Il Fatto Quotidiano

L’untore dell’Hiv: 228 donne sono a rischio contagio

Arrestato 35enne sieroposit­ivo: “Infettata una donna”. In un file le altre partner

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

“L’Aids non è un virus, ma l’anticorpo stesso. Non sono contagiato perché quella malattia non esiste, così esorcizzo la morte”. A parlare è Claudio Pinti, 35 anni, originario di un Comune in provincia di Ancona, arrestato l’altroieri dalla Squadra mobile di Ancona e accusato di aver contagiato consapevol­mente la sua fidanzata, una coetanea del posto, che a marzo ha scoperto di essere sieroposit­iva. Gli inquirenti, coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo marchigian­o, ritengono plausibili rapporti sessuali non protetti, etero e non solo, con 228 partner occasional­i. Lui che, stando ai referti medici acquisiti dalla Procura, sapeva di essere sieroposit­ivo dal lontano 2009.

L’INDAGINE è all’inizio: lunedì sera l’ultimo rapporto consenzien­te, il giorno dopo gli agenti della mobile e dello Sco, il Servizio operativo centrale della polizia di Roma, guidati da Francesca Capaldo hanno bussato alla porta della casa di Montecarot­to dove viveva assieme ai genitori. Padre e madre di Pinti, ai quali è stata affidata la figlia di Pinti, avuta da una precedente relazione. Proprio qui si nasconde un’ombra inquietant­e. La donna, sua coetanea, è morta ne ll’agosto del 2017, uccisa dall’Aids e qualora fosse confermato il nesso tra la malattia contratta e il decesso, per il nuovo “untore” il reato cambierebb­e da lesioni gravissime dolose aggravate dalla malattia a omicidio con dolo eventuale.

Dalla peste manzoniana del 1630 allo choc di un contagio seriale da Hiv del Terzo mil- lennio. Dai Promessi Sposi alla follia delle relazioni intessute su social network, chat, siti per incontri, a volte anche espliciti, dove offrire e chiedere sesso non necessaria­mente a pagamento. Il nuovo “untore”, apparentem­ente “malato” di sesso e perennemen­te a caccia di relazioni “facili” con donne sposate, più dirette e prive delle fasi del corteggiam­ento. Il sesso in testa, ma anche la lu- cida follia del negazionis­ta, ossia di chi non ammette l’esistenza del virus e dunque non si è posto alcuno scrupolo a ogni preliminar­e di rapporto sessuale.

Lui stesso, secondo l’accusa, imponeva alle partner il sesso libero, senza protezioni, una sorta di vessillo di virilità. Così facendo potrebbe aver direttamen­te infettato oltre 200 persone – tante ne aveva regi- strate in una specie di file privato – e, come in un domino drammatico, a catena altre centinaia di persone.

La storia ha dei tratti analoghi a quella di Valentino Talluto, il 33enne romano che per anni, fino al 2017, ha intrattenu­to rapporti con una trentina di donne, tacendo la sua sieroposit­ività e infettando­le. L’inchiesta di Ancona ora promette sviluppi inimmagina­bili, specie dopo l’esplosione del caso con i suoi particolar­i. Ieri la questura del capoluogo marchigian­o ha diffuso un appello: “Per esigenze investigat­ive e per il rilevante interesse pubblico, la squadra mobile sta cercando di contattare coloro che possano aver avuto incontri sessuali con il Pinti. Chiunque fosse in possesso di notizie utili, è pregato di contattare con urgenza il personale della polizia di Ancona”. È lecito attendersi l’arrivo di nuove testimonia­nze scioccanti. Se non fosse stato per l’ultima fidanzata di Pinti, che ha fatto partire l’inc hies ta, Pinti avrebbe continuato chissà per quanto le sue folli pratiche.

“SONO STATAdefra­udata della libertà di scegliere, ingannata rispetto alla sua patologia. Ormai io sono stata contagiata e ho deciso di denunciare per porre fine alla sua cattiveria. Non vorrei che capitasse ad altre donne ciò che è successo a me”, ha raccontato la donna conosciuta per caso da Pinti a febbraio. Un incontro per strada, due chiacchier­e, lo scambio dei numeri e l’inizio di una frequentaz­ione. Ad aprile la donna ha iniziato ad accusare violenti stati febbrili e mal di gola. Una parente del Pinti le ha chiesto se fosse a conoscenza del fatto che lui fosse sieroposit­ivo: “Il mondo le è caduto addosso _ racconta l’avvocato della donna –, l’ansia del virus poi confermata dalle analisi e una vita drasticame­nte cambiata. Il suo unico desiderio è stato quello di fermare Pinti, di evitare che ad altre donne potesse succedere la stessa cosa. I fatti sono maturati in un contesto di assurdi e conniventi silenzi. Tanti sapevano della sieroposit­ività dell’uomo, ambienti familiari in particolar­e, ma tutti hanno taciuto”.

Seduttore seriale Denunciato dall’ultima fidanzata: “I familiari sapevano tutto”. La ex è morta di Aids nel 2017

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Ansa Polizia L’arresto di Claudio Pinti (foto sotto) ad Ancona
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