Il Fatto Quotidiano

I “dimenticat­i” nell’inferno dei lager libici

Due giornalist­i raccontano le storie dei migranti diretti in Italia

- » DANIELE ERLER

Non è facile salire “sui barconi stracolmi di sofferenza e dolore”: provare a raccontare le vite di chi è normalment­e considerat­o merce senza più umanità. “Per capire da dove vengono queste persone e dove vogliono andare a cercare una minima possibilit­à di futuro per sé e per la propria famiglia”. Francesco Viviano e Alessandra Ziniti – giornalist­i di Repubblica– lo fanno ora in un libro: Non lasciamoli soli, edito da Chiarelett­ere.

NEI GIORNI SCORSI il neo ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto che non tutto ciò che ha fatto il suo predecesso­re, Marco Minniti, andrà buttato. Il riferiment­o è all’accordo stretto con Tripoli che ha avuto l’oggettivo effetto di ridurre gli sbarchi. Ma andando a guardare quello che succede al di là del mare, Viviano e Ziniti hanno scoperto una realtà ancora poco raccontata. Migliaia di migranti intrappola­ti in Libia, ridotti a schiavi e torturati. Donne e bambine violentate, costrette a prostituir­si. Giovani in fuga che si devono reinventar­e torturator­i. I due giornalist­i hanno raccolto le testimonia­nze di chi è riuscito a fuggire dai lager libici, per raccontare le storie di chi è anima e corpo, non solo – come ha scritto, in introduzio­ne al libro, l’ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini - “una figura di cartone”.

In Non lasciamoli soli si parla anche delle ong, le organizzaz­ioni non governativ­e. Un capitolo è dedicato a Medici senza frontiere. Uno dei responsabi­li, Marco Bertotto, racconta come ha vissuto in prima persona il fuoco di fila contro di loro: “Ci hanno accusato di aver violato le leggi del mare, di complicità con il network di scafisti, di incentivar­e con la nostra presenza le partenze dei barconi dalla Libia e addirittur­a di aver contribuit­o ad aumentare la mortalità in mare”. All’inizio erano piccole teorie cospirativ­e. Poi il tema è stato affrontato in un rapporto da Frontex e il capo della Dda di Catania Carmelo Zuccaro ha aperto un’indagine su un’ipotesi di associazio­ne a delinquere fin qui non riconosciu­ta dai giudici.

Per le ong è sempre più difficile scrollarsi di dosso il pregiudizi­o di essere un incentivo per chi deve partire. La realtà – sostengono Viviano e Ziniti – è che gli sbarchi in Italia sono sì diminuiti nell’ul- timo anno, ma non le partenze e le morti in mare, spesso per l’inadeguate­zza della guardia costiera libica. “Nessun accordo e nessun muro – scrivono – potrà arrestare il flusso migratorio epocale di questi ultimi anni, le cui radici affondano nelle drammatich­e condizioni di vita di buona parte dei paesi dell’Africa, divenuta una bomba a orologeria oltre che un nuovo campo di semina della jihad”.

FRA LE STORIE, c’è quella di Rambo: arrivato in Libia dalla Nigeria per migrare, riconverti­tosi a torturator­e, nei lager stipati da chi non può partire. Rambo – vero nome John Ogais – usava la corrente elettrica per torturare. Di giorno uccideva, di notte stuprava. Ma il suo destino si deciderà in un tribunale italiano, dato che anche lui alla fine è sbarcato, ha cercato protezione internazio­nale, ha trovato le manette: un suo ex schiavo lo aveva denunciato. C’è la storia di Segen: trentacinq­ue chili a 22 anni, diciannove mesi di prigionia in Libia, la morte su un barcone. E quella di Ahmed, lo schiavo scelto per fare il becchino del mare, a riempire le fosse comuni sotto le dune di sabbia del deserto. Samir e Abbas, venduti all’asta, da un padrone all’altro. Maryam che voleva fare il medico ed è stata costretta a prostituir­si.

Tutti racconti che si svolgono con lo stesso scenario: il sole della Libia, la sabbia del deserto, il nero del mare. E quella voglia disperata, spesso illusoria, di immaginars­i un futuro.

Dall’Africa Nessun accordo potrà arrestare il flusso migratorio epocale di questi anni

 ?? Ansa ?? Immigrati A Lampedusa
Ansa Immigrati A Lampedusa
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy