Il Fatto Quotidiano

LA BARZELLETT­A DI MATTEO 2 FA RIDERE SOLO LUI

- ANTONIO PADELLARO MATTEO SALVINI, MINISTRO DEGLI INTERNI, NONCHÉ VICEPRESID­ENTE DEL CONSIGLIO, IN MERITO ALL'INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA SULLO STADIO DI TOR DI VALLE

“SE L’INCHIESTA si basa su quello che abbiamo letto in queste ore, è il nulla. Non so se ci sono altri elementi”.

VENERDÌ SERA, Matteo Salvini se la ride in tv mentre commenta il lavoro dei magistrati romani. Scherza, sfotte, si sente invulnerab­ile, in un ventre di vacca. I 200 mila euro versati dal costruttor­e Parnasi alla Lega? Ah ah, tutto legale. Lui se ne catastrafo­tte (Cammilleri). Pensate, è il ministro degli Interni, dovrebbe rappresent­are “con onore e disciplina” (art. 54 della Costituzio­ne) il governo, le istituzion­i. Ma è un problema che neppure lo sfiora quando definisce “il nulla” l’inchiesta della Procura della Capitale. Migliaia di pagine di verbali? Ah ah, il nulla. Ammissioni e dimissioni (il Mr. Wolf di Acea, Lanzalone). Il nulla. Da scompiscia­rsi. Come dargli torto? Ormai cammina, anzi si libra, sospeso in una nuvola di lodi, celebrazio­ni, incensamen­ti. Già prima era tutto un turibolare Matteo Due (spesso gli stessi che avevano turibolato Matteo Uno Renzi). Quanto è bravo, un politico di razza, un profeta. A dirlo erano i suoi amici leghisti, gli elettori con la bava alla bocca, gli italiani (quelli che vengono “prima”) dal grilletto facile. Poi, domenica scorsa, la “vomitevole” decisione di chiudere i porti ai 629 migranti dell’Aquarius e Salvini diventa santo subito. A spellarsi le mani soprattutt­o quelli che lo hanno sempre considerat­o un furbacchio­ne, un perdigiorn­o, un ganassa. Ieri era: uno che non ha mai lavorato in vita sua. Oggi è: lo statista che tutto il mondo ci invidia. Quando dice: la pacchia è finita, subito i massmediol­ogi si arrapano per la genialità del messaggio. Quando definisce “in crociera” quelli dell’Aquarius, “vomitevole” diventa un compliment­o. Lui gigioneggi­a: “Mi sono fatto sentire, oggi l’Italia viene rispettata”. Sì, come quello che fa quattro urlacci in una sala: certo che ti sentono ma l’unico risultato è che poi t’insultano. Il “buon cuore” del premier socialista spagnolo Pedro Sánchez ci evita il disprezzo del mondo civilizzat­o per avere mandato alla deriva una nave di disperati. Infatti, col grande statista non vuole parlarci nessuno. Infatti, Donald Trump ed Emmanuel Macron si sperticano in elogi per Giuseppe Conte chi? Non conta una cippa ma dialoghera­nno solo con lui. L’uomo del Viminale ci resta male, frigna. Ma il gioco è scoperto. Il mondo ci rispetta (ah ah) ma i migranti continuano a sbarcare sulle coste italiane. Lui si accontenta di aver spezzato le reni alle Ong. Sulla vicenda dello stadio fa il bullo ma “il no so se ci sono altri elementi”, a Testaccio, si chiama strizza. È un demagogo dal fiato corto che lucra sulle disgrazie degli alleati Cinque Stelle. A cui più che la compagnia di qualche mariuolo viene fatta pagare la pretesa di legalità. Come si permettono? Invece, alla Lega di Salvini, con quei precedenti (tanto per dire: una banca padana fallita, il tesoro scomparso del tesoriere) si perdona tutto. Lì la pacchia prosegue. Però, non chiamatelo fascista. Quella fu una tragedia. Questa è una barzellett­a che fa ridere solo lui.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

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