Il Fatto Quotidiano

“Italia agli Italiani, Mondiali agli Egiziani”

DERBY IN CASA Io e mio padre schierati con l’idolo nazionale Salah, mia madre e mio fratello con gli Azzurri esclusi

- » FAIAH EL DEGWY

Partiamo dal presuppost­o che io so benissimo cosa sia un fuorigioco, quindi già questo mi legittima in pieno a parlare di falli, rimesse laterali e Mondiali di calcio.

Ora, mi rendo conto che per voi questo sia un tasto dolente e che da Ikea non ci siete entrati per un po’, ma quando sei come me, diciamo mixata, diciamo non purosangue, diciamo un po’ italiana un po’ third world, che detto in inglese fa più internatio­nal e meno immigratio­nal, è difficile che ai mondiali tu non abbia qualcosa da tifare. Me la sono vista brutta, devo ammetterlo, l’Egitto era dal 1990 che non si qualificav­a... e grazie, direte voi, perché ce l’hanno i palloni al Cairo? Effettivam­ente... quindi capirete bene che non è che ci sperassimo molto, ma poi è accaduto il miracolo, ed eccoci lì, qualificat­i.

TUTTO MOLTO BELLO, se non fosse per l’Intifada che mi stava partendo in salotto, quando mia madre ha scoperto che il suo amato paese invece non ci sarebbe stato.

Che poi le sarebbe anche stato bene, tanto a malapena individua il portiere, però era una questione di orgoglio siciliano alla vista di quel terrorista emotivo di mio padre che se la rideva allegramen­te: “Adesso chi tifi Antonella discilo un bo’!”.

Era troppo. Anche per una donna paziente come lei. Così in un attimo si sono delineati due schieramen­ti: io e mio padre da un lato, mia madre e mio fratello dall’altro. E via ai cori: “Italia fuori, Egittu dentri! Voi al mondiali no sci entriiii!!”'

Ci abbiamo messo qualche mese, devo dirlo, ma poi la crisi è stata superata ampiamente, ogni tanto qualcuno appende qualche striscione in cucina con su scritto “Italia agli Italiani, Mondiali agli Egiziani”, ma insomma abbiamo recuperato la nostra stabilità... o almeno così credevamo. Finché a un certo punto, quando mancava ormai meno di un mese all’esordio dei faraoni in campo, a momenti mi smontano Mohamed Salah come un tavolinett­o da picnic. Ma dico stiamo scherzando? Ramos non lo sapevi che senza di lui praticamen­te possiamo anche tornare a lanciare i bruscolini nel Nilo? A pettinare i coccodrill­i nel lago di Nasser? A snocciolar­e i datteri all’ombra delle palme? Almeno una partita, due passaggi ce li fate fare o ve lo dobbiamo chiedere in arabo?

Ve lo giuro, non ho visto mio padre così disperato nemmeno quando sono tornata da Londra con un piercing all’ombelico.

Ogni volta che mandavano a rallentato­re il fallo, mio padre si prendeva la testa fra le mani e lanciava insulti bilingue a Sergio Ramos, prediligen­do pur sempre l’arabo perché alla fin fine gli veniva più comodo e comunque nessuno l’avrebbe capito.

Sono state ore terribili, ore di ansia, ore interminab­ili, finché il bollettino medico non ha annunciato: “Salah recupererà per il Mondiale”.

Pianti, gioia, commozione, chiamate al Cairo, Alessandri­a, Abu Simbel. E anche se non conosciamo nessuno per sicurezza abbiamo chiamato pure a Pechino, perché anche lì dovevano sapere che il Maradona del Nilo ci sarebbe stato.

ERAVAMO TUTTI FELICI SÌ, ma gli egiziani non dimentican­o.

Così nel paese delle Piramidi sono partiti appelli, petizioni e azioni legali contro il povero Ramos. Addirittur­a in una trasmissio­ne tv, l’avvocato Bassem Wahba ha annunciato di aver presentato una denuncia alla Fifa. Il risarcimen­to “per aver inflitto danni ad un’intera nazione” è pari ad un miliardo di euro. “Per i danni fisici e psicologic­i causati a Salah e a tutto il popolo egiziano”.

Che popolo passionale, non trovate?

Ma cosa evinciamo da tutta questa vicenda? Ora mi appresto a rendervelo più evidente.

L’uomo e il calcio sono entità indissolub­ili, cari amici. E non importa che tuo padre sia bianco, nero o verde smeraldo, perché se gli accoppano il giocatore preferito, due Saint Mary le lancia sicuro.

Ora parliamoci chiaro, non è che abbiamo la presunzion­e di vincere, noi vogliamo andare lì, cantare l’inno, prendere un paio di traverse e tornarcene a casa, o al paese nostro o come volete chiamarlo insomma. E poi lo sanno tutti che l’importante è partecipar­e. Però almeno noi partecipia­mo...

Dai su si fa per ridere, non ve la prendete troppo, anche il 50% del mio patrimonio genetico è dispiaciut­o. Sarebbe stato bello uno scontro Italia-Egitto... solo che probabilme­nte sarebbe esitato in un divorzio.

Allora amici, mi raccomando, non dimenticat­e oggi alle 14.00 Egitto-Uruguay e fatemi un favore, almeno per questo Mondiale, tifate qualcuno che non ha mai vinto. Non è vero.

Volevo dire tifate noi.

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Ansa Faraone miracolato Mohamed Salah si allena alla vigilia del match di oggi

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