È una boiata, però esalta la “diversità”
La casa editrice Penguin e le decisioni “politically correct”
Speriamo
che l’ironia abbia ragione dell’ul tima infuocata “polemica culturale” che scuote il mondo occidentale delle Lettere, che quando c’è odore di impegno morale, al contrario di quanto suggeriva J. Rodolfo Wilcock (“mettersi a letto”), è sempre pronta a indossare l’elmetto. La glo- riosa casa editrice britannico-americana Penguin Random House ha annunciato di voler pubblicare d’ora in poi soprattutto opere di autori i quali riflettano “la società britannica, tenendo conto di etnia, genere, sessualità, mobilità sociale e disabili- t à”. Qualunque cosa voglia dire “mobilità sociale”, si suppone che ciò comporti che, nella scelta di ciò che deve finire nel catalogo, Penguin favorirà il cosiddetto “rispetto delle mi nora nze ” piu ttos to che il valore delle opere letterarie.
La
scrittrice Lionel Shriver ha provocato: quindi, “se un agente sottopone il manoscritto di un gay transessuale caraibico che ha abbandonato la scuola a sette anni e va in giro su un carrozzella per disabili verrà pubblicato, anche se questo manoscritto è un’incoerente e noiosa pila di carta riciclata”. Lo spirito non è stato gradito sui social, dove Shriver si è presa della razzista per aver tirato in ballo i disabili senza usare una di quelle formule che rispettano la liturgia assolutoria del piagnisteo; mentre – siccome il sadismo è la cifra dell’epoca – i movimenti sedicenti pro-vita, in cui militano quei conservatori bigotti ossessionati dall’utero altrui, l’hanno issata a paladina dei diritti dei “normali” contro “la lobby Lgbt”.
A parte il gioco di follie incrociate, la vicenda rivela molto del tempo attuale. Intanto fa sospettare che i responsabili di una casa editrice oggi possano sentirsi in imbarazzo a dire a un autore che il suo libro fa schifo, perché se questo appartiene a una delle categorie presunte “pr ot ette” potrebbe essere additata come razzista, finire citata in tribunale o, peggio, sotto il fuoco inquisitorio dei social network. E poi fa capire quanto abbia preso piede la società del finto merito, in cui la discriminazione estetica di un’opera d’arte viene confu- sa con la discriminazione razziale o sessuale di chi l’ha prodotta. In effetti non si sa se sia più stupido stampare un libro solo perché il suo autore risponde ai requisiti etnici / sessual i/ social i/ biomedici per una agevolazione d’ufficio, o non pubblicare autori che non siano maschi bianchi occidentali fisicamente abili e eterosessuali, scelta suicida per una casa editrice che voglia essere proiettata nel futuro sempre più ibrido, globalizzato e, si spera, aperto alle differenze.
In base al citerio- Penguin, Louis- Ferdinand Céline non potrebbe pubblicare i suoi libri in quanto antisemita (e in effet- ti 4 mesi fa Gallimard ha censuratogli Scritti polemici, ritenendoli“un’ incitazione all’odio razziale”). Chi non sente una fitta al petto al pensiero che Einaudi avrebbe potuto rinunciare a pubblicare La cognizione deld olore diGadda,n el 1963, perf avori real suo posto il romanzetto di una cameriera rivelatasi in-quanto-donn a-c on-scarsa-mobilità-sociale, non amala letteratura in sé, come regno dell’inattualità, ma come mezzo per aggiustare i guasti della società, in cui le persone sono davvero discriminate sulla base del genere, dell’etnia e del censo.
Leggiamo Thomas Mann non perché era omosessuale, ma perché è Thomas Mann. L’astrofisico Stephen Hawking, scomparso a marzo, è stato sepolto a Westminster tra Darwin e Newton non perché la cattedrale avesse giusto in serbo una tomba in quota disabili da assegnare al primo laureato con la Sla, ma perché Hawking è un gigante del pensiero e la comunità scientifica ne ha riconosciuto il genio.
C’è un rischio a lungo termine, in questa ridicola corsa al lavacro collettivo della coscienza: che si allevi una generazione di analfabeti e si costringa gli scrittori di domani a formarsi su opere addomesticate, scritte da autori consegnati al successo solo perché “diversi” (esiste cosa più razzista?). Per “rispecchiare la società” non serve scomodare la letteratura: basta aprire Facebook. Questo è quel che fanno le cattive guide, che indirizzano la vittima su una strada indicandogliela come l’unica giusta e poi l’abbandonano in mezzo alle tenebre.
Provocazioni Shriver: “L’opera di un gay trans che ha lasciato la scuola va bene, anche se è immondizia”