“Scrivo l’ultimo Millennium in attesa di raccontare il Nulla”
L’INTERVISTA 2019 pubblicherà il sesto capitolo della saga Nel frattempo in Italia esce il suo romanzo del 2005, “Il cielo sopra l’Everest”
PScrittore e giornalista svedese classe ’62, è il prosecutore della Trilogia Millennium di Stieg Larsson. Ha scritto tre biografie, una dedicata a Ibrahimovic, “Io, Ibra”, e diversi romanzi roprio come Gustave Flaubert, il giornalista e scrittore svedese David Lagercrantz ha un sogno, poter scrivere un giorno un romanzo sul nulla. Un libro dopo l’altro ha costruito una carriera solida e, dopo aver raccontato il mito di Zlatan Ibrahimovic ( Io, Ibra), il quarto e il quinto capitolo della serie Millennium ( Quello che non uccide; L’uomo che inseguiva la sua ombra)– subentrando con personalità al defunto Stieg Larsson –, Marsilio ha appena pubblicato un suo libro del 2005 (sinora inedito in Italia) il thriller psicologico in alta quota, Il cielo sopra l’Everes t. Prendendo spunto da alcune tragiche vicende realmente accadute nel 1996, narra due spedizioni che nel 2000 osarono una scalata che si concluderà in tragedia, portando sulla pagina più di venti personaggi ma dando risalto a due antieroi con un rapporto agli antipodi con la montagna, Giuseppe Cagliari e lo svedese Jacob Engler. Lagercrantz pone l’uomo di fronte alla natura, mescolando ingredienti esplosivi come l’invidia e la paranoia dettata dall’alta quota. Eppure la scintilla creativa è giunta guardando un filmato sul relitto del Titanic, oscillando “fra la pulsione della morte e la spinta a sfidare i limiti imposti dalla natura, poiché noi dobbiamo sempre attraversare i confini”.
Cosa l’ha spinta sopra gli 8000 metri?
Il giornalismo ha un limite: non può rivelare i pensieri interiori dell’umanità. Non può seguire qualcuno che sta piombando nella morte, seguendone gli stati d’animo, narrandone la disperazione. Un vuoto d’emozioni che solo un romanzo può colmare.
Nel libro sottolinea un filo rosso che lega il relitto del Titanic alla cima dell’Everest.
Sono due fra i punti più distanti sulla faccia della Ter- ra. Il più alto e il più remoto che possiamo raggiungere. Entrambi ci affascinano e ci terrorizzano, invocano la vita, profumano di morte e hanno un una desolazione poetica insita proprio nel fatto di essere inospitali, refrattari alla vita stessa.
Qui racconta le spedizioni di vip che montano lussuosi campi base in alta quota, scandalizzando e affascinando gli sherpa.
È un cortocircuito cultura- le, possiamo considerarlo come una deriva coloniale, una forma di dominazione dell’occidente che affascina persino gli sherpa da cui dipende la vita della spedizione in alta quota. Eppure questo turismo sta alimentando il benessere di queste popolazioni.
Racconta il rapporto con la montagna, le allucinazioni, le membra che congelano, il delirio. Com’è riuscito a portare il lettore fino a 8000?
È stata la sfida più grande. Del resto, il piacere di scrivere un romanzo è la capacità di combinare diversi punti di vista, sogni, tentazioni e pulsioni. Questa sto- ria è il viaggio su una montagna ma anche e soprattutto dentro noi stessi. Non so perché ci si dedichi a uno sport così pericoloso come l’alpinismo ma l’umanità è sempre stata attratta dalla follia, dall’irrazionalità. Sono convinto di una cosa, noi dobbiamo attraversare i confini.
Cosa rappresenta l’Everest?
La montagna rappresenta il viaggio interiore. Un viag- gio dentro il degrado e nella nudità umana.
C’è attesa per il prossimo capitolo di Millennium (in uscita nell’autunno 2019, sempre per Marsilio). Sarà il sesto della serie, il terzo a sua firma. Può anticipare qualcosa?
Ammetto che all’inizio le aspettative erano quasi asfissianti ma ho trovato la mia strada e ho dato la mia impronta alla storia, il mio taglio di scrittura. Credo che il prossimo libro potrebbe essere il mio miglior Millennium di sempre. Di sicuro, sarà l’ultimo. In tutta la mia vita ho avuto la necessità di andare avanti, accadrà anche stavolta e mi lascerò alle spalle Lisbeth e Mikael. È giusto che accada.
Nelle ultime pagine scrive che desidererebbe scrivere un romanzo sul nulla. Anche Flaubert espresse questo desiderio. Trasformare il nulla in qualcosa è un grande sogno. Ho scritto e dato vita a magnifiche storie nei miei romanzi, sarebbe interessante prendersi il tempo per descrivere nature morte, solo nature morte. Ma lo farò davvero?
Da intellettuale svedese, lei cosa ne pensa della decisione di non assegnare il Nobel della letteratura quest'anno?
È un disastro. Adesso in tutto il mondo hanno la consapevolezza che abbiamo una Nobel Academy of Literature decisamente carente di valori morali. Hanno dimostrato un’incompetenza incredibile. La prego, non mi faccia dire altro.
Biografia DAVID LAGERCRANTZ All’Accademia per il Nobel della Letteratura hanno combinato un disastro, dimostrando un’incompetenza incredibile