Il Mondiale degli ucraini dimenticati in galera
Il regista e altri 70 attivisti in prigione per terrorismo, inutili gli appelli a Mosca
Per
molti detenuti nelle carceri russe i Mondiali di calcio sono una valvola di sfogo, una parentesi per distrarsi dalla dura realtà. Nelle galere russe sono rinchiusi però anche 70 cittadini ucraini arrestati negli ultimi 4 anni, da quando Mosca ha annesso unilateralmente la Crimea.
Per loro questi Mondiali rappresentano molti di più: la speranza di sensibilizzare i leader del mondo per ottenere giustizia. Lo ha spiegato attraverso alcune lettere il regista originario della Crimea, Oleg Sentsov, in sciopero della fame dal 14 maggio.
CONDANNATO a 20 anni di carcere duro in Yakuzia per attività eversiva e terrorismo, il giovane regista giudicato da un tribunale militare russo – dopo essere stato trasferito da Simferopoli a Mosca – si è detto “disposto ad andare fino in fondo...”. Tradotto, è intenzionato anche a lasciarsi morire di inedia pur di far conoscere all'opinione pubblica mondiale ciò che lui e gli altri ucraini stanno patendo dietro le sbarre. Senstov e la maggior parte degli altri detenuti ucraini sono stati attivisti di Euromaidan, la cosiddetta rivoluzione della dignità avvenuta a Kiev nel 2013 in cui moriro- no più di cento manifestanti fino alla fuga del presidente deposto Yanukovich, insediato di fatto per volontà di Putin. La reazione russa portò all'invasione della Crimea, la sua annessione, e alla divisione del Donbass (la zona orientale dell’Ucraina al confine con la Russia, ndr) dove ancora vi sono scontri quotidiani, seppur a bassa intensità, tra separatisti filo Mosca e l'esercito ucraino.
UN CONFLITTOche gli accordi di Minsk 2 non sono riusciti a bloccare. In questi è previsto anche lo scambio dei prigionieri, ma finora è stato quasi del tutto disatteso.
Il mese scorso il famoso cineasta tedesco Wim Wenders, in qualità di presidente dell'European Film Academy, espresse profonda preoccupazione per la sorte del regista ucraino. Tre giorni fa, poche ora prima dell'inizio dei mondiali anche il Parlamento europeo ha sottoposto al presidente, al capo della Commissione e alla Corte europea una mozione per redigere una risoluzione allo scopo di fare pressione sulle autorità russe affinché gli attivisti ucraini, la maggior parte tatari di Crimea, vengano rilasciati.
Si chiede alla Ue “di condannare le violazioni dei diritti umani in Russia e il tentativo di nasconderli dietro la vetrina della Coppa del mondo”. Nonostante il testimone chiave del processo contro Senstov avesse ritrattato la propria testimonianza in quanto estorta con la forza e nonostante le torture inflitte al regista, così come agli altri detenuti – si legge nel testo – il processo è andato avanti e nel 2015 la Corte Suprema russa ha confermato la sentenza. Anche secondo Amnesty International si è trattato di “un processo ingiusto in un tribunale militare” e l'organizzazione umanitaria non governativa sta raccogliendo le firme per chiedere alle autorità russe la sua scarcerazione. Ma Sentsov non ha mai chiesto la propria liberazione, bensì quella dei connazionali, sostenendo che lo sciopero della fame ha lo scopo di attrarre l'attenzione del mondo sui falsi processi ai loro danni. Nel ringraziare i registi e gli attori russi che hanno partecipato alla lettura pubblica dei racconti scritti in carcere, Sentsov, rivolgendosi al famoso collega Zvjaginzev ( Lev iathan ) ha tenuto a precisare: “Invano mi ha descritto come una vittima che aveva bisogno della misericordia del vincitore. Non sono un perdente e non imploro la pietà, bensì la giustizia. Ero ben consapevole di quello che stava succedendo, so perché mi trovo qui, e non mi pento di nulla...”. Prima di Sentsov, il 19 marzo, Volodymyr Balukh è entrato in sciopero della fame. Per Sentsov hanno firmato l’a ppello anche altri registi pluripremiati tra i quali Ken Loach, noto per la propria fede comunista e, per questo, molto critico nei confronti dell'imperialismo russo riportato in auge da Putin.
Raccolta di firme Per Amnesty è “un processo ingiusto”. L’artista: “Non imploro pietà, non mi pento di nulla”