Perché l’Italia vuole bloccare l’accordo tra Europa e Canada
Il ministro dell’agricoltura ha annunciato che non sarà ratificato: l’obiettivo è annullarlo
Ieri è stato ribadito in casa Coldiretti: il ministro d el l ’ agricoltura Gian Marco Centinaio ha detto che l’Italia non ratificherà il Ceta, l’accordo di libero scambio tra l’Ue e il Canada. Un atto che potrebbe avere reali implicazioni sulla politica europea.
IL TRATTATO commerciale è positivo per quanto riguarda gli scambi. Prevede, ad esempio, l’ eliminazione dei dazi per il 90,9% dei prodotti agricoli al momento dell’entrata in vigore, per il 91,7% dopo sette anni. Il Canada apre una quota da 18.500 tonnellate per i formaggi europei (finora sono stati applicati dazi fino al 220%) mentre l’Ue, da parte sua, eliminerà il 92,2% dei dazi agricoli all’entrata in vigore e il 93,8% dopo sette anni. L’Ue ha poi concesso al Canada contingenti a dazio zero per circa 50mila tonnellate di carne di manzo non trattato con ormoni, 75 mila tonnellate per le carni suine e 8 mila per il mais dolce. Sopra le quote concordate su questi prodotti sensibili, l’Ue continuerà ad applicare dazi, azzerati invece su grano tenero e duro, semi oleosi e legumi. Secondo le stime dell’Ue il cambiamento vale 500milioni all’anno di risparmi. È però un accordo “misto” che deve cioè essere approvato dal Parlamento Ue ma anche ratificato da quelli nazionali e che è entrato in vigore in regime provvisorio a settembre per la parte commerciale, che è in capo a Bruxelles. Restano ancora fuori le parti sugli arbitrati e la clausola che consente agli investitori di citare in giudizio davanti a un tribunale speciale uno Stato per ottenere il risarcimento dei danni dovuti a una eventuale normativa che leda i loro interessi. Finora questa parte è stata ratificata solo da una decina di Paesi. La ratifica deve avvenire in Parlamento.
MENO POSITIVOsui contenuti: l’accordo limita la tutela delle denominazioni di origine geografiche. Negli allegati si riconosce la protezione in Canada delle denominazioni italiane ( Dop e Igp) di sole 41 indicazioni su 293 e per il sud Italia c’è solo la mozzarella campana. In Europa fanno notare che sul totale di 143 prodotti tutelati da ogni Paese, la percentuale maggiore è italiana. Inoltre, si contesta la poca trasparenza: le trattative sono state portate avanti dai governi precedenti e l’elenco di prodotti, seppur pubblico – e lo è perché l’accordo è misto (a differenza di quello che l’Ue stringerà con il Giappone quest’anno) - lo è diventato solo quando quella lista era ormai già decisa. La scelta è stata basata sui principali marchi italiani esportati in Canada. Quindi aceto balsamico, parmigiano reggiano, prosciutti toscani, lardo di colonnata, asiago, fontina, gorgonzola, mortadella di Bologna, mozzarella campana e altri. Tra gli esclusi, l’olio extravergine Toscano, la Nocciola del Piemonte, il Pecorino Crotonese, il Pomodoro San Marzano e il pane di Altamura.
E ancora: è ammesso il termine ‘Parmesan’, che allude al
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parmigiano, per indicare il formaggio grattuggiato, mentre per alcuni prodotti come l’Asiago, la Fontina, il Gorgonzola è consentito l’uso del termine se accompagnato da “genere” o “tipo”. “Il regime di tutela delle indicazioni geografiche -spiega Stefano Masini, Responsabile dell’Area Ambiente e Territorio di Coldiretti e già docente di Diritto Agroalimentare - nell’ordinamento europeo esclude però qualsiasi evocazione, usurpazione e imitazion e”. Regola che sembra non valere per il Canada.
ALTRO PUNTO c on te st at o, l’uso di sostanze fitosanitarie che non sono più ammesse in Europa e che, oltretutto, possono configurare anche una sorta di concorrenza sleale. Come il glifosato che viene usato in Canada nell’essiccamento per la pre- raccolta mentre in Italia è vietato in queste fasi. La risposta di Bruxelles è che i residui pre- senti nel grano importato sono comunque molto al di sotto dei limiti europei. “Si rinuncia poi al principio di precauzione - spiega Masini - con il quale in Europa sono stati messi al bando i neonicotinoidi che provocavano impatti sulle api e si è governato il sistema di divieto degli Ogm”. La tutela del diritto dell’investitore potrebbe infatti far chiamare in causa gli Stati là dove mantenessero delle norme che ostacolassero il libero commercio.
LA COMMISSIONE UE ha definito il Ceta “una priorità” per la quale Consiglio Europeo e G7 avrebbero “confermato l’i mp eg no ”. L’ap pl ic az io ne provvisoria del trattato è comunque già in vigore e per il momento non cambia nulla. La partita si gioca sulle conseguenze del rifiuto italiano, che sarà ufficiale solo quando sarà comunicata come definitiva e irreversibile al Consiglio Ue. L’ipotesi più accreditata è che a quel punto l’intero accordo possa non essere più valido, anche se non esiste una data di scadenza della provvisorietà né un precedente.
I marchi Dop e Igp non inclusi nelle tutele perché meno esportati