Mondiali orfani, tu per chi tifi?
CALCIO (E POLITICA) Con Russia-Arabia inizia oggi il Mondiale Tanta magnificenza, sicurezza, ma poco interesse nella popolazione
Grandiosi,
propagandistici, divertenti e terribilmente costosi: i Mondiali di Russia che partono oggi sono il giocattolo di Vladimir Putin. La nostra nazionale starà a guardare dopo il flop del pareggio fatale con la Svezia che ci ha escluso dal torneo. Ma gli italiani tiferanno lo stesso? E per chi? Saranno conquistati dall’haka degli islandesi o dai soliti favoriti Brasile- Argentina-Germania & C.? Lo abbiamo chiesto a Roberto Beccantini, Rossella Brescia, Massimiliano Bruno, Maccio Capatonda, Mimmo Calopresti, Silvia D’Onghia, Sabrina Ferilli, Massimo Giletti, Antonio Padellaro, Omar Pedrini, Edoardo Pesce, Pinuccio, Andrea Scanzi, Gianmarco Tognazzi e Paolo Ziliani
Grandiosi, propagandistici, divertenti e terribilmente costosi: i Mondiali di Russia sono il giocattolo di Vladimir Putin. Il senso di portare fino alla sperduta Ekaterinburg, nel cuore della Transiberiana, la Coppa del mondo di calcio che forse non a caso la madre Russia non aveva mai ospitato, non sta nei magnifici impianti in cui si giocheranno le partite, e di cui nessuno sa cosa fare dopo il torneo. Nemmeno delle infrastrutture, sacrificate sull’altare di altri investimenti. Figuriamoci se nello sviluppo o la passione del pallone, che da queste parti ha un sacco di problemi e continuerà ad averli in futuro, tra fallimenti di club, spese scriteriate e giovanili trascurate.
LA RISPOSTA a tutte le domande sull’evento che da oggi alla finale del 15 luglio terrà incollati gli occhi del pianeta è sempre lui, l’uomo che i Mondiali li ha voluti e adesso è pronto a raccoglierne i frutti.
Alle 18 ora locale (le 17 italiane) inizia il torneo con la non irresistibile sfida fra la nazionale di casa e l’Arabia Saudita. A Mosca, dove si gioca il match inaugurale, è tutto pronto: lunedì 25 mila persone hanno partecipato alla festa d’apertura, attratte più da concerti e spettacoli che dall’evento in sé (e infatti non è detto che lo stesso avvenga nei prossimi giorni per le partite). A San Pietrobur- go, l’altro centro principale, è ancora tutto uno scalpiccio di preparativi: c’è chi finisce di montare gli ultimi pannelli intorno allo stadio e alla Fan zone, chi pianta fiori nelle aiuole, chi pulisce strade e stazioni. Di Marocco- Iran, prima gara in calendario domani, si preoccupano in pochi: sarà al massimo una prova generale per quando in città arriverà la nazionale, magari accompagnata dal presidente. L’obiettivo non sono le partite ma fare bella figura: davanti a lui, davanti al mondo.
PER QUESTO la Russia ha speso uno sproposito: secondo stime ufficiali, 11 miliardi di dollari, ben più del budget previsto inizialmente. Se non sarà il Mondiale più caro della storia, è solo perché 4 anni fa al Brasile sfuggirono le cose di mano (e oltre 15 miliardi di tasca); ma qui nel conto mancano gli extra che esploderanno a fine torneo, ci sono tutte le premesse per stabilire un nuovo primato. Per fare cosa non è molto chiaro: si parla di soli 3-4 miliardi in infrastrutture ( aeroporti, strade e ferrovie); il grosso se ne è andato in altre spese e negli stadi (almeno 5 miliardi), quasi tutti autentiche cattedrali nel deserto. Qualcuno ha chiesto se non si sarebbe potuto risparmiare: “F or se sì”, ha ammesso Vladimir Kirillov, vice- governatore di San Pietroburgo. “Ma abbiamo avuto un sacco di spese per la sicurezza. E poi volevamo fare le cose per bene”. Appunto.
È QUESTIONE di apparenze, dimostrazioni di forza. Anche l’ordine pubblico: da queste parti vale un po’ il principio per cui più poliziotti si vedono in giro, più ci si sente al sicuro. In Russia ci sono circa 900 mila agenti di polizia: nessuno sa quanti ne saranno impiegati per la Coppa del mondo, ma le altre città sono state letteralmente svuotate per presidiare in maniera massiccia quelle ospitanti. A ogni angolo e ingresso della metro, davanti agli stadi o ai monumenti, c’è sempre un ufficiale in divisa dall’aria torva a cui però è stato ordinato di essere meno brusco del solito, almeno per questo mese. Lo stesso alla dogana: il governo ha dovuto fare concessioni allo strettissimo regime di visti, ma non ha rinunciato a ispezionare documenti, bagagli e persino dispositivi elettronici di ogni singolo visitatore. Tutto deve funzionare alla perfezione: magari nelle stazioni delle città più periferiche, o nelle stanze dei ritiri delle squadre meno blasonate, qualcosa fuori posto ci sarà. Ma la prima impressione è buona ed è quella che conta, se poi non ci saranno imprevisti. A Putin la Coppa del mondo, come già le Olimpiadi invernali di Sochi 2014, serve per restituire un’immagine positiva del suo Paese, moderno, efficiente, potente. E a farsi applaudire pubblicamente, come successo ieri quando il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha interrotto il congresso decisivo per l’assegnazione del Mondiale 2026 per tributargli i dovuti omaggi. “Lo sport va oltre la politica”, si è raccomandato Putin. Ma se i Mondiali sono qui è soprattutto per questo. Finiti gli ossequi al padrone di casa, l’assemblea ha deciso che la prossima edizione (dopo quella invernale del 2022 in Qatar), si terrà in Usa, Messico e Canada, tutte insieme: un inedito torneo a 48 squadre (oggi ce ne sono solo 32) in addirittura 3 nazioni e 16 città diverse, distanti tra loro fino ad oltre 4.500 chilometri. Dimentichiamoci il Mondiale come l’abbiamo conosciuto. Il Marocco, che puntava su un format compatto e
PROSSIME EDIZIONI Dopo la parentesi invernale del 2022 in Qatar, la Fifa ha dato il torneo del 2026 a Usa, Messico e Canada
sul fascino arabo, è stato battuto nettamente: troppo alti i rischi di organizzazione in un Paese ancora in via sviluppo, ma soprattutto troppo bassi i ricavi previsti, a fronte della prospettiva di oltre 14 miliardi di fatturato promessi dalla candidatura nordamericana. “Follow the money”, dicono loro.
INTANTO, però, tocca alla Russia. Qui contano di più magnificenza e orgoglio: concetti semplici, su cui il presidente e il suo popolo sembrano tutto sommato in sintonia. Nonostante le spese fuori controllo, il clima di festa che ancora non si sente, le ombre su sicurezza, rispetto dei diritti umani e violenze degli hoo lig an, un Mondiale è sempre meglio averlo che non: i russi sono fieri soprattutto di ospitare un grande evento planetario, anche se la manifestazione interessa relativamente, e il pallone ancora meno. “La Russia nella storia non è mai stata conquistata, ma ora sarà conquistata dal calcio”, ha detto ieri Infantino. Invece succederà ancora una volta il contrario.