Il Fatto Quotidiano

Oggi la decisione sulla morte dell’urologo Manca

Il caso Ritenuto il medico del boss Provenzano, appello della madre: “Non lo infangate ancora”

- GLB

Un

appello al gip di Roma Elvira Tamburelli, perché comprenda “come magistrato, ma anche come donna e come madre, quello che può provare una madre nell’aver perso un figlio nel peggiore dei modi, con brutalità, violenza e malvagità, per poi vedere infangata quotidiana­mente la sua memoria”. E un altro al nuovo Guardasigi­lli Alfonso Bonafede “nei confronti del quale ripongo una grande fiducia, gli chiedo di aiutarci, di agire con coscienza’’.

Nel giorno dell’udienza che può chiudere la via del l’acce rtamento della verità sulla morte d el l ’ urologo Attilio Manca, dopo quattordic­i anni di inchieste finite nel nulla e la condanna di una spacciatri­ce a 5 anni e 4 mesi, la madre Angelina lancia un ultimo sos diretto alle istituzion­i, appesa alle parole del tossicolog­o bolognese Salvatore Giancane: quella sulla fine di Attilio, ha detto, “è una ricostruzi­one ir- ragionevol­e e inverosimi­le di morte per droga”.

CON IL SETTOnasal­e deviato e i testicoli massacrati, l’urologo Attilio Manca per lo Stato è morto a 35 anni per overdose, iniettando­si, da mancino, la droga nel braccio sinistro. Per 30 mila cittadini che hanno firmato un appello per la verità, invece, i misteri attorno al cadavere del medico di Barcellona Pozzo di Gotto ( Messina) trovato nella sua casa di Viterbo il 12 febbraio 2004 sono ancora da decifrare, connessi come sono ai segreti che coprono la latitanza “protetta’’ del boss Bernardo Provenzano, arrestato due anni dopo, nel 2006, dopo 43 anni. Secondo alcune risultanze investigat­ive il giovane urologo, già un luminare nel suo campo, sarebbe entrato in rapporto con il capomafia in occasione di un intervento alla prostata subito dal boss a Marsiglia.

L’ultima occasione è l’udienza di oggi davanti al gip di Roma che dovrà pronunciar­si sull’opposizion­e all’archiviazi­one presentata dai legali della famiglia Manca, gli avvocati Antonio Ingroia e Fabio Repici, che hanno chiesto al magistrato di iscrivere nel registro degli indagati Ugo Manca, cugino del giovane urologo, e il condannato in appello per ma- fia Rosario Pio Cattafi.

È di Ugo Manca l’unica impronta palmare trovata nella casa della vittima, e Cattafi, già testimone nel processo della trattativa Stato mafia, è indicato dai pentiti come uno degli uomini “cerniera’’ tra le cosche barcellone­si e settori deviati dello Stato nei quali si sarebbe mosso anche il poliziotto Giovanni Aiello, morto lo scorso anno, sul quale i legali hanno chiesto di approfondi­re le indagini.

PER LA SIGNORAMan­ca quella di oggi è l’ultima spiaggia investigat­iva, dopo che la commission­e antimafia, che in un primo tempo aveva alimentato le sue speranze aprendo un fascicolo e convocando­la in audizione, ha poi chiuso i lavori allineando­si alla versione ufficiale, e cioè la morte per droga: “È stata la cosa più vergognosa che potessi immaginare – dice Angelina Manc –. Ricordo quando l’onorevole Rosi Bindi ci ha convocato a Messina nel 2014, escludendo con forza la tesi del suicidio e dichiarand­o che avrebbe fatto di tutto per aiutarci. E invece in quella vergognosa relazione di maggioranz­a di qualche mese fa, l’onorevole Bindi si è rimangiata tutto scrivendo che mio figlio era morto per overdose”.

I misteri

Lesioni al naso e ai testicoli, la droga iniettata nel braccio “sbagliato”

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La famiglia Attilio Manca, il medico morto nel 2004, con il padre Gino e la madre Angelina

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