Il Fatto Quotidiano

“Aemilia”, rischia lo stop il processo a cosche e politici

Si rischia anche la scarcerazi­one di alcuni imputati per scadenza dei termini

- » FERRUCCIO SANSA

Un anno di processo a rischio. Imputati nella più grande inchiesta degtli ultimi anni sulla ’ ndrangheta al Nord che potrebbero tornare in libertà prima della sentenza.

A Reggio Emilia il processo Aemilia rischia una battuta d’arresto devastante. Una pronuncia della Cassazione – decidendo sull’impugnazio­ne presentata da Luca Andrea Brezigar difensore di uno degli imputati – ha infatti annullato l’ordinanza con cui nel maggio 2017 i magistrati avevano disposto la celebrazio­ne del processo nonostante lo sciopero degli avvocati. Le conseguenz­e sono imprevedib­ili: secondo i difensori degli imputati, infatti, tutte le udienze successive all’or dinanza sarebbero annullate. Insomma, un anno di lavoro andrebbe perduto. È l’ipotesi peggiore per il processo. C’è però anche chi sostiene che soltanto le due udienze incriminat­e – quelle celebrate durante lo sciopero nel maggio 2017 – sarebbero da ripetere. E chi, infine, sostiene che la decisione della Cassazione dichiara nulla soltanto l’ordinanza incriminat­a e non le udienze. Quindi non ci sarebbero effetti sul processo.

Tutto comincia, come ha raccontato la Gazzetta di Reggionel maggio dell’anno scorso quando gli avvocati italiani dichiarano uno sciopero contro la riforma del ministro Andrea Orlando. A Reggio si stanno celebrando le udienze per uno dei tronconi del maxi processo Aemilia: oltre duecento imputati (calabresi, ma anche imprendito­ri emiliani). Un’inchiesta partita per una storia di false fatturazio­ni che poi, però, esplode raccontand­o le profondiss­ime radici del clan Grande Aracri in questa terra ai confini tra Emilia, Lombardia e Veneto. In aula arrivano i pentiti che raccontano di omicidi, puntano il dito verso il mondo della politica che si sarebbe mosso in quella zona grigia tra ’ndrangheta e affari ( soprattutt­o nell’edilizia). Responsabi­lità politiche, non penali.

Un processo che procede a marce forzate: bisogna senti- re centinaia di persone, una lotta contro il tempo anche in vista della scadenza dei termini di carcerazio­ne. La Corte cerca di accelerare i tempi, anche perché molti imputati sono detenuti, mentre c’è chi non ha alcun interesse ad arrivare a una sentenza in tempi brevi. E nel maggio dell’anno scorso, appunto, arriva lo sciopero degli avvocati. Saltano diverse udienze. Alla fi- ne il presidente della Corte, Francesco Maria Caruso, decide di andare avanti lo stesso: il diritto costituzio­nalmente garantito dei detenuti ad avere un processo equo in tempi rapidi, sostengono i giudici, prevale su quello dei difensori – anch’esso costituzio­nalmente garantito – allo sciopero. Viene emessa un’ordinanza che investe della questione la Corte costituzio­nale, ma dispone nello stesso tempo di procedere. Ecco il punto: secondo ambienti della difesa, bisognava sospendere il processo e attendere la pronuncia della Consulta (uno stop di oltre un anno perché la decisione arriverà il prossimo 4 luglio).

Intanto il processo è con- tinuato. Decine di udienze. È stato sentito, tra gli altri, il pentito Antonio Valerio che ha rivelato l’esistenza di omicidi di cui tra Reggio e Mantova non si sapeva nulla.

Ma adesso ecco che arriva una prima pronuncia della Corte di Cassazione. L’ordinanza dei giudici di Reggio sarebbe “abnor me”. Scrive la Suprema Corte: la Cassazione “nell’affermare che l’adesione del difensore all’astensione proclamata dagli organismi rappresent­ativi della categoria costituisc­e un diritto di rilievo costituzio­nale, ha statuito che, salvo il caso di prove non rinviabili il rigetto dell’istanza di rinvio dell’udienza motivata dall’adesione del difensore all’astensione collettiva, attuata in ottemperan­za alle prescrizio­ni delle norme speciali regolatric­i della materia, determina una nullità assoluta”.

Insomma, si rischia la nullità delle udienze celebrate durante lo sciopero. Ma la questione va molto oltre: “Allorché sollevi incidente di costituzio­nalità, il giudice è tenuto alla sospension­e del giudizio in corso...”, si dice in un altro passaggio. Ecco il punto chiave: il giudice del processo Aemilia, chiedendo alla Corte costituzio­nale di pronunciar­si, doveva fermare il processo? Sarà proprio la Consulta a dirlo. Nel frattempo di nuovo ci si divide: gli avvocati vorrebbero sospendere il processo fino a luglio. I giudici hanno deciso di andare avanti.

Il caso

Il tribunale proseguì le udienze durante lo sciopero dei penalisti del maggio 2017 La Consulta

I giudici hanno inviato gli atti alla Corte costituzio­nale senza sospendere l’istruttori­a

 ??  ?? In aula A Reggio Emilia si celebra il processo per il secondo troncone dell’inchiesta Aemilia
In aula A Reggio Emilia si celebra il processo per il secondo troncone dell’inchiesta Aemilia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy