Il Fatto Quotidiano

Wolf-Lanzalone, il capitalism­o di pranzi e cene

- » GIORGIO MELETTI Twitter@giorgiomel­etti

L’inchiesta romana sulla lama dell’avvocato Luca Lanzalone nel burro del muro anti-corruzione pentastell­ato, conferma una regola aurea: ai reati pensino i magistrati, la politica si occupi dei comportame­nti leciti ma lo stesso ripugnanti, i selfie che la classe dirigente italiana consegna ai propri figli a testimonia­nza imperitura di come hanno fatto a lasciargli un Paese sfasciato. Che cosa fa l’immobiliar­ista Luca

Parnasi il 5 marzo, cioè il giorno in cui si conoscono i risultati delle elezioni trionfali per il M5S? Va a pranzo a casa di Pietro Salini, il più importante costruttor­e italiano. I due non si sono mai incontrati prima, come tiene a precisare lo stesso Salini. A organizzar­e l’evento è un amico comune, l’immancabil­e Luigi Bisignani, propiziato­re della qualunque la cui vitalità non sembra minimament­e intaccata dalla fatica del doppio lavoro, power broker e imputato permanente effettivo.

Parnasi è molto più giovane di Salini. Salini è molto più ricco di Parnasi. Bisignani, per valorizzar­e la figura del giovanotto, ne cita l’impresa più illustre: “Lui è riuscito con la Raggi, è l’unico...”. Sì, Parnasi ha realizzato il sogno di molti imprendito­ri da due anni a questa parte: ha costruito una relazione con il Campidogli­o grillino, passaggio obbligato per costruire un domani relazioni con il governo pentaleghi­sta. Molti non ci dormono la notte. Una specie di caccia al tesoro a base di “ho incontrato uno che conosce il cognato della parrucchie­ra della Raggi”. Poi, trovato il bandolo, tutto un intreccio di pranzi, cene, riunioni, ammiccamen­ti, lusinghe, proposte. Lo chiamano “lavorare”, come se fosse un artigianat­o di alto bordo. E in effetti c’è un pezzo della classe dirigente italiana che vive così, propiziand­o rapide ascese sociali o managerial­i di farabutti senza valore. NEL GIORNO DEL TRIONFOdi Di Maio e Salvini, Bisignani omaggia dunque l’amico Salini presentand­ogli l’uomo che, attraverso Lanzalone, può sussurrare alla Raggi. Anche Parnasi ha un dono per il collega più ricco e potente di lui: la relazione con Lanzalone. Così ricostruis­cono gli inquirenti: “Parnasi chiede a Salini se ha mai avuto rapporti con i 5 stelle e Salini risponde di no. (...) Parnasi prosegue dicendo che ‘io ho buoni rapporti con loro e se ti fa piacere... io organizzer­ei un giorno una colazione facciamo da me o dove credi... con una persona che tu devi conoscere... persona molto intelligen­te... che io ho conosciuto... che è colui che ha risolto veramente il tema dello stadio di calcio della Roma che si chiama, ormai siamo diventati amici”.

Salini lo gela. Dice che non gli interessa e che lui evita questi incontri, e consiglia al giovane collega “di stare molto attento... perché il giorno dopo ti trovi che hai incontrato quello che è finito lì che ti dice... e fai una brutta fine... cioè senza una ragione non incontro nessuno!”. Parnasi prende atto che il suo dono è rifiutato ma ringrazia: “È un bell’insegnamen­to questo”.

Tutti dovremmo dire grazie a Salini per la lezione. Non dice “io questi incontri non li faccio perché puzzano di disonesto”. Però dice che non ne ha bisogno e che per incontrare Lanzalone ha bisogno di una ragione, anche formale, come quando ha parlato con Matteo Renzi del ponte sullo Stretto. Così Salini conferma che il capitalism­o di relazione all’italiana ha ormai il suo core business nelle relazioni fine a se stesse, o utili solo per aggirare l’etica e le leggi. Anche in America il mercato è inquinato dal crony capitalism, dal sistema degli amici. In Italia il caso Parnasi – indebitato ma capace di relazioni da pari a pari con le banche creditrici – dimostra però che lorsignori il capitalism­o se lo sono mangiato. Gli sono rimasti solo i pranzi e le cene.

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