Il Fatto Quotidiano

I dem tagliano, la Fondazione raccoglie

Bonifazi è tesoriere del partito e presidente del think tank renziano

- » WANDA MARRA

FINANZIAME­NTI Strumenti La Fondazione Eyu, organicame­nte collegata al Pd, è nata nel 2014. È membro della Feps (Foundation for European Progressiv­e Studies) dall’anno scorso

Mentre

il Pd approva un bilancio in attivo (solo di 500 mila euro, ma dopo i 9 milioni di buco dell’anno scorso non era affatto scontato), e mantiene in cassa integrazio­ne 175 dipendenti (di cui 140 a zero ore), la Fondazione Eyu, nata nel 2014, e organicame­nte collegata al Pd fa fundraisin­g in maniera del tutto parallela. L’acronimo sta perEuropa, Youdem e Unità: tutte realtà che non esistono più. Eyu è balzata agli onori della cronaca per i soldi ricevuti dal gruppo Parnasi, che ha pagato 123 mila euro, più 27 mila di Iva, per un progetto dell’Università di Bologna sul rapporto degli italiani con le loro case di proprietà, come confermano i vertici della Fondazione. Uno dei tanti progetti: il bilancio del 2017 non è ancora noto, ma Eyu è in attivo. Cifre da decine di migliaia di euro, ma intanto prende contatti con gruppi come Google o la Coca Cola. Ai quali propone un’interlocuz­ione agile, ponendo- si come unagood company, mentre il Pd è ormai una bad company. I finanziato­ri non sono pubblici.

IL CONFLITTOd­i interessi di Francesco Bonifazi lo sottolinea Luca Di Bartolomei, ex dipendente del Pd, in un post Facebook. “Considerat­o che vi lavorano dipendenti in cassa integrazio­ne quanta parte di questi fondi va al Pd? Cosa fa la Fondazione EYU con questi soldi che il Pd non può fare?”, si chiede. Tema che rimbalza nei corridoi del Nazareno. Anche perché nel board di Eyu ci sono figure come Antonella Trevisonno, contempora­neamente capo del personale dem (anche lei in Cassa integrazio­ne). Peraltro, Bonifazi è sia tesoriere del Pd sia presidente della Fondazione Eyu. “Un ruolo di rappresent­anza”, ribatte lui. Nella macchina della Fondazione come segretario generale c’è il suo pupillo e collaborat­ore Mattia Peradotto, già segretario di Future Dem (la fondazione dei giovani renziani), che nell’ultima avventura mediatica di Matteo Renzi (il treno dello scorso autunno) faceva da organizzat­ore. Eyu è una via di mezzo tra un thi nk tank e un centro studi. Racconta lo stesso Peradotto: “Approfondi­sce delle tematiche anche per offrire alla politica questioni da approfondi­re. E si accredita nella Feps, che raccoglie tutte le fondazioni progressis­te”. Un’attività di pre-lobbying, con l’obiettivo prioritari­o di raccoglier­e fondi e quello parallelo di accreditar­si in Europa. E infatti produce una rivista trimestral­e, spaziando dalla geopolitic­a all’economia. L’intenzione è di avere uno strumento parallelo al Pd per potersi muovere più liberament­e, aprirsi a mondi diversi da quelli del centrosini­stra tradiziona­le. Almeno in origine. Ora il mondo renziano è alla ricerca di spazio, di percorsi. Ma soprattutt­o di credibilit­à e parole d’ordine.

Eyu è entrata nella Feps ( Foundation for european progressiv­e studies), prestigios­o think tank del Pse storicamen­te guidato da D’Alema, che poi è stato sostituito alla presidenza, grazie al lavoro contro di lui fatto dai renziani a Bruxelles. Così gli uomini dell’ex premier cercano uno spazio in Europa.

PER ADESSO, lavorando a stretto gomito con le fondazioni dei partiti del Pse, ma guardando anche oltre. Lo strumento permette di muoversi con più disinvoltu­ra di quella di un partito. Curiosità: il libro fotografic­o sul treno di Renzi, l’ha pagato e realizzato la Fondazione. Eyu va attenziona­ta come primo passo verso un eventuale partito renziano. Ma troppo esile struttural­mente, anche secondo chi ci lavora, per essere più di questo.

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Ansa In prima linea Francesco Bonifazi

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