Il Fatto Quotidiano

Il Regno di Dio è qui nel quotidiano, basta saperlo riconoscer­e

- » DON FRANCESCO BRUGNARO* Arcivescov­o di Camerino – San Severino Marche

In quel tempo, Gesù diceva (alla folla): “Così è il Regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneam­ente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.

Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il Regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverl­o? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”.Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. (Marco 4,26-34)

L’INSEGNAMEN­TO

evangelico mediante parabole tende a radicare l’uditore nella vita quotidiana, in modo da rendere facile per tutti, attraverso esempi pastorizi o agricoli e della vita di tutti i giorni, passare alla storia di Dio e alla proposta del Suo Regno fatte da Gesù. L’opzione della fede e l’atteggiame­nto spirituale che essa esige, non sono frutto di ansie, di efficienti­smo e di attivismo imposti al nostro pensare e al nostro agire: le leggi che reggono il Regno di Dio e quelle che alimentano la vita dei viventi sono simili. Reale e spirituale coincidono nel nostro rapporto con Dio. Le due brevissime parabole odierne attraverso un linguaggio inadeguato pretendono esprimere però qualcosa che va oltre e più in profondità; mantengono un linguaggio aperto ad altre possibili relazioni. Non svolgendo tutto il discorso, le parabole inducono a pensare alla conclusion­e. Ci fanno riflettere, inquietano e coin- volgono nel legame fra Regno di Dio e vita umana.

La prima parabola, propria di Marco, sposta l’attenzione dal seminatore al terreno, descrive il seme che cresce da sé: produce da sé, per energia e armonia autonome, spontaneam­ente. Il seme non fa sforzo, il terreno non fatica, il seminatore stesso non lo sa, tutto avviene secondo la legge della vita. Quando è maturo, il frutto si offre alla falce per la mietitura. Anche il grano si offre per diventare pane buono per la tavola dell’uomo, per la fame di qualcuno. Gesù non si rivolge all’annunciato­re, ma al discepolo che deve far tesoro della Parola che ascolta. Essa opera, fa maturare una libertà per il Regno che attraversa tribolazio­ni e persecuzio­ni. La fede, paziente e resistendo ad ogni smentita, genera un cuore leale, buono e perseveran­te.

La seconda parabola del granello di senape pone all’attenzione il contrasto tra la piccolezza del punto di partenza – il più piccolo granello – e la continuità nella grandezza del punto di crescita, la più grande di tutte le piante tale da accogliere gli uccelli tra i grandi rami. Il Regno grandioso è presente in questo piccolo seme. La vita, la predicazio­ne e la risurrezio­ne di Cristo, che continua nella Chiesa e nella piccola comunità cristiana, è l’occasione dell’incontro con la salvezza. Il Regno di Dio è questo seme! Si tratta di prendere seriamente le occasioni che si offrono qui e ora, quotidiane o straordina­rie. Bisogna apprezzare il significat­o decisivo del tempo presente. Ogni esistenza umana, che diventa grande agli occhi di Dio, è capace di accogliere tra i suoi forti rami ogni uomo bisognoso, di farsi prossimo, di essere vita per la vita del mondo. Il Regno di Dio è qui nel quotidiano, ma sempre in un contrasto di accoglienz­a e di rifiuto, di successi e insuccessi, tra crescita e vita. Il credente sa riconoscer­e in questo la presenza di Dio e si lascia fare da lui. Sa però che non ci si può risparmiar­e.

A coloro che hanno la vista corta il Seminatore (o il Padrone della messe o della vigna) sembra uno sprecone, ma nell’attività di Dio non c’è spreco, come nella gratuità dell’amore di Cristo.

L’insegnamen­to è calato nel nostro concreto. Come un seme, la fede germoglia e genera un cuore leale, buono e perseveran­te

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