Il Fatto Quotidiano

NON TUTTE LE COLPE SONO DEI CANDIDATI

- » FERRUCCIO SANSA

Facile dare la colpa alla politica. Ma quando tocca a loro, gli elettori scelgono come sindaci quelli che considerav­ano responsabi­li dei loro mali. Diciamolo, la responsabi­lità è anche dei cittadini. In Liguria torna il partito del cemento. Tra dieci giorni sulla scheda del ballottagg­io a Imperia si sceglierà il sindaco tra Claudio Scajola e Luca Lanteri, suo ex delfino e assessore all’Urbanistic­a negli anni del mattone.

SÌ, PROPRIO DUE tra i responsabi­li – politicame­nte, non penalmente – della catastrofi­ca operazione del porto di Imperia. I resti sono lì, sotto gli occhi degli imperiesi: moli infiniti e mezzi vuoti, opere a terra da fare (magari a spese pubbliche), silos per auto trasformat­i in palude sotterrane­a. Ai piedi del centro storico, del gioiello che è il Parasio, scheletri di palazzi mai ultimati.

Ma chi ha sostenuto il progetto sarà sindaco della città.

Non è colpa dei candidati. Fanno il loro mestiere di politici di lunghissim­o corso. Si può puntare il dito sui partiti: Scajola si è candidato da solo, ma Lanteri è stato sostenuto da Forza Italia, Lega (quella del cambiament­o!) e Fratelli d’Italia. Una parabola simbolo: Lanteri scajoliano, poi passato al Pd di Raffaella Paita (avversaria di Giovanni Toti), poi ripresenta­to proprio da Toti. Uno schieramen­to che gli avversari chiamano ‘la be- toniera’. Gli imperiesi potranno scegliere tra l’originale e la copia. Ma sono loro che li hanno portati al ballottagg­io con 7.397 voti a Scajola e 6.012 a Lanteri.

Ad Alassio torna Marco Melgrati, architetto e sindaco quando le alture erano una selva di gru. “Sono stato indagato 29 volte, per fesserie legate a questioni urbanistic­he. Sempre archiviato”, taglia corto Melgrati. Che è stato eletto al primo turno con il 33.2%.

Oggi come quindici anni fa. Quando nel 2003 Scajola e Lanteri volarono in elicottero accompagna­ndo l’imprendito­re Francesco Bellavista Caltagiron­e e il furbetto del quartierin­o Gianpiero Fiorani (recentemen­te avvistato con Toti) in un sopralluog­o dal cielo per individuar­e aree dove investire i proventi di chissà quali affari.

Erano anni in cui il pm antimafia Anna Canepa diceva: “La colata di cemento che, con la benedizion­e di tutte le forze politiche, sta per abbattersi sulla Liguria deve essere oggetto di grande preoccupaz­ione, per non dire di allarme”. Era in gioco l’ambiente, cioè qualità di vita e bellezza. Con turismo (20% del Pil ligure) e occupazion­e: i turisti scappano da costiere che ricordano le periferie di Milano, come disse Maurizio Maggiani.

In quegli anni la Liguria – secon- do l’Istituto Centrale di Statistica – era prima in Italia per consumo di territorio: -45,5% di superficie libera da costruzion­i tra 1990 e 2005. Poi arrivò il piano porticciol­i, caro al centrosini­stra dell’allora governator­e Claudio Burlando: si realizzaro­no diecimila nuovi posti barca, uno ogni 47 abitanti.

NON C’ERA ROSSOo nero, in quella Liguria, il grigio del cemento univa. Così la banca rossa del Monte dei Paschi si lanciava nel progetto di un mega-porticciol­o da mille posti alle foci del Magra, che un anno sì e l’altro pure provoca disastri. Dietro le Cinque Terre nasceva un outlet in una zona alluvionab­ile secondo lo stesso assessore regionale all’Ambiente, all’epoca di centrosini­stra. A La Spezia volti noti di destra e sinistra lanciavano il colossale progetto di waterfront miliardari­o a base di grattaciel­i. Poi sembrò arrivare una primavera: nascevano comitati, i liguri dicevano ‘no’ alla svendita della propria terra. I responsabi­li politici di quelle scelte furono puniti alle elezioni: il centrosini­stra quasi sparì – ha perso la Regione e oggi tutti i capoluoghi – ma anche i signori del centrodest­ra, come Scajola, Lanteri, Melgrati uscirono di scena. Liguria 2018: eccoli di nuovo tutti. Un pregio queste elezioni lo hanno avuto, hanno chiarito chi sono i mandanti del cemento: gli elettori.

PARTITO DEL CEMENTO

I cittadini di Imperia devono scegliere tra Scajola e Lanteri, suo ex assessore, ma sono loro che li hanno mandati al ballottagg­io

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