Il Fatto Quotidiano

LASCIAMO L’ODIO NELLE LATRINE WEB

Gl’insulti ad Asia Argento e l’indignazio­ne di Pigi Battista

- » ANTONIO PADELLARO

Leggo sul Corriere della Sera questo titolo: “Asia linciata sul web dai nuovi inquisitor­i”. Con due brevi sommari: “Gli odiatori (anonimi) senza pietà per l’attrice”.“Il pubblico assiste sbigottito a questa moderna caccia alle streghe senza limiti”. Asia è l’attrice Asia Argento – devastata dalla gravissima perdita del suo compagno Anthony Bourdain – e l’autore dell’ar t ic o lo , Pierluigi Battista si occupa con indignazio­ne, giusta e condivisib­ile, dei commenti (scagliati contro una figu- ra femminile simbolo del caso Weinstein) che promanano dalle “latrine dei social network”. Domanda ingenua: quando fu che le latrine, di cui conosciamo la funzione, sono diventate scranno di “inquisitor­i”, e come è stato possibile che i loro miasmi abbiano raggiunto un “pubblico sbigottito”?

Da quando esistono, i commenti web degli odiatori (anonimi) vengono paragonati alle scritte sui muri dei vespasiani, oscenità spesso accompagna­te dall’identità dei bersagli scelti (con relativa utenza telefonica). Risposta scontata: oggi, grazie o per colpa della Rete quegli insulti sono divenuti globali. Ok ma chi ci costringe a leggerli e soprattutt­o a renderli pubblici? È come se (per restare nella metafora web -wc) qualcuno prendesse accurata nota dei messaggi da latrina e ne divulgasse il contenuto con un grosso megafono in giro per la città. Eppure liberarci di quei gas mefitici sarebbe perfino più semplice che dare un’imbiancata alle pareti indecenti. È sufficient­e, pensate, non spingere un semplice, piccolo pulsante sul computer. E ignorare quei poveri squilibrat­i e la materia in cui sono immersi. Vi assicuro che si può vivere benissimo senza. Infatti se non andassimo a cercare i msg escrementi­zi, loro non potrebbero venire a cercare noi (tanto più che gli autori-odiatori una volta scoperti cominciano a scusarsi e a piagnucola­re). Certo, lo sappiamo, quel semplice pulsante genera contatti che generano pubblicità che generano introiti. È il pubblico bellezza e tu non puoi farci niente. Anzi sì: non frequentar­e le latrine.

Come le scritte nei bagni. Chi ci costringe a leggerle e, soprattutt­o, a renderle pubbliche? Non farlo è semplice: proviamoci

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