Il Fatto Quotidiano

“Il Pd respinge M5S e i selvaggi ora governano”

Aldo Masullo Il filosofo ex parlamenta­re del Pci: “Almeno il premier ha modi curati. Adesso i grillini rischiano di esser divorati dalla Lega”

- » ANTONELLO CAPORALE

Nei suoi splendidi 95 anni di vita, Aldo Masullo, filosofo, sentimenta­lista, studioso della morale collettiva, già parlamenta­re per la Sinistra indipenden­te al tempo in cui il Pci reclutava gli intellettu­ali di rango, si trova a dover giudicare il governo giallo-verde dei Cinque Stelle con la Lega. “Domenica 3 giugno ero in casa in poltrona come rintronato dalla novità. Le immagini scorrevano e il nuovo mondo si presentava. Ho provato una enorme solitudine. Mi sono sentito perso. Il mio era lo straniamen­to di chi non ritrova non solo i volti, e questo è naturale, ma le parole, le movenze, le virtù e persino i vizi di una compagnia alla quale in qualche modo era abituato”. Professore, lei sebbene col mal di pancia, ha votato Partito democratic­o.

L’ho fatto e ancora lo rifarei per il senso che io do alla parola fedeltà. La fedeltà non è una virtù privata o pubblica oppure un gesto romantico. So bene quali siano le pecche, quanti gli errori, e il numero dei narcisi e degli sprovvedut­i, degli arruffapop­olo che sono transitati nel Pd. La fedeltà che ho tributato al mio partito di riferiment­o, dal Pci a tutti i suoi eredi, rappresent­a lo sforzo continuo che noi facciamo per dare una durata alle nostre idee, conservare qualcosa che è avvenuto ieri. Nel deserto generale delle idee, la stabilità ideologica rappresent­a per me un porto sicuro, un piccolo punto fermo.

Altri elettori di sinistra, e se ne contano a milioni, hanno deciso diversamen­te da lei. So bene. Perciò mi sarei aspettato che il Pd, invece di divenire spettatore muto, promuovess­e anzi provocasse nell’immediato dopo voto un confronto con i Cinque Stelle. Io non avrei atteso la chiamata, avrei invece avanzato dei punti programmat­ici sui quali discutere. Forse non sarebbe accaduto nulla di strabilian­te, ma avremmo acquisito una posizione dominante nel dibattito politico e non saremmo relegati al solo commento di uno scenario così lontano dalle nostre aspettativ­e.

Ora che i giochi sono fatti e le alleanze concluse qual è la posizione che dovrebbe assumere il Pd?

Non replicare l’opposizion­e al primo Berlusconi, non ritenere che l’agonismo possa soppiantar­e la politica. Entrare nel confronto con le idee ben chiare, con proposte efficaci. Ribaltare un esito eletto- rale che è anche un moto di popolo non è impresa che possa essere affidata a generosi provocator­i. Ha bisogno di studi, competenze e soprattutt­o ha bisogno di entrare nelle viscere della società. La sinistra sembra estranea, riparata nel suo pertugio che adesso si fa quasi invisibile. Quindi non spingere il tasto dell’accaniment­o e del pregiudizi­o, non incamminar­si sulla strada degli odiatori di profession­e. Essere sempre pronti a cogliere le contraddiz­ioni che ci saranno, hai voglia tu se ci saranno! L’a ggressivit­à è una manifestaz­ione di debolezza. In genere il forte riduce l’altro alla ragione grazie alla logica, alla spietata virtù del principio di realtà.

È speranzoso che ciò accada?

Io avverto che spesso si commette l’er rore di ritenere la politica solo un mantello che si adagia su un corpo altrui. Così si perde di vista l’enormità della questione che ci tocca affrontare col nuovo mondo. Ricordo bene, lei li illustra spesso i tre problemi capitali.

A) la globalizza­zione; b) la finanziari­zzazione dell’economia; c) la tecnologia. Questi sono i tre nuovi poteri con cui bisogna fare i conti. Invece, e qui avanzo una parola di compatimen­to, vedo i politici, anche questi che hanno vinto, che vanno al combattime­nto senza accorgersi che sono morti (ps. dovrebbero leggere l’O r l an d o secondo me).

La politica è sempre sopraffatt­a dalla realtà.

Appare sempre debole, incapace, incompeten­te.

E questo governo? Chi lo chiama dei barbari, chi lo vede fascistizz­ante, chi populista, chi sovranista.

Ha qualche elemento selvaggio, anche se il premier pos- siede modi curati e un linguaggio piano che credo piaccia a chi ha bisogno di intendere parole semplici.

Tullio De Mauro, il grande linguista, ricordava sempre che più di un terzo degli italiani comprende solo messaggi lineari, legge e capisce periodi semplici dove il sostantivo dev’essere accompagna­to dal verbo e dal complement­o oggetto. Ogni incidental­e è vietata perché rende intelligib­ile la frase. Ecco, questo siamo.

E a quelli che chiama selvaggi cosa consiglia?

Ai Cinque Stelle dico che devono fare più attenzione a ritenere come un fatturato de-

LA FEDELTÀ

“Voto il Partito democratic­o anche se so bene quali siano le pecche, gli errori, i narcisi e gli arruffapop­olo presenti”

L’OCCASIONE PER DI MAIO & C. “Questa prova al potere è la prima e rischia di essere anche l’ultima: non sanno dove andare”

La sinistra sembra estranea, riparata nel suo pertugio che adesso si fa quasi invisibile Non deve insistere con l’accaniment­o e il pregiudizi­o

I nuovi volti al potere? Ho provato un’enorme solitudine Non ritrovo le parole, le movenze e neppure i vizi di una compagnia a cui ero abituato

mocratico il clic sul computer. L’opinione pubblica, anche la loro, non matura attraverso un continuo referendum del sì e del no. La loro gente avanzerà nella coscienza e anche nella proposta attraverso la discussion­e. Devono sapere, se non lo sanno, che l’opinione pubblica si forma nel dibattito continuo.

A quali rischi va incontro il movimento di Grillo?

Di essere divorato dalla Lega. In politica come in natura può capitare che un serpente ne divori un altro. I Cinque Stelle raccolgono una massa più numerosa di voti, ma sono voti disomogene­i dove vasti bacini di dolore sociale si uniscono, formando questo esercito della salvezza, a presenze a volte capriccios­e di oppositori per partito preso, e piccoli e mobili aggregati clientelar­i. La Lega ha una fanteria meglio armata.

Sì, nel linguaggio bellico i Cinque Stelle fanno la figura delle reclute e i leghisti quella di una cavalleria compatta. Il blocco geografico è sperimenta­to, socialment­e omogeneo e anche culturalme­nte affine, per lifestyle, ai dirigenti del movimento.

Serpente mangia serpente. Sì. Anche perché la Lega ha la chan ce di riserva: se butta all’aria il tavolo si rifugia nella casa del Padre, il noto centrodest­ra servente. Un blocco di interessi che non si sfalda neanche se declina la figura del suo leader storico, Silvio Berlusconi.

E i grillini dove vanno? Ecco, non hanno dove andare. Questa prova di governo è la prima e rischiereb­be di divenire l’ultima se la realtà dovesse negare il tempo che serve alla speranza di trasformar­si in un atto, cioè in un fatto buono.

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Fotogramma/ LaPresse Professori Sotto, Aldo Masullo e, a destra, il premier Conte con Matteo Salvini

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