Il Fatto Quotidiano

Musica: sostantivo femminile Almeno in futuro

- » CARLO BORDONE

Sono tante, e sono diverse tra loro. Per stile, età, genere musicale, estrazione artistica e sociale, possibilit­à di sfondare nel mainst ream. Quello che hanno in comune è che sono donne, e insieme stanno ridefinend­o il panorama pop come non accadeva da passate epoche d’oro (gli anni 70 e

90) della musica al femminile. Un attimo: una definizion­e come questa, anche se benintenzi­onata, ha già in sé un germe di maschilism­o.

Non esiste la musica

“al femminile”, intesa come ghetto più o meno dorato o arida categoria di mercato, esiste la musica e basta. Alla quale, appunto, una nuova ondata di artiste sta contribuen­do in termini non solo di qualità e quantità, ma anche portando una prospettiv­a in molti casi più innovativa della maggior parte degli omologhi maschili. A scorrere le uscite discografi­che della pri- ma metà dell’anno ci si accorge che una buona percentual­e dei lavori più interessan­ti sono firmati da donne. Si va dall’hip hop futurista e futuribile di Cardi B, CupcakKe e Princess Nokia al neo-r&b di Kali Uchis (e di SZAe Kelela l’anno scorso) dall’indie rock ispirato (e non stantio come gran parte del genere è purtroppo diventato) di Courtney Barnett, A nn a Burch, Soccer Mommy e Snail Mail al pop moderno ma con evidenti radici nel passato di Eleanor Friedberge­r e Natalie Prass, dal cantautora­to fragile e profondo assieme di Lucy Dacus a personalit­à forti come quel- la di Janelle Monáe ( pe r quanto un po’ troppo devota al santino di Prince nel suo ultimo Dirty Computer). Curiosamen­te, diverse delle artiste che hanno offerto di recente un punto di vista obliquo e delle narrazioni alternativ­e del presente si celano dietro pseudonimi: Fever Ray, Charli XCX, US Girls, la “v eterana” e l e ctro-gotica Zola Jesus, la stessa Lorde che ha spopolato nel 2017. Molti di questi nomi suoneranno sconosciut­i al grande pubblico, e alcuni probabilme­nte lo rimarranno. Ma nel loro complesso offrono una pluralità di linguaggi che, ispirandos­i a esempi come le eterne Björk e PJ Harvey e la più giovane St. Vincent, e rifuggendo dagli stereotipi cui il music business da sempre costringe le donne, stanno riformulan­do il discorso su temi come il rapporto con la tecnologia, l’identità (di genere e non solo), la crisi dei modelli culturali e sociali, il rapporto tra i

ALCUNI NOMI Princess Nokia, Kali Uchis, Soccer Mommy, Eleanor Friedberge­r, Lucy Dacus: sentiremo molto parlare di loro

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