Merkel, l’alleato bavarese minaccia la crisi sui rimpatri
Tobias Hans, governatore del Saarland, ha parlato di calvario, di possibile strappo. Anche il collega di partito Ingo Senftleben, numero uno della Cdu del Brandeburgo, ha lanciato l’allarme: “Senza un accordo scatta automaticamente l’in te rro ga ti vo sul futuro comune dell’Unione”.“E susciterebbe un terremoto politico”. La GroKo, la grande coalizione che ha faticosamente assunto il governo 6 mesi dopo il voto, è a rischio implosione. Non per colpa dei socialdemocratici, bensì per le lacerazioni tra la Cdu di Angela Merkel e la Csu, il partito “gemello” bavarese. In ballo c’è l’accelerazione che Horst Seehofer, l’ex governatore della Baviera e attuale ministro degli Interni, vuole imporre sui rimpatri. Dopo aver silurato Jutta Cordt, la presidente dell’agenzia federale che si occupa dei migranti (Bamf), il cui ufficio di Brema aveva avallato almeno 1.200 richieste d’asilo a persone che non ne avevano diritto, Seehofer insiste sulla linea dura. E insiste sui cosiddetti Anker Center, poche e grandi strutture destinate a ospitare i profughi in attesa dell’espletamento delle procedure burocratiche con l’obiettivo di accelerare i rimpatri. La Merkel ha chiesto 14 giorni per trasferire il dibattito a livello europeo, ma la Csu ha fretta: ultimatum che la cancelliera non può tollerare. La Cdu contesta al partito bavarese di pensare solo alle regionali d’autunno, alle quali la Csu punta ha riconquistare la maggioranza assoluta. In Baviera – il Land più ricco, ma anche più “conservatore” – a settembre Alternative für Deutschland ottenne il miglior risultato nella parte occidentale del Paese. Ma visti gli umori, al governo e tra gli elettori, la maggioranza di governo avrebbe anche potuto fare a meno di approvare l’a umento dei finanziamenti pubblici ai partiti (25 milioni l’anno in più), arrivato in concomitanza con l’avvio dei Mondiali. Un classico della politica, anche in Germania.