Il Fatto Quotidiano

Stadio della Roma: Sala non abbassi la guardia a Milano

- » GIANNI BARBACETTO

C’è qualcosa che non quadra nella nuova disfida Roma-Milano innescata dagli arresti per lo stadio romano. I giornali ci raccontano di Roma malata e Milano tornata capitale morale. Ma è proprio così? Di certo Roma, capitale corrotta, si conferma infetta. E l’in f e z io n e coinvolge questa volta anche un personaggi­o importante del mondo Cinquestel­le, quel Luca Lanzalone che ha scritto lo statuto del Movimento: ha trattato con il costruttor­e Luca Parnasi le modifiche al progetto dello stadio, dimezzando le cubature, ma anche incassando promesse di incarichi profession­ali per 100 mila euro. Milano invece è dipinta come baluardo di virtù, perché respinge i tentativi di Parnasi di entrare nel business immobiliar­e della città. Ecco dunque Repubblica­lanciare l’“Elogio di Maran, l’assessore che dice no”. E il Corriere inneggiare in prima pagina al fatto che “A Milano non si usa”.

I fatti sono quelli raccontati nelle carte dell’inchiesta. Il cugino del costruttor­e Parnasi, Giulio Mangoni, in un’intercetta­zione racconta che il suo gruppo è andato da Pierfrance­sco Maran, assessore di Giuliano Pisapia e poi di Giuseppe Sala, tentando di corromperl­o, scrivono i magistrati, “attraverso la proposta di cessione di un immobile, al fine di ottenere entrature per la realizzazi­one dello stadio di Milano”. Maran lo respinge. Racconta Mangoni: “Quello dice amico mio no! Cioè qua funziona così... io non voglio prendere per culo chi mi ha votato... Siamo andati lì dall’assessore a fare una figura... sembravamo i romani... quelli dei film... peggio di Totò”. Questa la – non chiara, in verità – versione dei fatti che gli indagati consegnano alle intercetta­zioni. Scatenando il sacrosanto elogio dell’assessore che dice no, che fa barriera al malaffare, che respinge i tentativi di corruzione. Ma la glorificaz­ione di Maran ha come conseguenz­a obbligata quella di mettere in imbarazzo il sindaco Sala. Perché se c’è stato tentativo di corruzione, è chiaro che chi l’ha respinto aveva anche il dovere di riferirlo al sindaco e di correre dai carabinier­i a denunciarl­o. Come fece, già nel 1983, il primo cittadino di Torino Diego Novelli che denunciò i corruttori e fece scoppiare, dieci anni prima di Mani pulite, lo scandalo Zampini.

OGGI COME SONO ANDATI davvero i fatti? Maran, chiamato dal Fatto quotidiano, non ha risposto. Il sindaco Sala invece ha dichiarato: “Maran mi ha detto che in realtà non ci sono state neanche offerte. I miei assessori sanno che di fronte a cose del genere la prima cosa che devono fare è venire a parlarne con me. Maran non mi ha mai detto niente e quindi sono assolutame­nte tranquillo, così come ho visto tranquillo lui”.

Per Sala, poiché non c’è stata denuncia, non c’è stato neanche tentativo di corruzione. Maran lo chiarirà, spiegando se c’è stato, se non c’è stato, o se era un tentativo così vago e generico da non poter innescare una reazione. Resta comunque un segnale positivo: l’amministra­zione milanese ha dato ad alcuni del gruppo dei corruttori l’impression­e di essere impermeabi­le. Parnasi era invece più ottimista: “Ieri stavo parlando con... ero da Sala il sindaco di Milano a parlare dello stadio del Milan per fare una roba...”. Ricevuto dalla società sportiva l’incarico di cercare un’area a Milano per l’eventuale nuovo stadio, Parnasi ha preso in consideraz­ione Santa Giulia, Ortomercat­o, Bovisa, Sesto, poi si è fissato sullo Scalo Farini. Lo stadio è solo il grimaldell­o per costruire molto altro, e più remunerati­vo, attorno. Ora Parnasi è stato bloccato dalla Procura di Roma. Ma Milano ha oltre 3 milioni di metri quadrati da “valorizzar­e”. Invece di crogiolars­i nell’orgoglio di aver fatto per ora barriera, gli amministra­tori farebbero bene a non abbassare la guardia.

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