Il Senato applaude a banchi (quasi) unificati
“Non accettiamo lezioni”, ovazioni per il leghista anche da Forza Italia e FdI
L’impatto
visivo è notevole: quando Matteo Salvini chiude il suo primo discorso da ministro al Senato – l’informativa sul caso della nave Aquarius – ad applaudirlo c’è praticamente l’intero emiciclo, salvo l’ultimo spicchio a sinistra, quello occupato dagli eletti del Pd e del gruppo misto.
SE IL PARLAMENTOriflette almeno in parte la sensibilità dell’opinione pubblica, sul tema immigrazione il consenso del leghista si direbbe schiacciante: non c’è solo la standing ovation dei senatori del Carroccio e gli applausi convinti dei Cinque Stelle, ma pure le ovazioni di Forza Italia e Fratelli d’Italia, due dei tre partiti d’opposizione. La richiesta di scuse alla Francia e a Macron viene appoggiata platealmente persino dal più longevo de- mocristiano di Palazzo Madama, Pier Ferdinando Casini. Non proprio un eversivo. “L’Italia – scandisce il senatore bolognese – non può accettare lezioni e gli insulti che i francesi ci hanno rivolto in queste ore, non sono respinti solo dal ministro Salvini, sono respinti da tutta l’aula del Senato e da tutti gli italiani”.
Per il vicepremier la que- stione Macron si è trasformata in un’arma di legittimazione e consenso. A livello continentale Salvini si è vantato di un fatto nuovo: la “buona cooperazione tra Roma, Vienna e Berlino” e l’improvviso isolamento di Macron. A livello interno il governo si è mostrato compatto: la linea del leghista è stata rafforzata dalle parole e dalle decisioni del premier Conte e dei ministri tecnici Tria e Moavero.
In aula il capo del Carroccio ha confermato la linea dura sulle Ong e messo in fila i numeri su cui basa la sua richiesta di scuse al governo transalpino: “Chiedo al presidente Macron di passare dalle parole ai fatti e accogliere domani mattina i 9 mila immigrati che si era impegnato ad accogliere, dando un segnale di generosità concreta. La Francia ci dice che siamo cinici, ma dal primo gennaio al 31 maggio ha respinto alle frontiere e rispedito a casa nostra 10.249 esseri umani, comprese donne e bambini disabili”.
LA SECONDA DEDICA è alla Spagna: “Ringrazio il buon cuore del presidente Sanchez. Mi auguro e spero che eserciti la sua generosità anche nelle prossime settimane, avendo spazio per farlo. Ricordo i numeri, secondo i quali a oggi l’I- talia ospita nelle sue strutture circa 170.000 richiedenti asilo. I numeri ci dicono che in Spagna sono 16.000. Sedicimila contro 170.000”.
Nei 21 minuti della sua informativa, il ministro dell’Interno si lancia pure in un’impresa ardita: smettere la veste del Salvini “brutto e cattivo”– quello che ha affidato agli slogan sull’immigrazione buona parte delle fortune elettorali – e assumere la fisionomia dello statista savio. Addirittura caritatevole: “Sono stufo dei bambini che muoiono nel mar Mediterraneo perché qualcuno li illude che in Italia e in Europa ci siano casa e lavoro per tutti. Sono stufo di questi morti di Stato! Sono stufo di questi morti di Stato!”.
Più tardi tocca a Toni Iwobi, primo senatore di colore della storia della Repubblica e responsabile Immigrazione della Lega. Le prime parole di un eletto di origini nigeriane a Palazzo Madama avvertono “migliaia e migliaia di giovani africani” di non “illudersi di un futuro in Italia” . Dice Iwobi: “Io non voglio essere complice del nuovo schiavismo moderno”. Il Senato applaude a banchi (quasi) unificati.