La saga islandese e Messi schiacciato dall’icona Ronaldo
LA SORPRESA Bomber a salve Il 10 argentino si fa parare il rigore dal videomaker “vichingo” e perde la sfida a distanza con il portoghese
Gli uomini del ghiaccio vengono da un mondo incantato, dove il portiere che da ragazzo faceva il regista para un rigore a Leo Messi, il ct è un ex dentista (ma non disdegna di esercitare tuttora), e la Nazionale del Paese meno popoloso a essersi mai qualificata a un Mondiale può pareggiare contro l’Argentina vice-campione in carica. La favola dell’Islanda continua: due anni fa avevano stupito l’Europa, adesso tocca al mondo scoprire i vichinghi del pallone: 1-1 contro l’Argentina al debutto mondiale, nella gara che registra l’ennesima stecca internazionale di Messi.
Schiacciato dalla pressione di dover a tutti i costi emulare il mito di Maradona e rispondere alle prodezze di Cristiano Ronaldo, l’argentino ha straperso la sfida a distanza con il suo alter ego: dopo la tripletta del portoghese contro la Spagna, lui ha fallito il rigore decisivo con la piccola Islanda. Non solo ieri: ne ha sbagliati 5 degli ultimi 10, quasi tutti quando contavano qualcosa, al contrario del suo rivale che si esalta nei momenti più importanti. Ora la sua Albiceleste è già con le spalle al muro in un girone di ferro che comprende anche Croazia e Nigeria: per lui è l’ultima occasione per rompere la maledizione nazionale, altrimenti non potrà essere considerato all’altezza di Maradona. E forse neanche più di Ronaldo.
L’EROE di ieri, invece, si chiama Hannes Haldorsson, 34 anni, portiere dell’Islanda e migliore in campo, non solo per il penalty respinto a Messi sull’1-1. “È un sogno”, ha detto alla fine. Come dargli torto: una decina d’anni fa giocava in terza divisione ed era sul punto di mollare, prima dell’esplosione del fenomeno islandese era più noto per i suoi video su Youtube che per le sue parate. Ma la storia è simile a quella di tanti suoi compagni di squadra, che ieri a Mosca non sono stati da meno. Chiamarli vichinghi sarà pure un luogo comune, ma non è mai stato così appropriato: hanno lottato su ogni pallone dal primo all’ultimo secondo, corso il doppio degli avversari, picchiato il triplo. Pure troppo, visto che in un eccesso di foga agonistica hanno concesso agli avversari un rigore, e un altro abbastanza evidente non è s t a t o f ischiato dall’arbitro Ma rc ini ak . Avrebbe potuto cor- reggerlo il Var, nel giorno in cui la moviola in campo ha debuttato al Mondiale con il primo, storico rigore assegnato davanti allo schermo a favore della Francia. Ma nemmeno la tecnologia se l’è sentita di rovinare il miracolo islandese.
Difficile definire altrimenti i risultati della Nazionale di un Paese in cui il campionato dura solo 5 mesi, perché nel resto dell’anno fa troppo freddo per giocare a pallone, terra inospitale per il calcio e in fondo per la vita, come dimostra la popolazione di appena 300 mila abitanti. Eppure i successi sono frutto di una programmazione seria, fatta di investimenti su impianti e competenze, che si è unita alla cultura sportiva di questo popolo. La Knattspyrnusamband (la federcalcio locale) ha speso i suoi soldi per costruire campi indoor, dove si può giocare anche al coperto, e mini-campi in ogni scuola: oggi sull’isola c’è un impianto ogni 50 mila abitanti, la media più alta d’Europa. E la generazione d’oro di Haldorsson, ma anche e soprat- tutto Sigurdsson e Finnbogason (autore del primo gol mondiale), ormai affermati a livello internazionale in Premier League e Bundesliga, non è nata per caso. Avevano già sfiorato la qualificazione ai Mondiali 2014, perdendo solo contro la Croazia allo spareggio, nel 2016 sono arrivati ai quarti agli Europei eliminando l’Inghilterra e ora in Russia se la giocano contro tutti. Non parliamo più di favola: loro non hanno mai fatto tanto sul serio.
Non è solo una favola Nell’isola del Nord c’è un impianto sportivo ogni 50 mila abitanti: la media più alta d’Europa