Bergamo, water-gate in carcere
L’ex direttore rubava pure i sanitari
Corruzioni,
assunzioni clientelari, atti falsificati, disparità di trattamenti dei detenuti. Ruberie vari anche. I water ad esempio. Nuovi di zecca, portati via dall’ex direttore. E poi addirittura risme di carta e pure apparati per la videosorveglianza. Al carcere di Bergamo le cose andavano così. E non solo: in via generale la gestione della cosa pubblica era a totale disposizione di interessi privati. Dunque, perché non usare una guardia penitenziaria per andare, in orario di lavoro, a ricaricare due bombole di gas per il direttore. È successo anche questo. L’impietosa fotografia emerge dalle 34 pagine di ordinanza di custodia cautelare a carico di sei persone.
Tra loro l’ex direttore del penitenziario, andato in pensione solo poche settimane fa. Si tratta di Antonino Porcino. Con lui due imprenditori di una ditta individuale, oltre a due dirigenti sanitari e al comandante della Polizia penitenziaria. La figura centrale dell’inchiesta, coordinata da carabinieri e Guardia di finanza, è certamente Porcino, il quale, secondo il gip, ha mostrato “un elevato spessore delinquenziale”. I bergamaschi ieri hanno appreso la notizia senza grossi sussulti. Ormai sono abituati. Nel giro di un anno e mezzo sono finiti indagati l’ex questore, l’ex direttore dell’Inps e l’ex direttore del carcere.
NEGLI ATTI DEPOSITATI ieri viene citato anche l’attuale procuratore di Brescia Tommaso Buonanno. Il magistrato, che non risulta indagato, viene intercettato mentre chiede ad Antonio Ricciardelli, comandante del corpo di polizia penitenziaria, di poter aver un colloquio più lungo con il figlio Gianmarco, arrestato nel febbraio scorso per aver compiuto una rapina a bordo dell’auto del padre. Fatto che avverrà. Con il colloquio durato un’ora e mezza, mentre sul registro viene annotata solamente un’ora. La cosa si ripeterà per due volte. A redigere l’atto saranno due guardie penitenziarie su richiesta del loro stesso comandante. Ed è a proposito di questi episodi che il giudice annota: “La complessiva gestione dei detenuti all’interno della struttura penitenziaria di Bergamo è, spesso, concretamente avulsa da criteri di parità”. L’ex direttore, ad esempio ha, secondo la Procura, coordinato la regia per ottenere 205 giorni di malattia adducendo una sindrome ansiosa-depressiva, “sindrome del tutto inesistente”. Intercettato, Porcino chiede al suo medico di base: “Qual è la sindrome che devo accusare? Dipende da motivo di servizio? E scrivilo, scrivilo. Devo essere grave”. Da lì a poco Porcino sarebbe andato in pensione.
C’è anche una piccolo appalto da pilotare. Si tratta delle forniture di macchinette di cibo e bevande nel carcere di Monza. In questo caso Porcino fa sponda con il Commissario capo della penitenziaria. “Fagli dare il parere favorevole (…) fammi sapere quello che vuoi che glielo dico io”. Il 30 marzo scorso, eccolo Porcino salire in auto. Che fa? Conta i soldi: “Tremila e cinque, tremila e otto”. Totale 3.800 euro. Valore della corruzione, secondo il giudice. Le ruberie contestate non finiscono qua. Scrive il giudice: “Porcino in concorso con due agenti della Penitenziaria si appropriava di due water nuovi e di un circuito Dvr (videosorveglianza, ndr) a otto canali, il tutto di spettanza dell’amministrazione Penitenziaria”. Nulla resta intoccato, anche alcune risme di carta e l’uso dei dipendenti per suo scopo personale. E poi, come detto, l’episodio che riguarda il procuratore di Brescia. “Noi – dice Ricciardelli a proposito dei colloqui del magistrato con il figlio – registriamo sempre un’ora (…) ma gli facciamo fare un po’ di prolungata”. Ci sono poi le assunzioni pilotate. Una per un ruolo di infermiera, dimostra “come gli indagati considerassero l’amministrazione strumento per ottenere vantaggi privati”. Dice Francesco Bertè, dirigente sanitario del carcere: “I colloqui li faccio io (…). L’assumiamo in anticipo e poi quando c’è il concorso glielo facciamo fare”.
IL GIUDICE nel motivare il carcere per Antonino Porcino spiega che sono emerse altre “condotte penalmente rilevanti”. Tra queste alcune truffe assicurative allo stato prescritte. Porcino, inoltre, è persona dalle molte “conoscenze” con “soggetti di rilievo nel campo politico”. Conoscenze anche nel mondo della malavita, allacciate per via della sua passione per il gioco, lui frequentatore del casinò di Saint Vincent. Tra questi, un tale Jordan, di origine rom che, viene riferito, “spacca i milioni” e vuole la sua “amicizia”. Infine Porcino, parlando della pensione con un imprenditore, ammette: “Resto sempre in circolo (…) in qualsiasi cosa posso esserti utile (…) tu sai bene (…) visto che ora abbiamo le elezioni un'altra volta”. Si attendono sviluppi. Anche perché allo stato, oltre ai sei arrestati, gli indagati sono ben 27. Nel mirino degli investigatori soprattutto i contatti politici dell’ex direttore.
L’intercettazione
Il procuratore di Brescia che chiede colloqui più lunghi con il figlio arrestato