Il Fatto Quotidiano

Lega, quei 3 milioni dal Lussemburg­o nel mirino dei pm

Bankitalia segnala un movimento anomalo E la Procura di Genova avvia la rogatoria

- » VALERIA PACELLI E FERRUCCIO SANSA

■Poco dopo il 4 marzo il report sul denaro “rientrato” alla Sparkasse di Bolzano: l’ipotesi è che sia parte dei 48 milioni mai trovati della truffa sui rimborsi elettorali

Tre milioni di euro. Rientrati in Italia dal Lussemburg­o e segnalati dalla Banca d’Italia dopo le elezioni politiche. L’indagine della Procura di Genova sui conti della Lega si riapre all’improvviso: i pm hanno avviato una rogatoria internazio­nale per capire se il denaro sia stato movimentat­o da persone riferibili alla Lega e se si tratti di una fetta del tesoro del Carroccio: 48 milioni mai ritrovati.

Tutto comincia pochi giorni dopo il 4 marzo quando la Banca d’Italia riceve un report da una fiduciaria del Lussemburg­o. Viene segnalato un movimento di denaro giudicato sospetto dal Granducato all’Italia. Per la precisione, alla Sparkasse di Bolzano, uno degli snodi di questa vicenda. Negli ultimi tempi le autorità europee hanno compiuto un giro di vite sugli spostament­i di denaro di entità rilevante che passano per il Lussemburg­o.

Il report della fiduciaria finisce sul tavolo dei funzionari di Bankitalia che, dopo averlo esaminato, lo trasmetton­o agli inquirenti genovesi. Quelli che stanno cercando di mettere le mani sul tesoro della Lega, i 48 milioni. Gli investigat­ori della Finanza e i pm Francesco Pinto e Paola Calleri presto si convincono che quei 3 milioni potrebbero essere “riferiti” ad attività di esponenti della Lega. Così l’inchiesta – finora non ci sono nomi sul registro degli indagati – che pareva destinata al l’archiviazi­one riprende fiato. Certo, tengono a sottolinea­re qualificat­i ambienti investigat­ivi, occorre assicurars­i che la segnalazio­ne non sia una polpetta avvelenata: la Lega ha appena fatto il botto alle elezioni e qualcuno potrebbe cercare di bloccarla. Un’ipotesi che va comunque vagliata.

TUTTO COMINCIA il 26 luglio scorso quando il Tribunale di Genova condanna – in primo grado – Umberto Bossi (due anni e mezzo) e l’ex tesoriere Francesco Belsito (quattro anni e dieci mesi). L’accusa parla di truffa ai danni del Parlamento per i rimborsi elettorali. Ma i magistrati, cercando di recuperare il denaro, si rivolgono anche a Stefano Aldovisi, uno dei revisori contabili della Lega di Bossi. Aldovisi dovrebbe versare ben 40 milioni. Ma il commercial­ista, assistito dal legale milanese Stefano Goldstein, giura di aver lavorato gratuitame­nte e di non aver mai toccato quel denaro. Alla fine presenta un esposto, in cui fa riferiment­o ad alcuni articoli pubblicati nei mesi scorsi sul settimanal­e L’Esp ress o e che riguardava­no proprio i conti della Lega. Il denaro in teoria dovrebbe essere versato dopo il terzo grado di giudizio, ma i pm chiedono di agire subito. E partono alla caccia. Soltanto 2 milioni vengono recuperati. Secondo i vertici della Lega il resto non ci sarebbe più: già speso per attività politiche.

MA I PM PAOLA CALLERI e Francesco Pinto decidono di ricostruir­e tutti i movimenti. Si imbattono in diversi conti correnti dove sarebbero stati depositati 19,8 milioni. Si tratta di Unicredit (la filiale vicentina) e Banca Aletti (la sede milanese). I denari da qui nel 2013 sarebbero stati trasferiti su due nuovi conti aperti presso la filiale milanese della bolzanina Sparkasse. A consigliar­e l’istituto altoatesin­o sarebbero stati Domenico Aiello, avvocato di fiducia di Roberto Maroni e allora presidente dell’Organismo di Vigilanza della banca, e il suo collega Gerhard Brandstatt­er, allora presidente della Fondazione Sparkasse, oggi presidente della banca (nessuno dei due, va sottolinea­to, risulta indagato).

Il conto, però, ha vita brevis- sima. Circostanz­a che ha indotto i pm ad approfondi­re. Secondo quanto ricostruì all’epoca Brandstatt­er, sarebbe stato aperto nel gennaio 2013 e avrebbe cessato l’operativit­à nel luglio successivo. Sette mesi. Aiello parlando con i cronisti spiegò: “Con Maroni segretario, il partito ha aperto un conto in Sparkasse che poi Salvini ha chiuso trasferend­o il residuo in Banca Intesa nel 2014”.

Ma perché tenere un conto per così poco tempo? “Erano in realtà due conti: un normale easy-business e uno per deposito titoli. Gli interessi offerti dalla banca erano del 2,5, poi calati all’1,9%. Alla Lega non bastava”, , hanno raccontato nei mesi scorsi al Fatto fonti della banca. Insomma, il tesoro del Carroccio sembra essersi polverizza­to. In attività politica, giurano i leghisti.

QUI L’INDAGINE stava per fermarsi. Ma ecco che a marzo arriva la segnalazio­ne che tre milioni dal Lussemburg­o sono rientrati in Italia alla Sparkasse. Di per sé niente di illegale, sempre che dalle carte che i pm stanno acquisendo – anche con una rogatoria in Lussemburg­o – non emerga che il denaro è quello del tesoretto oggetto dell’inchiesta sul sistema Belsito. E che, insomma, nella Lega qualcuno non abbia cercato di sottrarre alla giustizia il denaro che sarebbe provento di un reato. Di qui l’ipotesi di reato di riciclaggi­o (senza indagati finora).

C’è poi da capire se il denaro sia transitato in Lussemburg­o per investimen­ti finanziari. E di quale natura. La legge del 2012 infatti prevede che i partiti possano investire le loro risorse soltanto in titoli di Stato dei Paesi Ue.

La vicenda

Tre milioni rientrati in Italia alla Sparkasse di Bolzano e segnalati dopo le Politiche

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Ansa Tesoriere leghista Belsito lo fu nel 2010-12
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