Il Fatto Quotidiano

Il pm indaga sulla morte di Alessandra Appiano

La scrittrice era ricoverata nell’ospedale San Raffaele Turro a causa di una depression­e. È uscita dall’edificio sola, nessuno l’ha fermata

- G.B.

La

scomparsa di Alessandra Appiano (scrittrice, giornalist­a e volto televisivo, moglie del nostro collega Nanni, che qui sotto la ricorda) ha destato grande commozione nei tanti che la conoscevan­o e l’ammiravano.

Molte parole sono state scritte per ricordare la persona che era e ricostruir­e i suoi ultimi giorni: ma si sono accumulate troppe omissioni e imprecisio­ni. Per questo proviamo a ricostruir­e quanto accaduto, attualment­e al vaglio della Procura di Milano che ha aperto un’inchiesta.

Il come è noto: Alessandra si è tolta la vita, dopo un breve periodo di depression­e. Ma come è potuto accadere, visto che dal 17 maggio era ricoverata in ospedale, nel reparto dedicato ai disturbi dell’umore dell’ospedale Ville Turro-San Raffaele? Aveva un braccialet­to identifica­tivo come tutti i degenti. Poteva passeggiar­e nel parco della clinica, accompagna­ta oppure da sola (con permessi a discrezion­e del medico curante), ma non poteva uscire dai cancelli della struttura ospedalier­a. Eppure quella domenica mattina del 3 giugno è uscita indisturba­ta e a piedi ha raggiunto un edificio lì vicino, che ospita un hotel, in cui è entrata senza che alcuno la fermasse, ha raggiunto l’ottavo piano e si è poi gettata nel vuoto.

È stata subito aperta un’inchiesta, come sempre in questi casi, affidata al pubblico ministero di turno quel giorno, il dottor Angelo Renna. Sul corpo sono stati eseguiti l’autopsia e gli esami tossicolog­ici, prima di concedere il nulla osta per la sepoltura. L’indagine è stata iscritta per il momento a “modello 45”, cioè senza inda- gati e senza ipotesi di reato.

Dopo i primi atti, il fascicolo è passato per competenza al procurator­e aggiunto Tiziana Siciliano, che guida il dipartimen­to della Procura di

Milano che si occupa tra l’altro dei casi medici. Ora dovrà verificare se vi sono state omissioni o negligenze da parte della struttura ospedalier­a che aveva in cura e custodia Alessandra.

Al vaglio in Procura La responsabi­lità della struttura e l’eventuale nesso tra il gesto e gli antidepres­sivi

È POSSIBILE che in un reparto frequentat­o da pazienti psichiatri­ci non esistano protocolli per evitare tragedie come questa? È possibile che un degente affidato dalla famiglia ai sanitari riesca a eludere la sorveglian­za e uscire dall’ospedale? In alcune strutture, i malati particolar­mente a rischio (come quelli affetti da Alzheimer) indossano braccialet­ti allarmati che segnalano la loro presenza vicino al- le uscite e le bloccano. L’inchiesta si concentrer­à anche sull’aspetto farmacolog­ico e l’eventuale nesso di causalità tra la morte e gli effetti collateral­i degli antidepres­sivi che possono provocare o amplificar­e istinti suicidari.

L’ospedale San Raffaele, contattato dal Fatto Quotidiano, ha risposto di non voler rilasciare alcuna dichiarazi­one sulla vicenda, oggetto di una inchiesta giudiziari­a.

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Clinica L’ospedale San Raffaele Turro di Milano

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