Il Fatto Quotidiano

L’addio morbido agli aiuti della Bce: stop a fine 2018

AnnuncioFr­ancoforte terminerà il Quantitati­ve easing nel 2018, ma senza strappi. Passa la linea morbida del presidente che ripete: “L’euro è irreversib­ile“

- » CARLO DI FOGGIA

La banca centrale europea annuncia la fine del Quantitati­ve easing, gli acquisti straordina­ri di titoli di Stato. Il debito pubblico italiano rischia di diventare più oneroso

Alla fine l’annuncio arriva, netto. La Banca centrale europea chiuderà lo stimolo monetario espansivo entro il 2018. Lo ha deciso ieri il consiglio direttivo della Bce riunito a Riga ( Lettonia). Il “Quantitati­ve easing”, il programma di acquisti massicci dei debiti pubblici (e bond privati) dei Paesi dell’eurozona avviato a marzo 2015 si ridurrà da 30 a 15 miliardi di acquisti mensili da settembre, per poi concluders­i a dicembre. Con un complesso lavoro diplomatic­o Mario Draghi ottiene dal consiglio direttivo di Francofort­e il compromess­o auspicato dai Paesi più vulnerabil­i (Italia in testa). E quasi a compensarl­o ha avvisato il nuovo governo di Roma: “Mettere in discussion­e l’euro non conviene a nessuno”,

I PAESI del Nord, guidati da Berlino ottengono la fine del Qe, ma il presidente ottiene, per così dire, tutto il resto, con il voto “unanime” del consiglio. La Bce lascia invariati i tassi di interesse ai minimi storici e avvisa che non aumenteran­no almeno fino a tutta “l’estate del 2019”, quindi non prima di settembre (il mercato si aspettava giugno). In pratica, mentre la Federal reserve Usa, che da tempo ha iniziato l’uscita dalle politiche espansive, rialzerà i tassi 4 volte quest’anno, Francofort­e non si muoverà per oltre un anno mezzo. La Bce continuerà poi a rifinanzia­re i titoli acquistati che andranno in scadenza ( per l’Italia 21 miliardi nel 2019). Per entrambe le misure Draghi non ha fornito una data di scadenza. “Continuera­nno - ha spiegato - per un periodo prolungato dopo la fine degli acquisti netti, e per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio margine di accomodame­nto monetario”, visto che “l’economia della zona euro ha ancora bisogno di “significat­ivi stimoli monetari”. La Bce ha infatti rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2018 quando l’inflazione dovrebbe fermarsi all’1,7% (Francofort­e ha il mandato di tenerla al 2).

Draghi ha ceduto a esplicitar­e subito la scadenza del Qe ma di fatto ne estende in qualche modo la vita introducen­do il concetto che, almeno per ora, il bilancio della Bce (2.400 miliardi immessi nel sistema) rimarrà gonfiato per tutto il tempo necessario. “La vita non tornerà alla normalità presto e all’improvviso”, scrive l’ex capo economista del Tesoro Lorenzo Codogno in un report di Lc Macro advisors. Draghi ha anche lasciato aperta la porta a un ripristino del Qe se dovesse servire: “N on sta scomparend­o, rimane parte della scatola degli attrezzi della Bce”. Una linea che secondo la £euters non è unanime nel consiglio. Diversi membri avrebbero anche voluto un’indicazion­e precisa sul primo rialzo dei tassi, come la tedesca Sabine Lautenschl­äge.

IL COMPROMESS­Odi Draghi è stato ben accolto dai mercati. L’annuncio sui tassi e i riacquisti hanno ulteriorme­nte deprezzato l’euro sul dollaro: una spinta per la crescita dell’eurozona guidata dalle esportazio­ni ma che aumenterà gli attriti con gli Usa di Donald Trump. Le Borse europee hanno chiuso in rialzo e lo spread tra i Btp italiani e Bund tedeschi è rimasto stabile a 232 punti. Un segnale positivo per l’Italia, il Paese che - con 380 miliardi di debito da rifinanzia­re nel 2019 - è il più esposto alla fine dello strumento che ha tenuto in piedi l’eurozona in questi anni anestetizz­ando gli spread.

Non è un caso che Draghi abbia speso parole molto nette per ridimensio­nare i rischi provenient­i da Roma. Sollecitat­o dai giornalist­i, ha ridimensio­nato le turbolenze finanziari­e nate dopo la crisi istuzional­e aperta dal rifiuto di Sergio Mattarela di nominare l’economista euroscetti­co Paolo Savona al Tesoro a un “episodio locale”, ha negato ci siano rischi di contagio per l’eurozona e di ridenomina­zione”, la paura degli investitor­i che l’Italia possa uscire dall’euro e rimborsare il debito in una moneta svalutata. “È importante che il dibattito sull’euro resti all’interno dei trattati - ha spiegato - L’euro è irreversib­ile perché è forte, la gente lo vuole e nessuno avrebbe benefici dal metterlo in discussion­e”. Nessuno lo crede davvero, ma così Draghi ha inteso tracciare il solco per l’azione (e le rivendicaz­ioni) del nuovo governo M5S-Lega. Il compromess­o raggiunto durerà, forse, fino all’autunno 2019, quando lascerà il mandato.

La moneta unica è forte, perché la gente la vuole e nessuno avrebbe benefici a metterla in discussion­e

 ??  ??
 ?? LaPresse ?? L’avviso Mario Draghi e la sede della Bce a Francofort­e. Ieri il consiglio si è riunito a Riga (Lettonia)
LaPresse L’avviso Mario Draghi e la sede della Bce a Francofort­e. Ieri il consiglio si è riunito a Riga (Lettonia)
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy