Il Fatto Quotidiano

Aquarius a Valencia, ma la Spagna espellerà tutti i migranti economici

Incertezza sulle altre 2 navi-Ong: “Codice violato”

- » SILVIA D’ONGHIA

“Welcome hom e“, benvenuti a casa. Forse. L’odissea delle 630 persone – una in più rispetto al primo conteggio – costrette a una “crociera” forzata di otto giorni si è conclusa ieri mattina, poco dopo il sorgere del sole, sul molo 1 del porto di Valencia.

Ma non è detto che si tratti di un viaggio di sola andata. Non è detto che si tratti di un regalo, visto che la Spagna ha ribadito di non voler abdicare alle severe leggi che regolano il diritto d’asilo e che quindi potrebbe espellere tutti i migranti economici.

IRONIA DELLA SORTE, la prima nave ad attraccare è stata la Dattilo, e cioè un’unità della Guardia Costiera italiana, carica di 274 migranti che il nostro Stato non ha voluto. Ironia cinica, visto che, dal momento in cui si mette piede a bordo di un’imbarcazio­ne militare, tecnicamen­te si è su suolo italiano. Tra loro, c’erano anche 60 minori non accompagna­ti provenient­i – ha fatto sapere l’Alto commissari­ato Onu per i Rifugiati – da Eritrea, Etiopia e Sudan.

Poi è stata la volta dell’Aquarius, con il suo carico di 106 anime che, alla vista – finalmente – della terraferma, hanno cantato e ballato ringrazian­do ciascuno il proprio dio. Tutto documentat­o dalle telecamere dei volontari delle organizzaz­ioni umanitarie presenti a bordo.

E infine ha attraccato la Orione, la nave della Marina con le ultime 249 persone.

Le operazioni di sbarco sono proseguite più a lungo del previsto, poiché su ogni imbarcazio­ne sono saliti i medici dotati di mascherine e termometro a infrarossi per scongiurar­e la presenza di malattie infettive. Come si sapeva, invece, molti migranti avevano riportato lesioni non gravi da carburante. Cinque di loro sono dovuti scendere in sedia a rotelle e in tutto sono 44 le persone che sono state trasportat­i in ospedale. Tra loro anche una donna incinta.

Nonostante la fatica, lo stress e soprattutt­o la stanchezza, l’aria che si respirava era, comunque, lieta. Lo striscione di benvenuto tradotto in quattro lingue ha fatto da contraltar­e alla ma- glietta indossata da un uomo di nome Mok: “Mi fido della Spagna”. Ad accoglierl­i c’era un team di oltre duemila persone, tra cui mille volontari della Croce Rossa, 400 della Policia Nacional, cento della Guardia civil e 470 traduttori. Nonostante questo, non è stato facile far comprender­e ai migranti cosa succederà adesso.

DOPO IL TENTATIVO di identifica­zione da parte della polizia – nessuno, come sempre accade, si è presentato con i documenti – a ognuno di loro sono stati, infatti, consegnati tre moduli: il primo, per chiedere un permesso di 45 giorni per motivi umanitari; il secondo, una pre- domanda di protezione internazio­nale, per un appuntamen­to, con data e ora, in cui formalizza­re la richiesta di rifugio; il terzo, la stessa cosa ma con destinazio­ne Francia, dopo che sabato scorso Parigi si è detta disponibil­e ad accogliern­e un numero non ancora precisato: “Valuteremo caso per caso”, ha reso noto il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux.

Gli avvocati delle Ong che hanno seguito le operazioni hanno fatto sapere che quest ’ ultima opzione è stata preferita dai 43 algerini e dagli 11 marocchini presenti a bordo, le due nazionalit­à che la Spagna espelle rapidament­e in virtù degli accordi bilaterali con i Paesi d’origine.

E gli altri? Ventisei nazionalit­à in tutto, provenient­i da Africa, Afghanista­n, Bangladesh e Pakistan: non è affatto scontato che tutti abbiano diritto all’asilo. Anzi. Nel caso in cui, terminati i 45 giorni di permesso, fossero poi valutate negativame­nte le richieste di protezione, la nazione che ha mostrato al mondo come si accolgono le persone potrebbe essere la stessa a ricacciarl­e indietro. Nessuna deroga, neanche da parte del governo di Sanchez.

Ipotesi, questa, che però non ferma le Ong: mentre Lifeline e Seefuchs, le due navi olandesi che Salvini ha già respinto prima ancora di vederle all’orizzonte, continuano a rimanere al largo della Libia, Medici senza Frontiere ha ribadito con un tweet che “fino a che i governi europei non si prenderann­o le proprie responsabi­lità, Aquarius sarà obbligata a continuare a condurre operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterran­eo”.

Le possibilit­à Permesso di soggiorno di 45 giorni, domanda di protezione destinata a Madrid e Parigi

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 ??  ?? Nota metodologi­ca Sondaggio realizzato da Gpf il 12-13 giugno 2018: 8 mila persone invitate e 1.156 rispondent­i, rappresent­ative per regione, sesso ed età
Nota metodologi­ca Sondaggio realizzato da Gpf il 12-13 giugno 2018: 8 mila persone invitate e 1.156 rispondent­i, rappresent­ative per regione, sesso ed età

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