“Lavoro in tv: scovo sosia di bambolotti”
Il romanzo Il nuovo personaggio di Francesco Muzzopappa: una talent scout per i format che il talento se lo sono dimenticato
Francesco Muzzopappa torna oggi in libreria con “Heidi”, un romanzo che racconta la vita paradossale di chi deve inventare nuovi format tv. La protagonista è Chiara (chiamata Heidi da suo padre). Abbiamo chiesto all’autore di scrivere un racconto dal punto di vista di Chiara.
Ciao, sono Chiara, e lavoro in una azienda maschilista. Mentre i miei colleghi hanno una “carriera” io ho semplicemente un “impiego”. Nonostante tutto, lo porto avanti con passione: di lavoro faccio casting in un’importante azienda italiana che si occupa di contenuti televisivi. È il mio contributo all’e vo lu zi on e dell’umanità.
Guardate la tv anche voi, no? Bella, no? (Il sarcasmo resta ancora la migliore forma di umorismo). Ecco, i
freak che il più delle volte pascolano nelle trasmissioni pomeridiane e serali passano prima dal mio ufficio. “Si accomodi” è il mio secondo nome.
Fino a qualche tempo fa cercavamo talenti autentici: veri cantanti, veri ballerini, veri acrobati, veri imitatori. Ora ci accontentiamo di quasi cantanti, parodie di ballerini, nuove forme di acrobati, imitazioni di imitatori. Siamo passati dalle star ai sosia delle star, ai sosia delle bambole: il doppione di Ken, la copia di una Barbie, il muscolosissimo Big Jim. Gente di plastica da mettere in case di plastica.
ENTRANO IN TV attraverso il cavallo di Troia dei talent e poi finiscono per infettare l’intero palinsesto. Di norma si tratta di depressi ad alto funzionamento che cercano solo di sfuggire al proprio destino esibendosi davanti a una telecamera. Sto parlando di giovani cantanti che non saprebbero distinguere Joni Mitchell da un’ascella, ex pornoattrici diventate con successo ex ministri, rapper che usano il loro unico, straordinario neurone per mettere in rima il disagio indossando abiti Louis Vuitton.
La verità è che, come nella vita comune, la meritocrazia non paga più. In piena epoca Instagram, in cui basta una foto con un bel “filtro color ittero” per sentirsi qualcuno, ci si convince di essere speciali pur non avendo nemmeno i requisiti per essere definiti “normali”. A ben vedere, i social stanno creando più disagio di un qualunque governo laburista. D’altronde i canali, dall’avvento del digitale terrestre, si sono moltiplicati come conigli, e fornire materiale umano per programmi scadenti è la nuova frontiera. Ultimamente sto lavorando per 24 ore dal dermatologo, Obesi si nasce e Il Boss delle Canne Fumarie, un programma su un uomo che esplora camini come Magellano.
INQUINARE l’humus televisivo con modelli psichiatrici non è una mia scelta, sia chiaro. Il mio capo, un famoso dirigente d’a z i en d a pescato dalle stanze di un ricovero per dementi, sostiene sia esattamente questa la direzione da dare ai palinsesti televisivi: scarti d’umanità. Se il pubblico segue con interesse cuochi e pasticceri che insultano, tutorial su come si smaltano le unghie e programmi su come si vende, compra, vernicia e svernicia casa, allora perché opporsi?
Gli spettatori, dice il mio capo, devono potersi sentire migliori dei personaggi che vedono in tv. Definirlo un idiota significherebbe minimizzare il suo talento. È che certi canali, ormai, sono così infettati che andrebbero messi in quarantena. L’altro giorno, per dire, facendo zapping sono capitata su un programma in cui si stava facendo l’applauso a un sugo. Il pubblico si spellava letteralmente le mani per un ragù.
Allora io, ho pensato, con il mio arrosto dovrei riempire i palasport. Spero di vivere abbastanza a lungo per assistere al D-Day del cambiamento, avrei detto fino a ieri. Ed è qui che viene il bello.
LA VITA a ll’improvviso ti sorprende e dal ruolo marginale in commedia ti porta al centro del cartellone e con un altro nome: Heidi. Ma sarebbe troppo complicato da spiegare qui, adesso. Posso solo dire che per descrivere questi giorni servirebbe una frase di Jung: “Datemi un uomo sano di mente e lo curerò per voi”. Sto facendo una fatica, ma forse vedo la luce.