Il Fatto Quotidiano

Partita l’Olimpiade di salto sul carro di Conte-M5S-Lega

VIVA IL GOVERNOMai­netti scrive sul suo “Foglio”

- » MARCO PALOMBI

L’editore Valter Mainetti ■ L’editore-finanziere ha problemi con i suoi fondi immobiliar­i e intima la svolta al suo giornale renziano. Ma non è il solo. Sono molte le conversion­i di questi giorni. Perfino i tecnici di Padoan al Tesoro si adattano all’arrivo di Tria

Non

ci sono solo i posti di sottogover­no e quelli nelle grandi partecipat­e che agitano in questi giorni gli uomini nuovi del governo. Quando sarà partito, nell’esecutivo gialloverd­e ci si inizierà a porre il problema di come “prendersi” gli enti previdenzi­ali: vale a dire Inps e Inail.

I MOTIVI per cui questo sarebbe razionale per Lega e M5S, anche al netto della legittima ambizione dei “nuovi barbari”, sono diversi: intanto l’Inps è un enorme bacino di potere al momento “occupato” da un presidente assai influente e con rilevanti agganci mediatici che si va qualifican­do come un “oppositore” del governo (vedi, da ultimo, le polemiche di Tito Boeri sul costo del reddito di cittadinan­za e delle modifiche alla riforma Fornero delle pensioni, riforme che avranno probabilme­nte entrambe bisogno del duro lavoro dell’Inps); quanto all’Inail - che si occupa dell’assicurazi­one anti-infort unisti cadei lavoratori– è un istituto che ha meno appeal mediatico, ma moltissima liquidità i quali,g raz ieau- na legge del 2015, sono stati sottratti al fondo di tesoreria e possono essere usati in investimen­ti di vario genere. La battaglia vera, comunque, è sull’Inps e la Lega - partito maggiormen­te esperto in “guerra delle poltrone” rispetto agli odierni alleati - si sta già ponendo il problema. Matteo Salvini avrebbe destinato a un posto con Luigi Di Maio al Lavoro Alberto Brambilla, esperto di pre- videnza con qualche conflitto di interessi e già sottosegre­tario al Welfare con Maroni: è stato lui ad aver scritto la parte del contratto di governo in cui si parla delle modifiche agli attuali meccanismi di pensioname­nto (la quota 100 che dovrebbe eliminare lo “scalone Fornero” riportando l’età di uscita da 67 a 64 anni).

NELLA STESSA LEGA, però, c’è chi – come Giancarlo Giorgetti – vedrebbe meglio Brambilla alla guida dell’Inps (di cui fu consiglier­e d’amministra­zione negli anni Novanta) al posto di Boeri: “Se dovessi scegliere col cuore, andrei all’Inp s”, conferma al Fatto Quotidiano lo stesso Brambilla.

Come si fa a “cacciare” subito un presidente che ha un mandato che scade nel 2019 e perché? Farlo è difficile, e di sicuro mediaticam­ente non indolore data la potenza di fuoco del “nemico”, ma di certo non impossibil­e. Il piano, peraltro, lo ha già predispost­o il Pd quando, nel corso del 2017, pensava di liberarsi anzitempo di Boeri.

Breve premessa: dal 2008, anno del ritorno al potere di Silvio Berlusconi, iniziò all’Inps il lungo regno di Antonio Mastrapasq­ua prima da commissari­o e poi, grazie a una go-

Lega in manovra Giorgetti pensa sia meglio che il loro esperto di previdenza vada all’Istituto e non al governo

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