L’obiettivo di Salvini & C: togliere le Ong dal mare
MIGRANTI Estate calda È solo al primo passo, punta a impedire l’operatività nel Mediterraneo La Farnesina: “Lo strappo ha aperto uno spazio politico in Europa che non c’era”
L’affaireAquarius si avvierà a conclusione oggi, ma Matteo Salvini canta vittoria già da un giorno, almeno da quando il premier spagnolo Pedro Sanchez s’è detto disposto ad accogliere la nave della ong Sos Mediterranée a Valencia: all’apertura non è seguita, dicono dall’imbarcazione, una comunicazione ufficiale. Dovrebbe arrivare stamattina, assieme a una vedetta della Marina. Ma non sono quei 629 immigrati l’obiettivo del ministro dell’Interno, come dimostra il tweet “urlato” di ieri mattina: “Oggi anche la nave Sea Watch 3, di Ong tedesca e battente bandiera olandese, è al largo delle coste libiche in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia. L’Italia ha smesso di chinare il capo e ubbidire, stavolta C’È CHI DICE NO. #chiudiamoiporti”.
L’OBIETTIVO finale, insomma, è impedire a tutte le navi delle Ong di fare il loro “lavoro” nel Mediterraneo: Salvini e la Lega sono da tempo convinti che ci sia un rapporto tra la presenza delle navi umanitarie davanti alle coste libiche e l’aumento degli sbarchi (e delle morti). È la teoria che nella versione hard vede i “taxi del mare” (Di Maio) o i “vicescafisti” (Salvini) essere parte attiva del traffico e sembrava aver trovato un appiglio nell’inchiesta del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, poi largamente sconfessata dai giudici (almeno finora).
Ora che è al Viminale, il leader leghista può condurre la partita anche sul piano pratico oltre che propagandistico: per questo andrà in Libia entro fine mese per proseguire l’opera di Marco Minniti nell’arruolamento in funzione di polizia anti-migranti delle tribù locali e per questo sta cercando di bloccare l’operatività delle Ong in mare, costringendole a snervanti e costose attese al largo e ad altrettanto costosi e lunghi viaggi se alla fine dovranno dirigersi in porti che non siano quelli italiani. Il fine è semplice: “Il mio obiettivo non sono i respingimenti, ma limitare le partenze”. Niente Ong, dunque, ma “la nostra Marina e la nostra Guardia costiera continueranno a salvare vite come sempre”(e una nave con mille migranti è in arrivo a Catania, ndr).
Per ora l’attivismo del leader leghista non sembra aver creato significative spaccature nel governo e il primo vertice tenuto ieri sera a Palazzo Chigi sembra aver confermato la linea: tutti insieme con Giuseppe Conte si sono messi a lavorare alla nuova Italia “cattivista” i vicepremier Salvini e Di Maio, i ministri Toninelli e Trenta, i capi dei Servizi e quello di Stato maggiore.
D’altra parte l’apertura spagnola, spiegano dalla Farnesina, “ha comunque reso lo strappo italiano un successo: il nuovo governo di Madrid ha aperto uno spazio politico di solidarietà in Europa che prima non c’era. Ora vanno ridiscusse le regole Ue sul fenomeno m ig ra to ri o”. Non vogliamo soldi per gestire gli arrivi, è la tesi del governo, ma solidarietà subito (“anche altri Paesi aprano i porti”, chiede Toninelli a sera) e modifiche di fondo: il grande azzardo – da avviare al Consiglio europeo di fine giugno – è la riforma del Regolamento di Dublino per eliminare il “principio del primo approdo” (il richiedente asilo resta nel Paese in cui arriva) e rendere più cogente il meccanismo dei ricollocamenti negli altri Paesi (finora sulla carta).
“DUBLINO”, però, è lontano futuro, mentre l’affaire Aquarius e la guerra fredda con le Ong costringe tutto il governo a darsi una mossa per ottenere solidarietà europea: il premier dovrà mettere la questione sul tavolo degli incontri con Emmanuel Macron (venerdì) e Angela Merkel (lunedì). Salvini, al solito, è già avanti: “Il nostro obiettivo è presidiare le frontiere esterne: domani (oggi, ndr) al mio collega tedesco chiederò come e in che tempi vogliono aiutarci”.
D’altra parte potenziare la malmessa Guardia costiera libica costa tempo e soldi e la missione Ue “Eunavfor Med” contro gli scafisti langue: cambiarne le regole d’ingaggio e potenziarla è più semplice rispetto alla modifica di Dublino. Sul lungo periodo, poi, c’è il pressing che il governo ha già avviato con la Nato (ieri la ministra Trenta ha incontrato il segretario Stoltemberg) perché sposti parte della sua attenzione dai Balcani al Sud del Mediterraneo. Ma Salvini, se ha qualche interesse nel medio periodo, ha bisogno di vincere la guerra mediatica ora: la lunga estate calda nel Mediterraneo è appena iniziata.
Tutti uniti
Nessuna spaccatura al vertice con Conte Presenti il capo di Stato maggiore e i Servizi La road map
Il vicepremier preme per i ricollocamenti nell’Ue. Toninelli: “Tutti aprano i porti”