Il Fatto Quotidiano

La “furia” spagnola colpisce il suo ct: via il Real Lopetegui

Al suo posto Hierro

- LO.VEN.

squadre da tifare. Può essere l’affetto per un Paese e il suo popolo, o una simpatia tutta calcistica per i campioni altrui, soprattutt­o se a settembre torne ranno nel campionato italiano, a vestire i colori del club per cui si fa il tifo. Ricordate l’h aka, la coreografi­a degli islandesi? Quel modo così particolar­e di esultare diventò famoso due anni fa, durante gli Europei: in molti iniziarono a tifare per l’Islanda, soprattutt­o quando riuscirono nell’impresa di sconfigger­e gli inglesi, i padri del calcio. Quattro anni fa la stessa sorte toccò a Colombia e Costa Rica, che nel Mo nd ia le br as il ia no riuscirono ad arrivare fino ai quarti di finale. E quest’anno? In attesa magari di avere un nuovo, inaspettat­o, colpo di fulmine calcistico, per chi faranno il tifo gli italiani? Ecco alcune risposte autorevoli.

Roberto Beccantini – Per i miei pronostici, che ci sia l’Italia o no. E quindi quest’anno per il Brasile che ha un allenatore, Tite, che non sembra uno scienziato e non vuole passare per scienziato: già questo è un vantaggio. Il Brasile avrà la voglia di cancellare il 7 a 1 contro la Germania di quattro anni fa. E poi c’è una chicca statistica. Nei Mondiali in Europa hanno sempre vinto le europee, tranne una volta. Era il 1958, si era in Svezia e vinse il Brasile di Pelé e Garrincha. In quell’occasio- ▶IL COMMISSARI­O

tecnico che salta a 48 ore dal debutto mondiale. E non in una nazionale qualsiasi, ma nella Spagna plurititol­ata e tra le favorite assolute in Russia. Un caso senza precedenti. La Federazion­e spagnola ha licenziato in tronco l’allenatore Julen Lopetegui, ancora imbattuto sulla panchina delle Furie Rosse, ma colpevole di aver firmato proprio alla vigilia del torneo un contratto col Real Madrid, dove sostituirà Zinedine Zidane. L’addio a sorpresa del francese ha scatenato un terremoto che ora rischia di compromett­ere il Mondiale della nazionale iberica: dopo la vittoria della terza Champions League di fila, Zizou ha spiazzato la società con le sue dimissioni, e senza grandi alternativ­e sul mercato il presidente Florentino Perez ha deciso di affidarsi a Lopetegui, forse proprio per il vantaggio di conoscere tanti calciatori che con lui giocano pure in nazionale. Non sarebbe stata la prima volta che un ct si presentava alla rassegna con un accordo con un’altra squadra (successe anche all’Italia con Antonio Conte agli Europei 2016, ad esempio), ma in questo caso a far infuriare la Federazion­e è stata la modalità della separazion­e: “Ci ha informato 5 minuti prima che la notizia divenisse pubblica, non si fa così”, ha spiegato il capo del calcio spagnolo, Luis Rubiales. Inutili i tentativi dei giocatori di ricucire lo strappo: il presidente non ha voluto sentire ragioni. Via Lopetegui, a guidare la Spagna ai Mondiali di Russia ci sarà Fernando Hierro, storico capitano del Real, senza alcuna esperienza in panchina. Ma alla squadra ora, più che un allenatore, serviva una bandiera. rei la Germania: se guidano l’Europa possono guidare anche il calcio. E chissà che il nostro popolo di pallonari, punto nell’orgoglio, non reagisca.

Sabrina Ferilli – Croazia perché ha un buon centrocamp­o.

Massimo Giletti – Argentina per la sua scuola calcistica di livello, per la garra e la tigna. E poi perché metà Argentina è di origini italiane.

Antonio Padellaro – Innanzitut­to per l’Egitto dove gioca Salah, grande rimpianto della Roma. Poi per il Brasile dove gioca il più grande portiere di tutti: Alisson. E infine per la Serbia, dove gioca Aleksandar Kolarov. Ovviamente il mio tifo è molto orientato.

Omar Pedrini – Per l’Argentina perché il mio nome è lo stesso di Omar Sívori, genio e sregolatez­za. E per la Svizzera: potrebbe essere la sorpresa di questo Mondiale e ha la mia simpatia.

Edoardo Pesce– Per l’Italia... perché, non gioca? Allora per la Spagna, perché è Europa del sud.

Pinuccio (Alessio Giannone) – Uruguay, perché da piccolo mi piaceva Recoba, calciatore uruguagio dell'Inter. E poi, visto che non avrò una pensione, magari per la vecchiaia me ne vado ad aprire un bar da loro. Sempre che non eleggano pure loro uno come Salvini, un Salvininho.

Andrea Scanzi – Contro la Germania, come sempre. E per il Portogallo, come sempre. È anzi la mia seconda patria. Colpa, anzi merito, di Saramago. Di Pessoa, di Lobo Antunes. Di quelle terre così uniche che conosco bene e dove mi sento a casa. Certo, il mio Portogallo calcistico del cuore era quello di Figo e Rui Costa, che inciampò in finale a Euro2004 proprio a Lisbona (io c’ero). Questo Portogallo è meno talentuoso e più fighetto, oltre a CR7 non c’è molto e dopo l’epifania degli Europei di due anni fa non vincerà nulla per decenni. Non importa: la Lusitania è per sempre.

Gianmarco Tognazzi – Tifo sempre per i più deboli e improbabil­i, quindi direi per l’Islanda. Ma avrei voglia di trovare anche una squadra che abbia più possibilit­à di andare avanti e che non sia fra le solite Argentina, Brasile, Spagna e Germania. Un’outsider, forse un’africana... ma devo ancora decidere.

Paolo Ziliani – C r oa z i a perché i croati ormai da tempo sono volti familiari del nostro campionato. Sono considerat­i indolenti e ingestibil­i, ma averne di giocatori così. Hanno una popolazion­e inferiore a quella dell'Emilia Romagna, ma sfornano comunque una nazionale piena zeppa di calciatori di classe. E poi c’è Modric, per me — insieme a Iniesta — il miglior centrocamp­ista d’Europa.

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