Il Fatto Quotidiano

Mr Wolf, dopo la Capitale voleva posti dal governo

In Campidogli­o il grillino Lanzalone ha vinto le resistenze su Tor di Valle E il giorno dopo il giuramento già trattava poltrone per sé e per il socio

- » PAOLA ZANCA

Dopo aver preso in appalto dal Campidogli­o la partita dello stadio della Roma, la Lanzalone& partners era pronta al salto di qualità e puntava dritto al governo. Il 2 giugno l’avvocato Luca Lanzalone, profession­ista genovese da un paio d’anni in trasferta a Roma per conto di Grillo e Casaleggio, è sugli spalti allestiti ai Fori imperiali. Prima festeggia la Repubblica, poi si confronta al telefono col suo socio Luciano Costantini sugli avanzament­i di carriera che porterà il nuovo esecutivo, fresco di giuramento. “Luciano - annotano gli inquirenti - afferma che Alfonso gli ha detto che vorrebbe portarlo ovunque e aspetterà che Luciano gli indichi la posizione che vuole assumere”. Alfonso è il neo ministro della Giustizia Bonafede: li conosce bene, Lanzalone e i suoi, perché insieme a Riccardo Fraccaro ha aiutato la sindaca Virginia Raggi nella gestione della macchina capitolina. E, secondo gli ortodossi M5S, sarebbe stato proprio lui a portare l’avvocato a Roma.

ORA CHE I CINQUE STELLE sono al governo, il piatto è ricco e Lanzalone sa di essere nella posizione in cui non c’è motivo di accontenta­rsi: “Luca - si legge nell’ordinanza - dice di aver detto a Luigi (Di Maio, ndr ) che è interessat­o alla nomina a commissari­o in qualche amministra­zione straordina­ria piuttosto che Cdp”. In quelle ore, Lanzalone, è in corsa per Cassa depositi e prestiti ma, fatti due conti, ha valutato che fare l’amministra­tore giudiziari­o delle aziende in crisi rende di più: al telefono cita il caso di Enrico Laghi che “fattura 700 mila euro al mese”. Lo ha conosciuto, Laghi, in Acea, la multiutili­ty del Comune di Roma di cui Lanzalone è diventato presidente ad aprile del 2017. Un anno prima, l’avvocato genovese era stato spedito a Livorno per affiancare il sindaco 5 Stelle Filippo Nogarin nella gestione di Aamps, la municipali­zzata dei rifiuti. Poi, a fine 2016, era sbarcato in Campidogli­o: pur in assenza di un incarico formale (la Raggi, a marzo 2017, tenterà invano di formalizza­re “l’incarico di collaboraz­ione di fatto già conferito e in essere”), i vertici M5S gli avevano chiesto aiuto per sbrogliare la pratica dello stadio della Roma. Da lì in poi non se ne è più andato, fino agli arresti domiciliar­i di ieri.

SI È FATTO AMICI, nella Capitale. Uno su tutti: Luca Parnasi, il costruttor­e che doveva trattare con il Comune oneri e cubature. Una trattativa difficile per i Cinque Stelle, da sempre ostili alla speculazio­ne connessa al nuovo impianto sportivo a Tor di Valle, tanto da nominare un assessore all’Urbanistic­a, Paolo Berdini, notoriamen­te contrario al progetto. Finirà con uno sconfitto, Berdini (si è dimesso a febbraio 2017). E un vincitore, Parnasi, almeno fino a ieri.

In mezzo ai faldoni pubblici, infatti, il costruttor­e avrebbe infilato affari e consulenze private, necessari a “schermare l’illecito rapporto sussistent­e con il pubblico funzionari­o” e ad assicurare “costan- ti e rilevanti utilità”. Non solo economiche: il 6 aprile, per dire, Lanzalone è amareggiat­o per un articolo di Dagospiach­e malizia sulla consiglier­a di Acea, Giada Gilardi. L’avvocato convoca Parnasi sul roof garden dell’hotel Eden e gli spiega che “Di Maio si è agitato subito” e bisognereb­be trovare una soluzione. Il costruttor­e non fa una piega: si rivolge a Luigi Bisignani (che ha ottimi rapporti con il sito di gossip) e promette: “Se vuoi non gli faccio scrivere manco mezzo pezzo di carta su di te”. L’articolo verrà alleggerit­o. Poi ci sono le relazioni, persone con cui Parnasi lo può mettere in contatto: lo stesso Bisignani, ma anche i costruttor­i Pierluigi Toti e Pietro Salini. Infine la casa, tallone d’Achille del funzionari­o pubblico: “Mi darai una mano a conquistar­e (inc.) per una casa a Roma!”, dice Lanzalone a Parnasi. “Rent o...?” domanda l’anglofono costruttor­e. “Non lo so, vediamo!”. Una conversazi­one, si legge nell’ordinanza, “nella quale gli interessi pubblici si intreccian­o strettamen­te con quelli privati degli interlocut­ori, uscendone soccombent­i ”. D’altronde, per Parnasi, Lanzalone è ormai “Mr Wolf”, risolve problemi: “È lui che ha risolto lo stadio!”. Che sia la porta d’accesso al Movimento lo certifica una telefonata del 16 maggio: “Sto mondo 5 stelle...”, dice Parnasi a una donna, “ormai proprio sodali”.

Ai Fori Imperiali

Il 2 giugno il partner festeggia: “Bonafede mi mette dove voglio” Trattativa con Di Maio

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LaPresse Luca Lanzalone

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