Il Fatto Quotidiano

Da Brescia a Catania: oggi al voto per i sindaci 6,5 milioni di italiani

- » SALVATORE BORGHESE *

Oggi circa 6 milioni e mezzo di italiani sono chiamati alle urne per il primo turno di elezioni amministra­tive: rinnoveran­no sindaco e giunta ben 761 comuni, di cui 109 “superiori” (cioè con più di 15.000 abitanti) e 20 capoluoghi. È una tornata importante, non solo per i cittadini dei comuni coinvolti, ma anche per misurare lo stato di salute delle forze politiche nazionali. È infatti il primo “test elettorale” da quando si è insediato il governo Conte, retto da un’inedita maggioranz­a M5S-Lega. Vediamo allora i numeri da tenere d’occhio per misurare correttame­nte i risultati di queste elezioni.

I COMUNI da guardare con maggiore attenzione sono i 109 superiori, per due ragioni: perché coinvolgon­o un numero maggiore di elettori, ma anche perché il loro sistema elettorale (che prevede un ballottagg­io qualora nessun candidato riesca a vincere al primo turno) fa sì che si ritrovino spesso liste di partito nazionali, il che consente di fare bilanci e paragoni immediati, pur con le specificit­à tipiche del voto locale – come la presenza di tante liste civiche.

La lista nazionale che si ritroverà con più frequenza è quella del Movimento 5 Stelle, presente in 89 Comuni superiori su 109. Seguono Forza Italia (83 comuni), Lega e Pd (76) e Fratelli d’Italia (73). Liberi e Uguali, nelle sue varie denominazi­oni “ufficiali” (Sinistra Italiana e/o Mdp) sarà presente solo in 19 comuni, ma è una stima riduttiva: in molti comuni ci saranno liste dichiarata­mente di sinistra ( frequente è la denominazi­one “Sinistra per…” seguita dal nome del comune) in cui saranno presenti esponenti di quell’area. Un discorso simile vale anche per il Pd, i cui esponenti locali in alcuni comuni hanno scelto di formare delle liste “pseudo-civiche” (spesso denominate “Democratic­i per…”).

Dal punto di vista territoria­le (e politico) non si tratta di un campione di comuni omogeneo: quasi due terzi dei Comuni superiori (65 su 109) si trovano infatti al Sud: in Campania (32 Comuni), Puglia o Sicilia. In quest’ultima regione, la legge elettorale prevede che per vincere al primo turno, evitando il ballottagg­io, bisogna ottenere solo il 40% + 1 dei voti validi (invece che almeno il 50% come negli altri comuni superiori italiani). Consideran­do che alle ultime Politiche il M5S ha ottenuto oltre il 48% dei voti in Sicilia, questo fa sì che nei 19 comuni superiori dell’isola il Movimento parta quantomeno con i favori del pronostico.

Per fare un bilancio non sarà necessario aspettare l’esito dei ballottagg­i (previsti per il 24 giugno). Già soltanto avere il quadro di chi arriverà al ballottagg­io (e con quali numeri) potrà dirci molto, soprattutt­o se si guarda ai precedenti. Tra le amministra­zioni uscenti, il centrosini­stra governava in ben 57 comuni superiori su 109 e addirittur­a in 15 capoluoghi su 20. Per contro, il centrode-

I NUMERI NEI COMUNI “SUPERIORI” Si vota in 109 centri sopra i 15 mila abitanti, due terzi dei quali al Sud, e in venti capoluoghi

stra guidava le giunte uscenti rispettiva­mente in 20 e 2 casi, il M5S in 4 e 1.

Fin troppo facile prevedere che gli equilibri dopo questa tornata saranno molto diversi. Anche perché, per la maggior parte di questi comuni, le Comunali precedenti risalgono al 2013, un’altra èra politica: basti pensare che Enrico Letta era appena diventato premier, che Renzi non era ancora se- gretario del Pd o che il partito di Berlusconi di chiamava ancora Popolo della Libertà. Per avere un quadro di paragone più completo, allora, non possiamo evitare di guardare anche al voto nazionale del 4 marzo scorso.

Anche da qui si vede come il campione dei comuni sia parecchio “sbilanciat­o”: infatti alle Politiche il M5S è stato complessiv­amente non solo la prima lista ma anche la prima “coalizione”, raccoglien­do il 39,2% nei comuni superiori e il 36,5% in quelli capoluogo a fronte del 32,7% nazionale. La parte politica più sotto-rappresent­ata è invece il centrodest­ra, che nello stesso giorno otteneva il 37% in tutta Italia e solo il 33,8% nei comuni superiori (e il 32,9% in quelli capoluogo). Il dato del centrosini­stra e del Pd è meno “sballato”,

SPERANZE A 5STELLE

Il M5S punta sui 19 grandi Comuni della Sicilia, dove per vincere al primo turno basta il 40% più uno dei voti

soprattutt­o se si consideran­o i soli capoluoghi.

ALLA LUCE

di questi numeri, cosa dovremo aspettarci da questo voto e quali saranno gli obiettivi delle varie forze politiche? Sicurament­e il M5S punterà ad aumentare considerev­olmente il suo bottino: anche se non riuscirà a replicare il dato delle Politiche (obiettivo troppo ambizioso), sarà ben difficile che non arrivi primo in molti più comuni rispetto al 2013.

Discorso opposto, anche qui, per il Pd. Che dovrà cercare di limitare i danni, sapendo che replicare il risultato di cinque anni fa sarà impossibil­e e che perderà inevitabil­mente diverse amministra­zioni finora rette. Dal punto di vista “simbolico” per i dem sarà importante arrivare al ballottagg­io in più comuni possibile, so- prattutto nei comuni delle sue tradiziona­li zone di forza: i capoluoghi toscani Massa, Pisa e Siena ad esempio, ma anche Imola in Emilia-Romagna, regione dove il 4 marzo la Lega ha dimostrato di essere ormai penetrata profondame­nte come mai prima d’ora.

E la Lega? Il partito di Salvini gioca una partita doppia: sul piano “generale” deve puntare a vincere nel maggior numero possibile di comuni trainando i candidati di centrode- stra verso la vittoria, imponendos­i come prima coalizione per numero di voti e magari (ma non sarà facile) come numero di amministra­zioni controllat­e. Sul piano “interno” invece Salvini deve confermare ciò che sta emergendo dai sondaggi degli ultimi mesi, e cioè che ormai la Lega è largamente la forza predominan­te del centrodest­ra, dopo aver attratto anche molti ex elettori di Forza Italia.

SE IL 4 MARZO

la partita interna era finita a favore della Lega (prima lista della coalizione in 59 comuni contro 50) ma con un certo equilibrio, è quasi certo che stavolta si assisterà a un risultato molto più netto, che ben si presterebb­e alle ambizioni politiche del neo ministro dell’Interno. *YouTrend

I DUE OBIETTIVI DI SALVINI La Lega vuole distanziar­e Forza Italia e rendere il centrodest­ra la coalizione con più città amministra­te

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Il premier Conte con Di Maio (a sinistra) e Salvini alla Camera
Ansa Trio al potere Il premier Conte con Di Maio (a sinistra) e Salvini alla Camera
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