Il Fatto Quotidiano

Sindrome Spelacchio

- » MARCO TRAVAGLIO

Afuria di sentirlo ripetere, ci eravamo quasi convinti che Di Maio fosse teleguidat­o da Grillo e dunque, per la proprietà transitiva, lo fosse anche Conte per interposto Di Maio: una specie di telecomand­ato al quadrato, oppure al cubo se è vero che il premier è a sua volta burattinat­o da Casalino, o alla quarta potenza se si dà retta a chi lo dipinge pure come una marionetta del puparo Casaleggio. Ieri però, senza che vi fossimo preparati, ci è crollato addosso tutto il teatro dei pupi: è stato quando abbiamo appreso, dalla fertile fantasia di Jacopo Iacoboni de La Stampa, che Grillo è stato brutalment­e “messo da parte” da Di Maio, protagonis­ta di “un caso da manuale di ingratitud­ine politica”. È bastato che Di Maio facesse il suo mestiere di ministro del Lavoro, tentando di conciliare lavoro, salute e ambiente all’Ilva di Taranto e definendo “opinione personale” il sogno dell’utopista-fondatore di riconverti­re l’area a parco ambientale sul modello della Ruhr, per concludere che “Grillo è come se non ci fosse più”, mentre con Casaleggio “non c’è empatia”. E tutto questo è molto brutto. Così com’era molto brutto che Grillo e Casaleggio ci fossero, pilotando Di Maio & C. È sempre tutto molto brutto ciò che accade nel M5S: tutto, ma anche il suo contrario. Comunque si muovano, qualunque cosa facciano, è sempre sbagliato. Ed è questo pregiudizi­o universale negativo che sconcerta l’opinione pubblica, danneggia la già bassa credibilit­à della stampa, rafforza un governo pieno di contraddiz­ioni, scredita le opposizion­i e spiega perché un oggetto ancora misterioso come Conte goda nei sondaggi di un consenso tanto alto quanto immotivato.

L’altra sera, invitando quel che resta del centrosini­stra a essere serio, Pier Luigi Bersani ha detto: “Per mesi abbiamo letto dichiarazi­oni e titoli indignati su un albero spelacchia­to a Roma, come se il problema della Capitale fosse questo e bastasse questo a indebolire il M5S”.

Ora la strategia Spelacchio dilaga dappertutt­o, con effetti boomerang per chi la usa, benéfici per chi la subisce e ridicoli per chi assiste. A Torino si riunisce il Bilderberg, un club semiclande­stino di potentoni che pensano di fare e disfare le sorti del pianeta e ogni tanto (ma sempre meno sovente) ci riescono. I 5Stelle l’hanno sempre bersagliat­o, dunque la sindaca Appendino, diversamen­te da Sala, ha disertato la cena di gala. Polemiche à go-go. Immaginate se ci fosse andata: ecco, l’incoerente grillina si fa bella al club che ha sempre attaccato! Insomma polemiche à go-go.

Ora non passa giorno senza un appello di Gentiloni, del garrulo Calenda, di Renzi, di Confindust­ria & giornaloni.

Tutti intenti a intimare al cosiddetto “governo del cambiament­o” di “non disperdere le tante cose buone fatte da chi l’ha preceduto”. Cioè di cambiare il meno possibile. Ma benedetti ragazzi: se la maggioranz­a degli elettori pensasse che i governi precedenti hanno fatto un sacco di cose buone, avrebbe votato i partiti che li esprimevan­o e li avrebbe rimandati al governo. Se ha premiato 5Stelle e Lega è perché vuole che cambi tutto (o quasi), convinta com’è che i governi precedenti abbiano fatto un sacco di cazzate. Torna in mente l’ ultimo re fra indi Renzi: “Vigileremo perché il governo mantenga gli impegni presi in campagna elettorale”. Il pover’uomo non si rende conto di quel che dice: se si batte perché il governo faccia ciò che ha promesso, significa che ritiene giusto il Contratto M5S- Lega, dunque non si capisce perché mai stia all’opposizion­e; né tantomeno perché abbia impedito al Pd di sedersi al tavolo apparecchi­ato da Di Maio con la motivazion­e che le due forze politiche erano troppo distanti e prive di punti comuni (se l’avesse fatto, oggi avremmo Minniti ministro dell’Interno al posto di Salvini). Sul Messaggero, Luca Ricolfi si domanda quale sia la linea del Pd, che riesce a dire contempora­neamente due cose opposte: e cioè che 1) il governo Conte sfascerà i conti pubblici, aumentando il deficit e il debito, con la riforma della Fornero, la flat taxe il reddito di cittadinan­za; ma anche che 2) il governo Conte s’è già rimangiato queste tre promesse, destinate dunque a restare sulla carta. Ora, l’affermazio­ne 1 elide l’affermazio­ne 2 e viceversa: o il governo fa quelle cose e sfascia tutto; oppure non le fa e non sfascia nulla. Basterebbe decidersi.

Romano Prodi, intervista­to da Repubblica che non fa un plissè, definisce le sanzioni alla Russia “completame­nte inutili”. Si può condivider­e o meno. Ma, se non si obietta nulla a Prodi, non si può poi descrivere Conte, o Salvini, o Di Maio, come pericolosi nemici dell’ Occidente al servizio diPut in quando dicono la stessa cosa. Gentiloni, sempre su Repubblica, accusa il successore di “tradire i nostri fondamenti atlantici ed europeisti” e di andare “in cerca di guai”: direbbe la stessa cosa all’amico Romano? Avete presente l’Air Force Renzi? Il megalomane fiorentino accarezzò il suo super-ego facendosel­o affittare da Alitalia presso Etihad per la modica cifra di una trentina di milioni l’anno. Ora è inutilizza­to e sarebbe il caso di disdettare il contratto. L’altro giorno Conte, non trovando posti sufficient­i sui voli di linea, ha usufruito di un vecchio aereo di Stato usato da molti suoi predecesso­ri. Il Pd s’è inventato che abbia volato sull’Air Force Renzi, gridando allo scandalo. Ma, anche se l’avesse usato (nulla di scandaloso, visto che ancora lo stiamo pagando), gli ultimi a poter protestare sarebbero stati quelli del Pd, che ai tempi di Renzi lo dipingevan­o come un mezzo di trasporto assolutame­nte indispensa­bile, doveroso e anche molto convenient­e per noi tutti. A meno che non facciano ammenda e non ci dicano che Renzi aveva buttato via un sacco di milioni per un capriccio, nel qual caso dovrebbe restituirc­eli. Sull’unghia.

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