Il Fatto Quotidiano

Diversi in che senso?

- » MARCO TRAVAGLIO

La retata romana porta la questione morale nel cuore dei due partiti che hanno appena dato vita al governo: i 5Stelle e la Lega. E questa è la vera novità dell’indagine: che ci siano di mezzo pure esponenti Pd e Forza Italia non è più una notizia. Le responsabi­lità penali, come sempre, le accerterà il giudice se e quando la Procura le porterà sul suo tavolo con una richiesta di rinvio a giudizio. Quelle etiche e politiche si possono già intuire dall’ordinanza del gip, con le accuse ad arrestati e indagati e con alcuni fatti ritenuti penalmente irrilevant­i che però sono politicame­nte rilevantis­simi. C’è un costruttor­e romano, Luca Parnasi, chiamato dalle giunte Pd Marino e Zingaretti a costruire lo stadio della Roma a Tor di Valle, con una mega- speculazio­ne tutt’in torn o. Quando i giochi sembrano fatti, nel 2016 i 5Stelle vincono le Comunali e s’insediano al Campidogli­o con Virginia Raggi e la sua squadra. Non sono contrari allo stadio, ma alla speculazio­ne. Dopo un anno di tira-e-molla in Conferenza dei servizi, nel 2017 la giunta Raggi convince la Roma e Parnasi a dimezzare le cubature.

Intanto Parnasi, rampollo di una famiglia di palazzinar­i abituata – come altre – a ungere le ruote della politica, lubrifica gl’ingranaggi alla vecchia maniera. Non solo a Roma, ma anche a Milano, dove ambisce a costruire lo stadio del Milan. Lì – per tenersi buono, così dice lui, tutto il centrodest­ra – regala 250 mila euro alla onlus Più Voci, vicina alla Lega di Salvini, che pare l’abbia utilizzata come cassaforte alternativ­a a quella del partito sequestrat­a dai giudici dopo le condanne di Bossi e Belsito per la nota rapina di fondi pubblici. Parnasi offre anche una casa a uno del Pd, che però rifiuta: si chiama Pierfrance­sco Maran e merita una menzione, in un paese dove i politici che rifiutano favori sono merce rara. Il finanziame­nto a Più Voci non è illecito, ma non è trasparent­e perché onlus e fondazioni, anche se legate a partiti, possono schermare i donatori con la scusa della privacy. Poi – sempre per l’accusa – Parnasi promette incarichi profession­ali per 100 mila euro e procura “b u on a stampa” (tramite l’eterno faccendier­e piduista Bisignani) a Luca Lanzalone, detto Mister Wolf. Avvocato genovese che ha lavorato per Beppe Grillo, Lanzalone è diventato intimo di Casaleggio, che l’ha inviato come consulente prima a Livorno per aiutare la giunta Nogarin a salvare dal crac la municipali­zzata dei rifiuti, poi a Roma per assistere la giunta Raggi nel ginepraio dello stadio. Infine è diventato presidente di Acea, il colosso misto dell’acqua e dell’energia, in quota Campidogli­o.

E di lì, proprio in questi giorni, consigliav­a il M5S per le nomine pubbliche. In attesa di capire se Mr Wolf abbia commesso reati (è dubbio che sia assimilabi­le al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio), se davvero si fece promettere incarichi da Parnasi, si è posto in palese conflitto d’interessi. E si deve dimettere da Acea, non solo perché si trova agli arresti. Più marginale appare la posizione del capogruppo M5S Paolo Ferrara, accusato di aver chiesto al costruttor­e un progetto gratuito per il restylingd­el lungomare di Ostia: un’opera pubblica, non una faccenda privata come quelle contestate invece al consiglier­e regionale del Pd Michele Civita (la promessa di assunzione del figlio) e dei forzisti capitolini Adriano Paolozzi (25 mila euro con fatture false) e Davide Bordoni (promesse di somme imprecisat­e). La giunta Raggi, che deliberò lo stadio dimezzato, non è coinvolta: o Parnasi ha trovato le porte chiuse, o non ci ha neppure provato.

Diversamen­te da altri partiti, M5S e Lega non gridano al complotto togato, all’acc animento giudiziari­o o alla giustizia a orologeria. Salvini però difende Parnasi, dicendo che è una persona perbene, anche se dalle carte risulta tutt’altro. Di Maio ripete che nei 5Stelle chi sbaglia paga e attiva probiviri. Ma se i due azionisti del governo Conte vogliono dimostrars­i diversi dagli altri, non possono accontenta­rsi di così poco. Salvini, ora che Parnasi è in carcere per corruzione, deve restituirg­li i 250 mila euro versati alla onlus leghista. E pubblicare nomi e importi degli altri donatori. I 5Stelle devono cacciare Lanzalone da Acea, dopo aver preteso l’elenco di tutti gli incarichi profession­ali ricevuti da quando lavora per loro, per verificare e stroncare altri eventuali conflitti d’interessi. E guardarsi da figure ibride come la sua, destinatar­ie di ogni genere di attenzione e tentazione. Ma non basta: la maggioranz­a giallo-verde ha i numeri in Parlamento per fare in modo che scandali del genere non si ripetano, o almeno per renderli più difficili. Come? In tre modi.

1) Riformare la legge Letta che consente ai partiti di occultare i finanziame­nti privati fino a 100 mila euro dei donatori che vogliono restare nell’ombra; ed eliminare l’ipocrisia della privacy che copre i foraggiato­ri delle fondazioni, delle onlus e delle altre associazio­ni legate a partiti e a singoli politici, aiutandoli ad aggirare l’obbligo di trasparenz­a sui finanziame­nti. Ciascuno può ricevere tutti i soldi che vuole, purché lo dichiari nell’apposito registro in Parlamento, consultabi­le da tutti i cittadini elettori.

2) Introdurre l’agente sotto copertura che s’infiltri nella PA per testare l’integrità di chi ricopre pubbliche funzioni e di chi vi si rapporta.

3) Varare la legge sui conflitti d’interessi, che faccia tesoro del caso Lanzalone: nessuno oggi può sapere quali incarichi riceve, e da chi, nella sua attività privata, un dirigente pubblico o parapubbli­co. Una legge seria deve creare un’anagrafe patrimonia­le per chiunque tocchi un solo euro di denaro pubblico. Da questi atti si distingue un “governo del cambiament­o” da un governo come gli altri.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy