“Bisogna aiutare i librai Non vendono mica scarpe”
“Ad Algeri sulle tracce di Charlot”
Dal vivo Kaouther Adimi sembra ancora più giovane che in foto, quasi una bambina. Eppure la 32enne algerina, autrice del romanzo La libreria della rue Charras ha già ricevuto al Salone di Torino il premio Goncourt- Choix pour l’Italie dalle mani di Eric Emmanuel Schmitt. Non è il primo riconoscimento conseguito da Adimi, che si è già accaparrata il prix du Style, il prix Beur, il prix Renaudot des Lycéens, ed è in lizza per gli altri maggiori premi letterari francofoni. La libreria della rue Charras racconta la vicenda di un luogo quasi mitico di Algeri, la libreria Les Vraies Richesses, un bugigattolo con un soppalco, un tavolo, un letto, foto, quadri e una marea di libri. Alcuni di questi sono stati pubblicati dallo stesso libraio, un giovanissimo e vulcanico Edmond Charlot. Il suo romanzo sembra un tributo a questo intellettuale. Edmond Charlot era un portento. Nel 1936 fondò uno spazio che era libreria, biblioteca, casa editrice, galleria. Si narra che abbia inventato il risvolto di copertina. Era un giovane di grande apertura, interessato alla letteratura mediterranea, si prefiggeva di pubblicare autori che scrivessero in francese, in arabo, in inglese. C’era una frase che si trovava sulla vetrina della libreria Les Vraies Richesses: ‘ Un uomo che legge ne vale due’.
Dovrebbe averla detta Valentino Bompiani, o magari siamo noi italiani ad avergliela attribuita. Charlot riesce a realizzare i suoi progetti? Charlot è stato in assoluto il primo editore di Camus, ma ha anche pubblicato Saint- Exupéry. O un libro coraggiosissimo durante la seconda guerra mondiale, come Il silenzio del mare di Vercors. Pare che Geltrude Stein si vantò di questo editore ‘resistente’, che fu una delle cause dell’arresto di Charlot. Al funzionario che gli chiese: ‘Sa perché lei è in prigione?’, Charlot rispose: ‘Perché è lei a non esser qua dentro’. Dopo la fine della guerra comunque Charlot continuò a creare un grande senso di comunità intorno a Les Vraies Richesses.
La libreria della rue Charras non è un romanzo storico canonico, perché c’è una linea di narrazione che riguarda il presente.
Il pretesto per parlare di quel luogo nasce dal fatto che Ryad, uno studente di ingegneria, si trova a fare uno stage ad Algeri. Il padre l’ha raccomandato, e ora Ryan deve occuparsi di mandare al macero tutto il materiale del fondo Charlot e imbiancare le pareti prima che Les Vraies Richesses diventi una pasticceria per vendere ciambelle. Però arrivando ad Algeri da Parigi s’imbatte nel vecchio Abdallah, l’ultimo baluardo di quella leggendaria storia novecentesca.
Da Parigi ad Algeri è il percorso opposto a quello che ha compiuto lei.
Sono rimasta ad Algeri sino al 2009, quando mi sono trasferita Parigi. Ma Algeri è rimasta sempre il cuore dei miei romanzi, questo è il terzo che la vede protagonista. E tutt’ora mi sento un’abitante di Algeri. Sono migliaia gli studenti che ogni anno abbandonano il Maghreb per trovare lavoro altrove. Prima o poi diventerà un problema diplomatico. È una città strana Algeri, dove le donne nubili vivono una condizione svantaggiata. È un luogo dove non esistono numeri civici, per dare un appuntamento si danno indicazioni come: vicino a un arco o davanti a un negozio. Ritorniamo ad Abdallah, alla comunità che si forma intorno a Les Vraies Richesses e alle voci del romanzo. In effetti c’è un noi che comprende il quartiere, gli algerini, gli arabi, contrapposti ai colonizzatori. Ma quel noi alla fin fine comprende anche i francesi. È la mia storia, la storia della mia famiglia che si intreccia a quella di una resistenza locale collettiva che prova a preservare ‘lo spirito del luogo’. La memoria in fondo è la somma delle nostre storie. E per raccogliere tutte queste vicende, ho dovuto fare molte ricerche, lavorare su documenti dell’epoca, parlare con chi aveva conosciuto Charlot. Può esistere al giorno d’oggi un libraio come Charlot? Per Charlot era più facile. Attualmente in Algeria non credo che esistano più di 50 librerie. Bisognerebbe aiutarli i librai, non vendono mica scarpe, e non è detto che tutti possano avere il talento e la passione di Charlot. Non c’è distribuzione editoriale in Algeria, gli editori indipendenti si mettono i libri in macchina e li portano loro in giro. Per fortuna c’è una nuova generazione alfabetizzata che sembra pronta a leggerli.