LA CANZONE Il grido di Elisabetta alla prova della chemio
L’ex cantante dei Prozac+ ora nei Sick Tamburo ha inciso un brano sulla cura per il cancro
e bastasse una canzone” a risolvere i problemi sarebbe magnifico, ma se così non è quel che è certo e appurato è che una canzone può aiutare. È il caso di La fine della chemio, che Gianmaria Accusani ha scritto per l’amica e compagna di band nei Sick Tamburo e prima ancora nei Prozac+, Elisabetta Imelio, operata di tumore al seno nel 2015.
Quel brano, apparso nell’ultimo album della band Un giorno nuovo, torna ora in una versione corale che, per volere della stessa Elisabetta, vuol diventare un supporto emotivo forte per tutte le donne che si trovano a dover affrontare lo stesso mostro: “L’ho ascoltata per la prima vol- ta in macchina, mentre andavo all’ospedale per l’ennesima seduta di chemioterapia: è stato un istante, più potente della chemio, degli antidepressivi, degli incontri con la psicologa e di mille terapie coadiuvanti. Mi è arrivata addosso una bomba d’amore e di speranza, un’energia che mi ha dato gioia, forza e volontà indispensabili per affrontare tutto questo. Adesso voglio che questo meraviglioso regalo che mi è stato fatto sia di tutti. Voglio che chi sta affrontando il difficile percorso della malattia, possa avere lo stesso aiuto che ho avuto io. Per questo abbiamo deciso di chiedere a diversi artisti di cantare La fine della chemio assieme a noi, per raggiungere più persone possibili”.
All’appello hanno risposto Jovanotti, Tre Allegri Ragazzi Morti, Samuel, Elisa, Meg, Lo Stato Sociale, Pierpaolo Capovilla e ovviamente Manuel Agnelli, che a Elisabetta fu sentimentalmente legato negli anni 90 e per lei scrisse Elymania, uno dei brani più belli dell’album Hai paura del buio?.
I proventi di La Fine della C he mi o saranno devoluti in parte all’A.N.D.O.S. di Pordenone, associazione donne operate al seno, un gruppo di volontarie molto attive sul campo; in parte alla squadra di canoa “Donne in Rosa Lago Burida”, donne operate che attraverso lo sport divulgano il loro motto: “Insieme si vince sempre”.
Cresciute all’ombra dello Space Needle, a Seattle, città notoriamente piovosa, che ha dato i natali ad artisti come Jimi Hendrix oltreché alle più grandi band del Grunge, La Luz sono un gruppo surf-rock tutto al femminile che ha trovato in Los Angeles il luogo adatto in cui germogliare, sbocciare ed emergere. Dedite a un genere che fonde le armonie di Doo Wop al Dream Pop, con le chitarre sgargianti della musica da surf, le tastiere low-budget del Garage anni 60 e i ritmi semplici ma scattanti del Rock& Roll, lo spirito è quello di una formazione ancora amabilmente incontaminata e na ï f . Da qualche giorno hanno pubblicato il loro terzo album intitolato Fl oati ng Feauteres, bel semi-concept incentrato sul fragile mito del “successo facile”, composto da 11 brani, con testi che regalano immagini vivide e bizzarre: si medita sui sogni e su un’esistenza non isolata in Cicada, ci si diletta nei tropici folk-rock della West Coast in Mean Dream e California Finally, temendo poi la fine del mondo in Do n’t Leave me on the Earth.