Il Fatto Quotidiano

Nascite Terrorizza­ti dal Nuovo Mondo, non ci spaventa lo svuotament­o del Vecchio

- FRANCO NOVEMBRINI PAOLA ANDREINI SELVAGGIA LUCARELLI FABRIZIO VINCI PAOLO SANNA FQ

Nell’intervista sul Fa t to di ieri, all’ammiraglio Vittorio Alessandro, uomo di grande competenza e umanità, vengono citate alcune leggi marittime che fanno, o dovrebbero fare, chiarezza sugli interventi di soccorso in mare al gran numero di disperati che, nonostante gli slogan elettorali­stici, tenderanno ad aumentare a meno che non si provveda ad affrontare il problema là dove esso nasce, cioè in Africa. Si fa un gran parlare del primo porto sicuro escludendo con ciò i porti non affidabili dal punto di vista della sicurezza.

La norma, vecchia di secoli, fa riferiment­o per lo più a naufraghi che non potevano essere lasciati nei porti in cui comandavan­o pirati e schiavisti o nemici religiosi ma ora si tratta, almeno nel Mediterran­eo, di qualche giorno di navigazion­e per raggiunger­e qualsiasi stato europeo che vi si affaccia.

Più interessan­te invece è l’altra norma richiamata dall’amm ira gli o, quella circa la nazionalit­à della nave che debba considerar­si come territorio nazionale e che in acque internazio­nali è nella completa disponibil­ità del comandante della nave. Se si facesse osservare questa norma il territorio che i migranti toccano per primi sarebbe quello della nazionalit­à a cui appartiene la nave.

Ora le cose si complicano in quanto, come nel caso dell’Aquarius e di molte navi delle onlus sono comandate da un capitano, che è bene ricordare rappresent­a la legge in mare, di una nazionalit­à, la nave batte bandiera di un’altra nazione e l’armatore (la onlus) è di un’altra ancora, per finire con l’equipaggio che può essere composto da marinai di mezzo mondo.

Quindi se la nave appartiene allo stato di cui batte bandiera e perciò gode dei diritti garantiti da leggi internazio­nali che ne vietano in acque internazio­nali l’abbordaggi­o e altre garanzie che si applicano ai confini nazionali, perché non applicare anche quella della territoria­lità per i profughi? IL NUOVO RAPPORTO Istat sull’incremento delle nascite dice che per il terzo anno consecutiv­o, nel nostro Paese, si registrano meno di mezzo milione di nuovi nati. Chi finora ha contribuit­o alla crescita demografic­a sono le donne immigrate che, nel concreto, sono quelle che mettono al mondo più figli. Mi chiedo se il problema si accentuerà ancora di più ora, con la chiusura dei porti: chiuderli significa recidere l’unica vera risorsa che abbiamo per la crescita, seppur minima, demografic­a dell’Italia. CARA PAOLA, concedimi il momento “scheda di Paolo Pagliaro” perché ti devo fornire un paio di dati ancora più preoccupan­ti: nel 2017 non solo sono diminuite le nascite nelle famiglie italiane, ma pure in quelle di immigrati (14 mila bambini in meno rispetto al 2012), segno che l’integrazio­ne funziona piuttosto bene: non hanno più voglia di fare figli manco loro. Come se non bastasse, sono morte 34 mila persone in più rispetto al 2016. In pratica, siamo terrorizza­ti dall’invasione del Nuovo Mondo ma non ci spaventa lo svuotament­o del Vecchio. Non so se chiudendo i porti chiuderemo anche con i parti, certo è che mentre a Londra il nome più diffuso tra i nuovi nati è Mohammed, qui Francesco rimane saldamente al primo posto. Del resto, è un nome così rassicuran­te per l’italiano che teme di ritrovarsi uno Youssef nell’incubatric­e accanto. “Francesco” come Totti, come il papa, come Amadori il re dei polli che ti “Tra i francesi che s’in ca zz an o” cantava Paolo Conte, ma avessero almeno motivi validi per innervosir­si i cugini d’Oltralpe; proprio loro che hanno scatenato la guerra in Libia, creando una vera e propria bomba di migranti. Proprio loro, i francesi, si sentono in diritto di esprimere giudizi morali, eppure sono gli stessi che, qualche mese addietro, hanno respinto e malmenato una migrante incinta a Ventimigli­a, cagionando­ne di fatto la successiva morte. Sono le stesse persone che dovevano accogliere circa 9 mila disperati salvo poi fare marcia indie- dà la sua parola e come il figlio di Facchinett­i che di figli ne ha fatti cinque, è nonno di altri cinque bambini e insomma, se fossero tutti come lui avremmo più abitanti della Cina. Nel frattempo, il ministro che vuole convincere gli italiani a fare più figli (Lorenzo Fontana) di figli, a quasi 40 anni, ne ha fatto uno solo e a 36 anni suonati. Insomma, vogliamo invertire la rotta della crisi demografic­a, ma per ora abbiamo invertito solo quella dell’Aquarius. tro, accettando­ne solo qualche centinaio. Non si capisce come monsieur Macron si erga ad arbitro, condannand­o senza mezze misure l’operato del governo italiano. Incapaci quindi di passarsi una mano sulla coscienza prima di inveire contro i vicini che, ad oggi, si sono sobbarcati decine di migliaia di migranti tra l’indifferen­za europea. Questo atteggiame­nto denota tutta la pochezza dell’inquilino dell’Eliseo: nessun senso di autocritic­a solo una voce che sembra esprimersi per semplice inerzia e senza alcuna cognizione di causa. Nessuna vergogna quindi, solo tonnellate di arroganza gratuita sban- dierata, come se la Francia rappresent­asse un sincero baluardo per la difesa dei diritti umanitari internazio­nali.

E anche il porto di Marsiglia rimane chiuso per i migranti

Le accuse dall’Eliseo al nostro governo “di cinismo e di irresponsa­bilità” per la gestione della vicenda Aquarius ? Da respingere, con cortese fermezza. Parigi non può dare lezioni, di etica e politica. Perché non ha deciso di aprire il porto di Marsiglia, molto più vicino di Valencia, e non collabora per sciogliere, a livello europeo, l’intricata gra- Lo Smi ( sindacato medici italiani), ci fa sapere che negli ultimi 10 anni, grazie ai tagli alla Sanità pubblica, sono stati persi 70.000 posti letto. Questo per colpa di politiche scellerate che in realtà dovrebbero essere orientate alla inviolabil­ità della dignità umana. I NOSTRI ERRORI

Nell’articolo di ieri a firma Marco Ponti e Francesco Ramella c’er a un errore nel sommario: i 22 miliardi non sono “spesa netta” dello Stato per i trasporti, ma il suo esatto contrario, sono i “ricavi netti”, tutti dovuti alle tasse varie sui trasporti stradali ( come era correttame­nte indicato nel testo). Ci scusiamo con gli interessat­i e i lettori.

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Ansa Le culle Nel 2017, iscritti all’anagrafe 458 mila bimbi

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