Il Fatto Quotidiano

Poveri ciccioni, inseguiti dai fissati delle diete e pure da Greenpeace

L’obesità è ormai considerat­a un fattore inquinante globale Ma se la Natura soffre non sarà colpa di chi mangia insalate a tonnellate e quintali di frutta?

- » ANTONIO D’AMORE

Una premessa fondamenta­le: l’autore di questo articolo è un convinto ciccione. Sì, è vero, logica e regola vorrebbero che il cronista si limitasse ai fatti, ma stavolta – e capirete perché – è diverso. Molto diverso. Pochi giorni fa, infatti, è stato presentato a Edimburgo, in occasione del meeting annuale sullo stato di salute dei cittadini del mondo, lo studio di un docente italiano, che tenta di dimostrare, per la prima volta, quale sia “l’impatto ecologico dell’obesità”. Sì, avete letto bene: l’obesità considerat­o un fattore inquinante globale. Ecco perché la premessa era fondamenta­le: il cronista deve limitarsi ai fatti, ma quando i fatti significan­o ritrovarsi ad essere colpevole dell’in q ui n am e nt o del pianeta, allora le cose cambiano. E non solo, perché a realizzare quello studio è stato il professor Mauro Serafini, docente della Facoltà di Bioscienze dell’Università di Teramo, città nella quale il vostro cronista vive.

Dunque, c’è una competenza fisica e una territoria­le. Concedetem­i il diritto alla difesa. Lo scopo del professor Serafini, che è un riconosciu­to scienziato, con lavori citati in tutto il mondo, è questo: “Definire un indicatore che valuta i chili di cibo sprecato che consuma una persona in sovrappeso o obesa e il suo impatto ambientale in termini di emissioni di anidride carbonica, consumo di acqua e di terreno sottolinea­ndo l’insostenib­ilità nutriziona­le ed ecologica dell’obesità”. INSOMMA, i ciccioni bevono troppo, occupano troppo spazio, producono troppa anidride carbonica respirando e sprecano troppo cibo, con gli avanzi dei loro pantagruel­ici banchetti. Nell’elenco delle colpe manca, almeno per ora, la valutazion­e delle emissioni di metano, ma prima o poi vedrete che, subito dopo gli animali degli allevament­i intensivi.

Certo, qualcuno, a difesa dei sovrappeso, potrebbe sostenere che, in realtà è raro che l’obeso sprechi, anzi: di solito non fa prigionier­i, ma il professor Serafini non ha dubbi e ne calcola anche la quantità: “Il Metabolic Food Waste/ Spreco alimentare metabolico associato all’obesità a livello mondiale è risultato essere di circa 141 miliardi di tonnellate di cibo sprecato”.

Le conclusion­i sono inevitabil­i: se prima i chili di trop- po nuocevano gravemente alla salute di chi li portava, adesso la ciccia nuoce gravemente alla Natura. In un attimo, un disagio personale diventa un caso mondiale, un problema soggettivo diventa un caso collettivo, con il rischio che se fino a ieri dovevi proteggert­i solo dai maniaci delle diete, adesso magari ti viene a cercare Greenpeace.

E, MENTRE, il professor Serafini teorizza: “La sfida del prossimo futuro si baserà sulla capacità dell’essere umano di adottare stili di vita e regimi alimentari a basso impatto ecologico e ad alto valore funzionale”, il cronista sovrappeso si chiede: ma se la Natura soffre, non sarà colpa di tutti quelli che mangiano insalate a tonnellate, frutta a cassette, verdure a quintali?

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