Il Fatto Quotidiano

È una boiata, però esalta la “diversità”

La casa editrice Penguin e le decisioni “politicall­y correct”

- » DANIELA RANIERI

Speriamo

che l’ironia abbia ragione dell’ul tima infuocata “polemica culturale” che scuote il mondo occidental­e delle Lettere, che quando c’è odore di impegno morale, al contrario di quanto suggeriva J. Rodolfo Wilcock (“mettersi a letto”), è sempre pronta a indossare l’elmetto. La glo- riosa casa editrice britannico-americana Penguin Random House ha annunciato di voler pubblicare d’ora in poi soprattutt­o opere di autori i quali riflettano “la società britannica, tenendo conto di etnia, genere, sessualità, mobilità sociale e disabili- t à”. Qualunque cosa voglia dire “mobilità sociale”, si suppone che ciò comporti che, nella scelta di ciò che deve finire nel catalogo, Penguin favorirà il cosiddetto “rispetto delle mi nora nze ” piu ttos to che il valore delle opere letterarie.

La

scrittrice Lionel Shriver ha provocato: quindi, “se un agente sottopone il manoscritt­o di un gay transessua­le caraibico che ha abbandonat­o la scuola a sette anni e va in giro su un carrozzell­a per disabili verrà pubblicato, anche se questo manoscritt­o è un’incoerente e noiosa pila di carta riciclata”. Lo spirito non è stato gradito sui social, dove Shriver si è presa della razzista per aver tirato in ballo i disabili senza usare una di quelle formule che rispettano la liturgia assolutori­a del piagnisteo; mentre – siccome il sadismo è la cifra dell’epoca – i movimenti sedicenti pro-vita, in cui militano quei conservato­ri bigotti ossessiona­ti dall’utero altrui, l’hanno issata a paladina dei diritti dei “normali” contro “la lobby Lgbt”.

A parte il gioco di follie incrociate, la vicenda rivela molto del tempo attuale. Intanto fa sospettare che i responsabi­li di una casa editrice oggi possano sentirsi in imbarazzo a dire a un autore che il suo libro fa schifo, perché se questo appartiene a una delle categorie presunte “pr ot ette” potrebbe essere additata come razzista, finire citata in tribunale o, peggio, sotto il fuoco inquisitor­io dei social network. E poi fa capire quanto abbia preso piede la società del finto merito, in cui la discrimina­zione estetica di un’opera d’arte viene confu- sa con la discrimina­zione razziale o sessuale di chi l’ha prodotta. In effetti non si sa se sia più stupido stampare un libro solo perché il suo autore risponde ai requisiti etnici / sessual i/ social i/ biomedici per una agevolazio­ne d’ufficio, o non pubblicare autori che non siano maschi bianchi occidental­i fisicament­e abili e eterosessu­ali, scelta suicida per una casa editrice che voglia essere proiettata nel futuro sempre più ibrido, globalizza­to e, si spera, aperto alle differenze.

In base al citerio- Penguin, Louis- Ferdinand Céline non potrebbe pubblicare i suoi libri in quanto antisemita (e in effet- ti 4 mesi fa Gallimard ha censuratog­li Scritti polemici, ritenendol­i“un’ incitazion­e all’odio razziale”). Chi non sente una fitta al petto al pensiero che Einaudi avrebbe potuto rinunciare a pubblicare La cognizione deld olore diGadda,n el 1963, perf avori real suo posto il romanzetto di una cameriera rivelatasi in-quanto-donn a-c on-scarsa-mobilità-sociale, non amala letteratur­a in sé, come regno dell’inattualit­à, ma come mezzo per aggiustare i guasti della società, in cui le persone sono davvero discrimina­te sulla base del genere, dell’etnia e del censo.

Leggiamo Thomas Mann non perché era omosessual­e, ma perché è Thomas Mann. L’astrofisic­o Stephen Hawking, scomparso a marzo, è stato sepolto a Westminste­r tra Darwin e Newton non perché la cattedrale avesse giusto in serbo una tomba in quota disabili da assegnare al primo laureato con la Sla, ma perché Hawking è un gigante del pensiero e la comunità scientific­a ne ha riconosciu­to il genio.

C’è un rischio a lungo termine, in questa ridicola corsa al lavacro collettivo della coscienza: che si allevi una generazion­e di analfabeti e si costringa gli scrittori di domani a formarsi su opere addomestic­ate, scritte da autori consegnati al successo solo perché “diversi” (esiste cosa più razzista?). Per “rispecchia­re la società” non serve scomodare la letteratur­a: basta aprire Facebook. Questo è quel che fanno le cattive guide, che indirizzan­o la vittima su una strada indicandog­liela come l’unica giusta e poi l’abbandonan­o in mezzo alle tenebre.

Provocazio­ni Shriver: “L’opera di un gay trans che ha lasciato la scuola va bene, anche se è immondizia”

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Ansa La scrittrice Lionel Shriver e Louis-Ferdinand Celine
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