportamenti coerenti che, ad oggi, non ci sono stati. HO ASCOLTATOil dibattito, ho ben presente cosa ha detto Mirabelli. Ho scritto, come si evince da tutte le immagini, che – al contrario di quello che è accaduto alla Camera – praticamente nessun esponente del Partito democratico e di Forza Italia ha applaudito i passaggi dedicati alla lotta che il governo intende fare alla mafia. Mirabelli forse dovrebbe leggere prima di scrivere.
Ps: come ha potuto leggere sul sito del Fatto, abbiamo denunciato che Salvini in Sicilia sostiene un candidato sindaco nipote di un boss. Attendiamo che Mirabelli, anziché occuparsi di parole, si occupi di fatti. Dalla facoltà di Giurisprudenza a Firenze, una volta in via Laura ai tempi di Sartori e Spadolini, proviene il premier Giuseppe Conte. Penso che una buona parte del giornalismo italiano dovrebbe interrogarsi su come porsi di fronte a un professore ordinario di diritto proveniente da una tale alta istitu- zione accademica. L’impressione è che, da parte di alcuni, si perda il senso del rispetto che personalmente nutro verso una autorità ora anche politica oltre che giuridico-culturale. Inseguo sempre il sogno di un giornalismo indipendente stile anglosassone che è il contrario del giornalismo dipendente e schierato a priori. Un giornalismo che non rimpasti i refrain delle parti Ringrazio Vodafone e prendo atto della precisazione. Le decine di segnalazioni che ci sono arrivate in merito alle anomalie riscontrate riguardano la tariffazione a pagamento del customer care di Iliad e che i clienti Vodafone hanno contattato non sapendo che fosse a pagamento. Circostanza di cui Vodafone non è responsabile.